I più attenti si saranno accorti che ci sono alcuni cambiamenti su questo sito web. Per es. c’è una pagina nuova, dal titolo Nuovo futuro, nella quale sono e saranno raccolti gli scritti di coloro che -entrati nella struttura della Stella nei decenni passati- sono quasi pronti a prendere il posto degli anziani che hanno fondato la Stella. È una sorta di upgrade, un passo nel futuro: non più (solo) settanta ottantenni come Paolo, Carlo, Jisō e me, ma anche trenta quarantenni come Federico, già noto in questo blog come Fago, da alcuni anni autore dei fumetti di BuddaZot; Christian (pseudonimo: Ch) che curerà d’ora in poi la pubblicazione e la ristrutturazione del Blog; Eleonora, detta anche El, attenta curatrice degli indici delle pubblicazioni della Stella; Alessandro (vulgo: AdO) già curatore della pagina Videospigolature di questo blog; Maurizio (anche noto come M), caporedattore e curatore di tutte le nuove pubblicazioni della Stella e delle sue riedizioni.

Un processo iniziato da molto tempo che comincia ora a manifestarsi. Nel frattempo, grazie alle cure di Ch, il blog sta già cambiando: alcuni nomi di persone che hanno preso altre strade scompariranno dalla Redazione, molte pagine finiranno nell’archivio, altre saranno accorpate.

Se volete, se avete suggerimenti, potete scrivere un commento, o una mail. Grazie. mym

Alcuni giorni addietro, l’ex presidente degli Stati Uniti Barack Obama parlando con gli studenti di una Università di New York ha detto: “Sta a tutti noi risolvere la situazione. Non sarà perché qualcuno verrà a salvarci. È stato facile per la maggior parte delle nostre vite dire di essere progressisti o dire di essere a favore della giustizia sociale. Ora siamo in uno di quei momenti in cui, sai cosa, non basta dire di essere a favore di qualcosa, potresti effettivamente dover fare qualcosa.”

Un poco Obama mi è simpatico, ma non è a causa del suo autore che la frase mi ha colpito. Sta “succedendo qualche cosa”, molti fattori convergenti si sono uniti determinando in modo significativo le sorti del mondo forse per un lungo o un lunghissimo periodo. È sempre successo, si dirà, ma questa volta dietro alle quinte c’è una potenza che mai prima d’ora. Penso che ciascuno di noi sia in grado di fare qualche cosa, almeno per renderci conto e far render conto di che cosa accade. Ecco il perché di questo post. Un piccolo contributo: il Corriere della Sera on line sta pubblicando degli articoli che, imho, vanno nella direzione della chiarezza che auspico. Volendo, uno di questi articoli, con i link per leggere anche gli altri, lo trovate qui in pdf.

Erano i primi anni settanta e il dojo di Torino aveva già una fisionomia e, un poco, di fama. Mario veniva saltuariamente al dojo, da Biella, all’epoca città pochissimo servita dai mezzi pubblici, un ragazzone gentile, delicato e buono, in un’epoca in cui pareva che lo zen dovesse essere aggressivo … Divenuto discepolo di Viallet, nel 1978 partecipò al primo viaggio in Giappone con tre praticanti del dojo di Torino e di quello di Viganego, la nuova realtà appena nata sulle montagne di Genova.  Fu così tra i primi italiani ad incontrare Uchiyama Kosho roshi e a visitare il nuovo monastero di Antaiji, quello fondato da Watanabe roshi. L’esperienza ad Antaiji gli cambiò la vita. Tornato in Italia, in una valle del biellese, valle Cervo, ristrutturò due baite e scelse un luogo adatto, località Piaro, per costruirne una terza interamente in pietra, con le sue sole mani. Finito il lavoro preparò il terreno circostante e aiutato da Elena, sua moglie, iniziò una coltivazione biologica di mirtilli. Ha continuato a praticare e studiare lo zen fino ai suoi ultimi giorni. Il kyosaku del dojo di Torino, suo dono, è stato fabbricato da lui.
Mario era una persona forte e generosa e ci ha lasciati.

