* Alcune considerazioni sul film L’arpa birmana, di Kon Ichikawa (Yamada Uji), 1956.

3459

È un film pervaso da una grande religiosità, a partire dall’atteggiamento del regista che tenta, in parte con successo, di rappresentare con equilibrio un episodio dell’epilogo dell’aggressione giapponese in Birmania. Tuttavia i temi religiosi sono due, intrecciati, per cui è bene distinguerli per non confonderli. Il più evidente discende dal luogo geografico nel quale si svolge la vicenda, riassunto nelle poche parole del monaco buddista che cura il soldato ferito: «Tutto è vano […] la Birmania era ed è rimasta la Birmania. Un Paese dove sempre rimane Dio». Questo nel doppiaggio in italiano. Però i sottotitoli in giapponese (il monaco sta parlando birmano…) della frase finale di quella scena sono:
«Scritta arpa birmana» cioè «La Birmania è patria del Buddha». Il significato di questa frase è rappresentato dall’atteggiamento di tutta la popolazione birmana, compassionevole, amichevole, pacifica, intenta. Esemplificata dalla anziana signora che scambia doni con i soldati. Il buddismo è lo sfondo del film.

In quel mare si tuffa il soldato convertito. Ma qui inizia l’intreccio con l’altro tema: lo “spirito” giapponese. L’intero film, visto da questo lato, è un affresco della parte più pura dell’identità spirituale giapponese. Qualche cosa di così profondo e potente da costituire una pre condizione anche nel momento in cui i giapponesi si rivolgono ad una religione o un’altra. Ed infatti questa appartenenza non cessa anche quando il suonatore d’arpa si spoglia di tutto e per gradi diviene monaco errante. Infine il suo voto di dedizione è sì un atteggiamento di servizio e di completa donazione alla compassione, ma questo atto di devozione viene prima stimolato da e poi indirizzato verso i morti giapponesi. Non tutti i morti, non tutte le vittime della guerra -che, non dimentichiamolo, i giapponesi hanno portato in quelle terre pacifiche- ma coloro che condividono con lui anche da morti la “patria spirituale”. Questa chiave di lettura unifica il comportamento del soldato/monaco, quello del suo comandante e dei suoi compagni che lo cercano per farlo rientrare nel gruppo di appartenenza, quello del comandante del distaccamento che preferisce morire con tutti i suoi soldati piuttosto che arrendersi: anche questi, secondo una diversa angolatura, in modo sconosciuto da tutti e sacrificando la vita, operano come gli altri per lo spirito di Yamato, lo spirito del Giappone.

mym

2 Responses to “L’arpa birmana”

  1. Paolo Sacchi Says:

    Nel commento all’”Arpa Birmana” mi pare sia necessaria una chiarificazione.
    Dapprima mym scrive:

    Tuttavia i temi religiosi sono due, intrecciati, per cui è bene distinguerli per non confonderli.

    e via col primo tema che è quello della religiosità Birmana. OK
    Poi, il secondo tema è introdotto dalla frase:

    Ma qui inizia l’intreccio con l’altro tema: lo “spirito” giapponese.

    che, come si evince proseguendo nella lettura, è qualcosa di profondamente settario, nazionalistico. Ed il ragionamento è sviluppato senza capovolgimenti dialettici.
    Ora, secondo me, dovrebbe essere spiegato meglio cosa ci sia di ‘religioso’ in una visione profondamente settaria e nazionalistica della vita e della morte (perché di ciò si parla nel film); o almeno quale uso viene fatto in questo contesto del termine ‘religioso’.
    Il tema è probabilmente interessante, ma detto così non posso che trovarmi in disaccordo.

    ps
  2. M.Y.Marassi Says:

    Il tema proposto da Paolo è interessante e complesso. Prima o poi occorrerà occuparsene in modo sistematico perché le implicazioni particolari (influenza diretta sul buddismo giapponese e perciò anche sullo Zen) e generali (concetto di religione) sono tutte in gioco ed hanno una valenza che non deve essere ignorata…

    Continua in una pagina apposita

    mym

Se volete, lasciate un commento.

You must be logged in to post a comment.

Archivi