Nel 1996 a Roma, presso l’ameco, dove avevo cominciato a praticare meditazione vipassana, ho incontrato Corrado Pensa, Giuseppe Jiso Forzani, Padre Luciano Mazzocchi e lo Zazen.
La prima volta che mi sono seduto davanti al muro, sul cuscino ad occhi aperti e nella mente: dal fukazenghi di Eihei Doghen ”perciò smetti di cercare detti e investigare parole; impara a rientrare in te stesso e a guardare il tuo vero modo di essere. Cosi il tuo corpo e spirito con naturalezza è abbandonato e appare il tuo volto originario. Se ambisci ad acquisire questo, subito devi impegnarti in questo!”
Per me addestrato alla vipassana, che è molto guidata e analitica, è stata un’esperienza molto convincente.
E’ stato trovare un linguaggio affine alla mia sensibilità di persona, dubbiosa per natura e molto concreto e pratico nelle cose della vita.
Trovarmi davanti al limite del muro, ad occhi aperti, nudo senza appigli, era quello che mi mancava e che cercavo!
Da allora ho partecipato, fino al suo esaurirsi, all’attività della comunità della stella del mattino a Galgagnano, di cui Giuseppe e Luciano erano gli animatori. Ho continuato il mio percorso partecipando a ritiri condotti da monaci e laici delle varie tradizioni, interpretate e fortemente influenzate vicendevolmente dalle sensibilità orientali e occidentali. Ho frequentato ambienti zen di diverse tradizioni e più cercavo e più mi rendevo conto che per me, nel mio intimo, non accettavo scorciatoie. Continuo ad istruirmi, leggo, studio, partecipo a convegni e incontri dove vedo le difficoltà che incontrano persone anche esperte che cercano di spiegare idee complicate. Vedo quanta difficoltà c’è nel descrivere,spiegare e rendere comprensibili concetti che se non vengono intuiti e assimilati in via esperienziale, senza una pratica assidua e costante, sono molto difficili da penetrare e rimangono concetti vuoti .Questa mia personale convinzione non è puro attaccamento alla pratica formale dello zazen, che chiaramente se non è accompagnata da un costante impegno di studio ed a una puntuale applicazione nella vita quotidiana altro non è che un passatempo.
Proprio per questa mia convinzione condivisa con alcuni amici di percorso, Stefano Zezza, Cecilia mia moglie e Roberto Poveda, spagnolo e abitante a Valencia, è nata l’idea di organizzare uno spazio, laico, idoneo per permettere, a noi stessi e chi ne condivide l’interesse, per potersi impegnare nella pratica intensiva dello zazen.

S. P.

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