Sono più di 1000 anni che in Oriente ci si chiede “Qual è il significato della venuta di Bodhidharma dall’ovest?” a cui fa eco l’Occidente con: “Qual è il significato del viaggio di Bodhidharma in Cina?”. Sono state date le risposte più improbabili (“per farsi risuolare le scarpe” la più famosa*) ma nessuna di esse ha mai soddisfatto del tutto. Ora, finalmente, la Stella è in grado di svelare questo angoscioso interrogativo: Bz ha trovato il video realizzato da una telecamera, posta all’ingresso della grotta nella quale il Nostro viveva in India, dove sono registrati gli ultimi giorni prima della decisione di partire. Ve l’offriamo in anteprima mondiale.

Buon tutto da parte della Stella
Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è Bodhi-sulla-canna-1-512x1024.jpg

(*) Narra la leggenda che Bodhidharma un giorno scomparve dal Shàolín-sì (少林寺, Tempio del Piccolo Bosco) dove viveva con i suoi 5 discepoli e nessuno ne seppe più nulla … a parte una guardia di frontiera che sostenne di averlo visto dirigersi verso l’India dopo aver attraversato il Fiume Azzurro su una canna di bambù, con una scarpa sola, appesa a un bastone per non bagnarla, borbottando qualche cosa a proposito dei ciabattini cinesi. Proprio come attesta questa foto, in bianco e nero data l’epoca.

(Grazie a Fago per i disegni e i testi e a Px per la messa on line)

Buongiorno,
In questa pagina trovate la nuova pubblicazione, solo in giapponese per ora, di Higashikage Daichi roshi. Che potete scaricare qui

Dall’Introduzione: “Quando si parla di Zen, si pensa che sedendosi in zazen si realizzi l’illuminazione e che zazen sia assenza di pensiero e assenza di associazioni mentali. Penso che siano in molti a pensare in questo modo.

Tuttavia, lo Zen di Dogen Zenji non è così ma, piuttosto, che la pratica stessa è illuminazione […] Inoltre, finché siamo vivi, i pensieri vanno e vengono, entrano ed escono dalla nostra mente. Durante lo zazen i pensieri verranno naturalmente anche se non li costruirete appositamente, tuttavia non dovreste sforzarvi di eliminarli bensì lasciare che lo zazen faccia il lavoro per voi”.

Nelle ultime pagine del testo, dal titolo italiano Non vorreste provare a sedervi in zazen proprio come il Buddha?, trovate due foto dell’autore.

Inoltre, in questa pagina sono state aggiunte due nuove traduzioni in spagnolo: Vivir y morir, dos textos de Dōgen y un poema de Uchiyama e poi: Genjokoan: Convertirse en el ser. Grazie a Roberto Poveda e alla sua squadra, per fortuna usciti incolumi dall’alluvione di Valencia.

Buongiorno,
In questo post ho annunciato l’uscita di un libro a più voci sulla meditazione che offre la possibilità di spaziare tra vari punti di vista all’interno di tre religioni diverse: cristianesimo, induismo e buddismo.

Il libro è uscito da qualche tempo destando un discreto interesse e qualche critica. Ho scritto un commento per ciascuna parte di quel libro e ve li propongo qui di seguito.

 

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Fra pochi giorni uscirà, per le Edizioni Qiqajon di Bose, un libro dal titolo I sentieri della meditazione. È composto dai contributi di dieci praticanti e studiosi che tentano di rendere in modo approfondito il senso, la storia, la profondità e le modalità delle forme di meditazione caratteristiche del buddismo, dell’induismo e del cristianesimo. Il testo, unico nel suo genere, non è un elenco di possibilità tra cui scegliere, come in un menu.

È un’indicazione di qualità per chi voglia approfondire la realtà del proprio percorso, comprenderne le implicazioni storiche e liberarsi dalle eventuali aggiunte di chi è più incline alla parola che all’esperienza. Infine, ma non in ultimo, la conoscenza delle vie praticate in religiosità diverse dalla propria è il miglior viatico per un dialogo serio, non di sola cortesia. Tra qualche giorno (il libro uscirà il 10 maggio) lo potrete ordinare direttamente sul sito di Qiqajon, in libreria o nei negozi on line. Il prezzo è di 22€ per 245 pp.

(Cliccare sull’immagine per ingrandire)
Qui trovate il frontespizio e l’indice dell’opera

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