Che dire?
Ho letto il testo e tutti gli interventi che trovo molto pertinenti.
In particolare, Cristina rileva che la normalità delle cose non può essere altro che se stessa, vale a dire la realtà tale e quale essa è, ed è sempre stata. Ho apprezzato questo rilievo.
Antaiji non ha rivoluzionato il Giappone…e c’è anche chi è andato oltre Antaiji…tuttavia, vale moltissimo di per sè.
La corruzione, la speculazione, il mercanteggio, l’errore…sono immanenti. Che non significa che vadano perseguiti o tollerati.
Nel Genjō kōan da voi tradotto (Edizioni Dehoniane Bologna) a pag. 19 leggo:

“Apprendere la via autentica (di Budda) è apprendere se
stesso. Apprendere se stesso è dimenticare se stesso.
Dimenticare se stesso è essere inverato da tutte le cose.
Essere inverato da tutte le cose è libertà nell’abbando-
nare corpo e spirito di se stesso e corpo e spirito altrui.
E’ risveglio che riposa da ogni traccia di se stesso, è ri-
sveglio che perpetua il non lasciare traccia di se stesso.”

Ora, questo può essere “tirato” in tanti modi, tuttavia, “abbandonare corpo e spirito di se stesso e corpo e spirito altrui.” penso sia molto importante al fine di realizzare la propria vera identità.

Qui ed ora è diverso per ognuno.
Per esempio, a proposito dell’intervento 44 potrei dire che “chi ha cattive intenzioni…” necessita maggiormente di educazione…
E per l’intervento 49 potrei dire, il tenzo che incontrò Dōgen sulla nave al suo arrivo in Cina, era un gregario?
Chi è un gregario? Gregario rispetto a che cosa? Chi è che non è gregario?
Una persona normale, se in un ambito non cresce, non si evolve, se ne va.
E ancora, ogni persona-monaco-maestro-roshi, ha un proprio carattere e quello condivide e in qualche modo pone alla elaborazione comune. Se tra insegnante e allievo non si producono affinità (kattō), il rapporto cade naturalmente.

Quale contributo al dibattito allego in pdf le regole (di 22 anni fa…) che Taiten Guareschi voleva fossero applicate nei “Centri” e per essere “Centri”.
Oggi, come allora, potrebbero essere valutate retoriche, illiberali, non aperte al dibattito, monologanti, dogmatiche, che dicono e contraddicono…tuttavia, da qualche parte bisogna iniziare…

Io sono stato responsabile di uno di questi “Centri” dal 1984 al 1993. Si faceva zazen quasi tutti i giorni, al mattino dalle ore 6,30 alle 7,10, si recitava l’Hannya Shingyō, si prendeva un tè e qualcosa da mangiare e poi si andava al lavoro o alle proprie occupazioni. Due, tre volte a settimana si praticava anche di sera.
Tutti quanti contribuivamo alle spese di affitto del locale e di tutto il resto.
Abbiamo organizzato sesshin, giornate di pratica, conferenze, incontri a tema, proiettato video, il tutto a nostre spese, solo per le sesshin veniva chiesto un contributo per il cibo servito.

La Via dello zen in Europa è stata introdotta da Taisen Deshimaru che era un certo tipo di persona…cui si sono legate certi tipi di persone…questa è la storia. Avrebbe potuto, o potrebbe essere diversa? Ma così è stata. Certo, non significa che così debba restare, posto che se ne evidenzino dei limiti.
Penso che si debba iniziare una ermeneutica dell’opera di Taisen Deshimaru che la attraversi per operarne una evoluzione.
Evoluzione comunque, sempre impregnata “nell’abbandonare corpo e spirito di se stesso e corpo e spirito altrui.”
Ciao.
Nello Genyō.
————————————————————————————————
Grazie. Mi piace, se sei d’accordo lo pubblico con firma o senza (magari con la regola allegata), altrimenti dimmi tu, per favore. Non penso esistano “gregari” ma persone che (per me inspiegabilmente) riducono la propria vita ad una vita gregaria, per esempio chi “chiede ed accetta d’assistere l’Insegnamento e la Missione del Maestro” o, ancor peggio “suscitare lo stesso desiderio presso gli altri praticanti”, già le tre maiuscole nella prima frase dicono esattamente quello che vorrei evidenziare con La Pantomima. Come sai è una malattia nippo/occidentale ma almeno i nipponici hanno la scusa di sapere (non tutti però) che una parte è confucianesimo puro, comportamentalismo, e non c’entra con lo zen. Qui abbiamo inghiottito tutto. Molta gente è ancora lì che regge un baldacchino, per cui, penso, occorre un lavoro di rifondazione e questo, di solito, richiede sperimentare a spese del vecchio.
Sì, penso che varrebbe la pena di fare un lavoro di esegesi ermeneutica sull’opera di Deshimaru, quantomeno per voltare pagina. […].
Ciao
mym
———————————————————————————————–
Se lo ritieni un contributo condivisibile puoi pubblicarlo e sarebbe bene con la firma per correttezza,
per me non ci sono problemi.
Riguardo la regola dell’Associazione di un Centro, andrebbe evidenziato che è di 22
anni fa, oggi non credo sia più la stessa e in quei termini e comunque era un documento “interno”.
E comunque, bisogna conquistarsi la libertà di poter parlare di tutto.

Su Deshimaru vorrei dire che, chi ha avuto la forza di intraprendere una missione come la sua in quel
periodo storico e riuscire a comunicare e trasmettere la Via, un carisma di sicuro ce l’ha. Poi, perfetto non è nessuno…

Qualche mese prima della sua improvvisa scomparsa venne in Italia a dirigere una sesshin Taizan Maezumi e tra le altre cose ci disse: da che sono in America ho dato lo shiho a quindici persone donne e uomini, una volta all’anno ci riuniamo e non c’è uno che la pensi come l’altro, spesso si litiga e si arriva quasi allo scontro…, questo per dire che su Deshimaru ci può essere chi lo critica e chi lo stima sopra ogni cosa, non credo sarebbe utile pubblicare le debolezze o i limiti delle persone e aggiungere buio alla notte…
Ciao
Nello Genyo
————————————————————————————————
Grazie, è il primo contributo sensato che non venga dai “soliti 4 gatti”: allora c’è qualcuno là fuori… 🙂
Su Deshimaru hai ragione, inutile svelare sia in un senso che nell’altro. Quello che intendevo dire, al di là delle caratteristiche caratteriali di cui mi pare parlasse anche Maezumi, è il senso strumentale cosciente di alcuni di quelli che lo osannano e poi circuiscono persone. Per questo scrivevo che ci si può perdere scioccamente la vita.
Lo zen non può essere una questione solo giapponese, va considerato come buddismo ovvero nella sua dimensione triplice (India soprattutto, poi Cina, Giappone) + X ovvero il luogo in cui si sta sviluppando
[…]
Ciao
mym

Se volete, lasciate un commento.

You must be logged in to post a comment.

Archivi