Presentiamo la recensione di un libro non solo interessante ma estremamente anomalo, oltreché coltissimo, come tutte le opere del suo autore: Giovanni Semerano

UNA SERENA FILOLOGIA CON IL MARTELLO

(A cura di Dario Rivarossa)

I presocratici, questi sconosciuti. In definitiva, esistono due modi di base per affrontare il loro pensiero. O li si descrive come degli scimmioni che in modo abbastanza goffo tentavano di accozzare qualche idea a proposito del mondo; e questa è la chiave di lettura adottata da Aristotele, quindi da Hegel e ancora adesso, in genere, dai libri di testo per la scuola.

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Oppure si afferma che, semmai, è stato Aristotele a non capire niente, o a fabbricare false prove contro i suoi predecessori, i quali avevano una filosofia infinitamente più sviluppata della sua. E questa è la posizione di Giovanni Semerano nel suo L’infinito: un equivoco millenario. Le antiche civiltà del Vicino Oriente e le origini del pensiero greco, Bruno Mondadori, 2005.
Un saggio che rappresenta il canto del cigno del grande filologo, scomparso anzianissimo proprio nel 2005; quarant’anni di studi raccolti in forma compatta, affascinante e toscanamente sferzante. L’equivoco a cui si riferisce il titolo riguarda…
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Questa settimana, dopo una lunga preparazione, i Pueri Cantores di Vicenza rappresenteranno per la prima volta “L’arca di Noé“, opera del musicista inglese Benjamin Britten, musicista dalle sonorità imprevedibili.

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Edward Hicks – Noah’s Ark

Gli spettacoli si terranno:

  • presso il Tempio di Santa Corona – Vicenza:
    Mercoledì 9 maggio 2007 ore 20:30
  • presso la Chiesa di S.Anastasia – Verona:
    Sabato 12 maggio 2007 ore 20:30

L’ingresso è gratuito.

E’ uscito il libro che diede occasione di compilare le schede che trovate nella pagina Cinema buddista. Di seguito ne trovate due brevi recensioni.

Paolo Colombo, Mauricio Y. Marassi, Giulio Martini, Luciano Mazzocchi
Editore: Centro Ambrosiano
Collana: Immagini e Religioni
Dati: 163 pagine; copertina morbida; Tascabile
Prezzo: 12,00 €

Cinema e Buddismo

Di Alessandro Izzi, da Close Up:

Cinema e buddismo è il primo dei tre volumi che il Centro ambrosiano intende dedicare alle tre principali ‘religioni’ mondiali e al loro, difficile, controverso rapporto con il Cinema. I prossimi due saranno Cinema ed ebraismo (previsto per la fine di quest’anno) e Cinema e Islam (previsto, invece, per il 2008).

Già il fatto che gli studi siano promossi e successivamente pubblicati presso i tipi di questa importante realtà editoriale cattolica la dice lunga sulla dimensione occidentale, anzi cristianocentrica di tutto il discorso e, confessiamo, di aver cominciato a leggere il volume con una certa prevenzione che sembrava in parte confermata dalle primissime pagine (l’introduzione ad opera di Monsignor Roberto Busti, il primo saggio firmato da Paolo Colombo).

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Riportiamo un’opinione netta su un fatto recente che a mio avviso ha dell’incredibile. E non mi riferisco solo alle critiche dell’Osservatore Romano, ma a quanti si sono affrettati ad affiancarsi e indignarsi per l’atto di terrorismo. Se il signor Rivera per il solo fatto di aver detto quelle parole è un terrorista penso che si possa estendere l’accusa -quantomeno di fiancheggiatori del terrorismo- a milioni di italiani.

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Vaticano e Rivera: terrorismo o paura della verita’?
(di Rita Guma)

“E’ terrorismo alimentare furori ciechi e irrazionali contro chi parla sempre in nome dell’amore. E’ vile e terroristico lanciare sassi questa volta addirittura contro il Papa, sentendosi coperti dalle grida di approvazione di una folla facilmente eccitabile” [Dall’Osservatore Romano del 2 maggio].

