Della via religiosa
-Base indispensabile è la corretta pratica dello zazen continuata nel tempo. Corretta pratica è quella che si radica in una vita in costante tensione verso un’integrità morale responsabile e accogliente. Continuata nel tempo significa che non vi è un limite, un termine temporale alla pratica.
-Sia il modo dello zazen che il senso di questa tensione morale costituiscono l’identità religiosa della Comunità.
-Ai fini di permettere a chi lo desideri di imparare -o approfondire- quel modo e quello spirito così da assimilare tale identità, si indicano alcune linee guida

La cornice
Per quanto direzione e tracciato siano univoci, ciascuno compie il percorso per la prima volta, in modo originale e unico e non esiste uno standard del tipo di vita necessario.
Teoricamente sono possibili infinite gradazioni di coinvolgimento. Necessariamente, volendo offrire una possibilità di realizzare la propria identità religiosa secondo il buddismo zen, per quanto quell’identità sia unica per ciascuno proponiamo che comunque rientri in due linee guida principali.
– La realizzazione nel mondo, ovvero di colui o colei per i quali il fenomeno famigliare, sociale, culturale di cui è parte siano irrinunciabili elementi della propria vita
– La realizzazione non ostante il mondo. Ovvero di colui o colei che non consideri la vita di relazioni famigliari, amicali, sociali, lavorative al primo posto ma senta la spinta a porre in primo luogo la via religiosa.
Plasticamente queste due linee guida sono rappresentate nel dialogo tra Dhaniyo e il Beato nel Suttanipāta, vv. 18-34. Nei due scenari rappresentati, quello del bravo padre di famiglia e quello dell’asceta, sono riassunte simbolicamente le infinite varietà della vita umana sulla via religiosa. Al primo filone appartengono tutti coloro i quali preferiscono rinunciare alla libertà dal mondo, al secondo appartengono coloro i quali preferiscono rinunciare ad investire nella costruzione di una vita sociale quale meta della propria vita. Ambedue le tendenze sono prese in considerazione quando al loro interno si intreccia con il quotidiano la scelta religiosa secondo il buddismo zen.

Il protocollo dei rinuncianti
La Comunità Stella del Mattino, attraverso le sue figure di riferimento, permette agli appartenenti ad ambedue i mondi di collegarsi alla tradizione buddista zen con percorsi analoghi, armonici con le scelte individuali. Tali percorsi sono finalizzati a trasformare un impegno ideale in una realtà di vita quotidiana. L’obiettivo è il conseguimento di autonomia nella propria vita interiore grazie a una modalità di riferimento, attivando con tale modalità la propria vita in modo originale. L’intero percorso si avvale del confronto, del consiglio e dell’istruzione delle figure guida della Comunità. Questo tipo di rapporto, seppure abbia un’evoluzione, non si interrompe mai, anzi, costituendo una nuova e arricchente forma di relazione, nel suo spirito costituisce il nucleo al quale far aderire tutte le altre relazioni. Si impara ad essere “amici”, in senso religioso, per riproporre questo tipo di amicizia con tutti (cfr. Suttanipāta, vv. 35-49).

La norma
– Chi intenda rinunciare all’investire nei beni di questo mondo e si voglia quindi impegnare in una scelta coinvolgente tutti gli aspetti della sua vita, dopo aver trascorso un periodo di frequentazione della Comunità per conoscerla e farsi conoscere, in accordo con la figura di riferimento a lui vicina si separa dalla propria vita precedente al fine di realizzare pienamente, come essere umano libero del mondo, gli obiettivi premessi. Sebbene tale passo possa comportare separazioni traumatiche con la famiglia d’origine o con quella eventualmente formata, è indispensabile -anche tramite un adeguato periodo di preparazione- tentare di raggiungere un accordo sereno con tutte le persone coinvolte. La separazione dalla propria vita, a parte casi eccezionali, non deve escludere una futura possibilità di ritorno nel sociale, anche in collocazioni diverse o costruite in nuovi ambiti: la norma è che la Comunità sia un luogo di esperienza e studio che prepara ad un futuro al suo esterno, non costituisce un punto d’arrivo. Questa preparazione può comprendere come naturale completamento l’ordinazione formale secondo le norme attualmente considerate valide per i cosiddetti shukke della tradizione giapponese. La Comunità indica una sede adatta, che per un periodo può essere esterna alla Comunità medesima, un luogo nel quale la persona possa dedicarsi solo al mettere in pratica ciò che ha compreso degli insegnamenti buddisti, con il minimo possibile di distrazioni e interruzioni. Il fine è che la persona sia in grado di vivere una vita interiore piena e autonoma divenendo forma dell’identità religiosa della Comunità stessa.

– Chi intenda valorizzare se stesso, la propria vita all’interno del gioco delle relazioni e nei ruoli del mondo contemporaneamente mantenendosi aderente alla pratica dello zazen e della retta via, dopo aver trascorso un periodo di frequentazione della Comunità per conoscerla e farsi conoscere, in accordo con la figura di riferimento partecipa ai momenti topici della vita della Comunità (quali i ritiri e gli incontri mensili) al fine di realizzare pienamente, come essere umano libero nel mondo, gli obiettivi premessi. Siccome tali impegni comportano dispendio di tempo ed energie che saranno sottratte alla vita di relazione, è indispensabile attuare il programma con l’accordo -o quantomeno il consenso- sereno dei famigliari o delle persone con le quali si intende continuare ad avere una relazione significativa. Il nuovo tipo di contatto instaurato con la Comunità non si esaurisce in un periodo a termine, piuttosto la continuità di frequentazione -che è anche supporto alla vita della Comunità- diviene il passo normale con cui la persona procede. Questo tipo di rapporto è per se stesso il cammino della persona e può essere accompagnato da un tipo di ordinazione simile a quella che nella tradizione giapponese è detta zaike.

La Comunità
L’insieme delle figure di riferimento, dei membri impegnati nella pratica che prevede una separazione dal mondo, delle persone che frequentano regolarmente collaborando con la loro presenza alla vita dei vari luoghi, formano la Comunità e collaborano assieme a mantenere il tutto funzionante affinché possa continuare ad essere punto di riferimento religioso. Ovvero un laboratorio nel quale giorno per giorno si inventi una vita collettiva e personale conseguente agli insegnamenti del Buddha.

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