Ma dove sarebbe il terrorismo delle frasi di Andrea Rivera? Leggiamole: “Il papa dice di non credere all’evoluzionismo, e ha ragione. La chiesa in duemila anni non si è evoluta affatto”. Si tratta di un’opinione – criticabile quanto si vuole – ma non di terrorismo. Terrorismo sarebbe dire che la Chiesa e’ pericolosa, e’ portatrice di violenza e va sradicata, come viene fatto spesso e volentieri nei confronti dell’Islam senza alcuna reazione politica e mediatica. Qui si fa ironia, come su un amico un po’ tocco che pero’ tocco non lo e’ affatto, ed infatti ha il massimo spazio su giornali e TG, quindi non e’ neppure discriminazione verso i piu’ deboli. Se fosse l’una o l’altra cosa lo condanneremmo anche noi.

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… commercio equo e solidale.

Nei commenti ad un post pubblicato nel

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periodo di Pasqua, si sta sviluppando un dialogo attraverso il quale emerge anche un diverso modo di rapportarsi ai cibi in quanto merci. Per questo vi invitiamo, se condividete, a votare quel post ora in evidenza qui, un sito di segnalazione dei post più interessanti

GALILEO AND HIS DADA DEFENDER

If any subject deserves more than others to be dealt with in this column called “Unlikely”, it probably is Tommaso Campanella’s book “In Defence of Galileo”, written in 1616 in order to persuade the Vatican of the fact that Galileo Galilei’s ideas about astronomy (i.e. the Copernican standpoint, according to which the Sun is in the centre of the universe and the Earth spins around it) was not against the teachings in the Bible, as well as in the Catholic tradition.

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A very noble aim, all the more so as Campanella did not share many of Galileo’s views, and in spite of this he was the only one who did attempt such a defence. It did not succeed.

Not only because the Vatican judges – the well and sadly known Inquisition – had to play their role as “the villains”, but also because…

in italiano… read more…

Sul nuovo numero de La Stella del Mattino, la rivista trimestrale della Comunità, è stata pubblicata la traduzione di un intervista a Watanabe Koho roshi. Watanabe roshi è stato abate di Antaiji

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nel periodo in cui il monastero rinunciò alla comodità ed allo stress di una vita di città per trasferirsi tra le montagne. Il monastero venne ricostruito in un luogo così impervio da essere irraggiungibile per molti mesi all’anno a causa delle tempeste di neve, che praticamente ne sigillano l’ingresso per lunghi periodi. L’idea di trasferirsi, la scelta del luogo, la realizzazione di questo progetto furono innovazioni introdotte dal roshi e per le quali è, ancora oggi, criticato dall’establishment della chiesa buddista zen giapponese.

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Gli undici anni in cui Watanabe roshi ed il gruppo da lui diretto vissero su quelle montagne sono stati un periodo unico, forse irripetibile, di tutta la storia del buddismo zen. Si sono poste le basi per una possibilità religiosa per il mondo dell’era della modernità.

A seguire un brano dell’intervista che riprende un argomento trattato ultimamente su queste pagine: la pratica ed il rapporto con gli altri.

D: C’è una differenza se la ricerca interiore viene fatta da soli o in gruppo?

R: La ricerca interiore non è mai disgiunta dall’altro, è sì un percorso individuale ma implica sempre gli altri. Nella tradizione shintoista, ad esempio, si fa una volta all’anno un pellegrinaggio in ottantotto luoghi diversi; di questo pellegrinaggio si dice che si fa da soli, ma contemporaneamente in due. L’individualismo è un prodotto tipico della società occidentale: se interpreto in quest’ottica la frase di S. Paolo che dice “io sono libero da tutti”, sarò portato a pensare che sia un invito all’individualismo. Nel buddhismo, invece, l’obiettivo è di liberarsi anche da quest’io, per ritrovare un unione con il tutto. Personalmente non invito ad affidarsi a qualcun altro o a farne del tutto a meno, si tratta invece di capire che cosa uno vuole imparare dalla vita e da lì cercare le persone e le cose che possono aiutarci a raggiungere l’obiettivo. Non è questione di guidare né di essere guidati, nel buddhismo non c’è né maestro e né discepolo, ma si tratta di pensare insieme, anche se è molto comodo lasciare che sia qualcun altro a indicare la via.
Leggi l’intera intervista

(Qui alcune immagini di Antaiji)

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