SF: Summer Follies
(A cura di Cibì)

Inauguriamo una nuova pagina bilingue:

Micro-racconti di para-fantascienza per chi magari godrà di mini-vacanze ma non vuole smettere di iper-ventilare l’immaginazione. E il silenzio.

SF-like micro-stories dedicated to all who maybe will only enjoy a mini-holiday, but without giving up hyper-ventilating their own imagination. And silence.

SF: SUMMER FOLLIES / 1

La 501a astronave si rivelò solo un fenomeno ottico.

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Anyway the 501st ship just proved to be an optical effect.

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[british]By Dario Rivarossa[/british]
[italian]Di Dario Rivarossa[/italian]

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GALILEO AND HIS DADA DEFENDER

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GALILEO E IL SUO AVVOCATO DADAISTA

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If any subject deserves more than others to be dealt with in this column called “Unlikely”, it probably is Tommaso Campanella’s book “In Defence of Galileo”, written in 1616 in order to persuade the Vatican of the fact that Galileo Galilei’s ideas about astronomy (i.e. the Copernican standpoint, according to which the Sun is in the centre of the universe and the Earth spins around it) was not against the teachings in the Bible, as well as in the Catholic tradition.

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Un clamoroso esempio di approccio “zen” (1) alla vita è l’Apologia di Galileo scritta da Tommaso Campanella nel 1616 allo scopo di convincere il Vaticano che il sistema copernicano difeso dallo scienziato toscano non si opponeva alla Bibbia né alla tradizione cattolica.

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A very noble aim, all the more so as Campanella did not share many of Galileo’s views, and in spite of this he was the only one who did attempt such a defence.It did not succeed.

Not only because the Vatican judges – the well and sadly known Inquisition – had to play their role as “the villains”, but also because Campanella himself acted in a way that, according to us, was wonderfully Dada, but which of course could hardly be expected to achieve its goal under those circumstances.

First of all, the philosopher-monk was himself in prison at that time, since his ideas were also suspected to be heretical. In fact, Galileo even tried to hide the “friendship” existing between the two of them: it could not but worsen his own position.

But, above all, Campanella’s whole line of defence was as crazy as possible. This makes him dear and nice to us, but not so with the Inquisition… Just summing it up: in order to show that Galileo was right, he kept on quoting authors like Origen and Giordano Bruno (!!!), that is, in the eyes of the Papal theologians, the outdated thinker who was considered the master of all mistakes, and the fiendish criminal who has been burnt alive in Rome not many years before.

Moreover, Campanella could not help referring, again and again, to the conjecture of other worlds scattered all over the universe, inhabited by beings maybe quite different from man, and maybe not needing to be saved from sin. A good plot for “E.T. – Philosopher’s Cut”, that unfortunately was not the case.

So, poor Galileo, poor Campanella, poor judges, after so many struggles, it finally turns out that you all were wrong. There doesn’t exist any fixed point among the stars, neither Earth not Sun. But is precisely about the way science and knowledge should work that Fr. Tommaso left us his most intriguing legacy.
A definitely Zen approach.

The principles of any true research in fact, according to Campanella who adapts some sentences by St. Bernard, Pope Leo the Great and St. Paul, are the following:
– As long as you stick to things, you won’t get new ones;
– If someone believes that he has already found, he does not find what he is looking for: he looks in vain;
– Those who think they know, they don’t know “how” they should know.[/british]

[italian]

Uno scopo di grande nobiltà, tanto più che Campanella non condivideva molte idee di Galileo, ma ciononostante fu l’unico a muovere un dito per difenderlo.

Ma non funzionò. E non solo perché i famigerati inquisitori dovevano interpretare il proprio ruolo di “cattivi di turno”, ma anche perché il frate filosofo agì in un modo che, secondo noi, era un capolavoro dadaista, ma che ben difficilmente in quelle circostanze poteva sperare di ottenere qualcosa.

Anzitutto, lui stesso all’epoca si trovava in carcere, siccome il suo stesso sistema di pensiero era in odore di eresia. Tant’è vero che Galileo fece del suo meglio per tenere nascosta quell’amicizia compromettente, che non poteva fare altro che peggiorare le cose.

Ma, soprattutto, l’intera linea di difesa adottata da Campanella era pura follia. Il che ce lo rende simpaticissimo, ma non ebbe lo stesso effetto sull’Inquisizione… Tanto per capirci: per dimostrare che Galileo aveva ragione, il frate calabrese continuò a chiamare in causa autori come Origene e Giordano Bruno (!!!), vale a dire – agli occhi di Roma – l’antico ed emarginato teologo, considerato il padre di tutte le eresie, e il demonio incarnato che era stato messo al rogo non molti anni prima. Per giunta, Campanella non riusciva a fare a meno di citare a ogni piè sospinto l’ipotesi dell’esistenza di “altri mondi” sparsi per l’universo, abitati da esseri forse molto diversi dagli umani e forse non bisognosi di redenzione. Un ottimo plot per un E.T. – Philosopher’s Cut, peccato che non fosse il momento adatto.

Ma, povero Galileo, povero Campanella, poveri giudici, dopo tante fatiche e tanto sangue, viene fuori che vi sbagliavate tutti: non esiste nessun “punto fisso” nel cosmo, né la Terra né il Sole. E però, è proprio sul modo in cui dovrebbero procedere la scienza e, in generale, la conoscenza che il frate filosofo ci ha lasciato l’eredità più preziosa.
E quanto di più buddista. I principi di ogni ricerca autentica, secondo Campanella che riadatta alcune sentenze di san Bernardo di Chiaravalle, papa Leone Magno e san Paolo, sono infatti i seguenti:
– Dum ita retines, aliud non accipies (finché trattieni, non ricevi altro);
– Qui putat se invenisse, non reperit quaesita, sed in inquisitione deficit circa divina (nelle realtà divine, chi ritiene di avere trovato qualcosa non ha raggiunto lo scopo, ma fallisce la ricerca);
– Nec, qui putant se scire… hi sciunt, quomodo oporteat eos scire (coloro che ritengono di sapere, non sanno “come” bisogna sapere).

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Dario Rivarossa

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1) Il senso che in questo caso Dario offre a “zen” è tutto suo… mym

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Tutto mi era capitato di sentire, ma alla “giornata mondiale dell’orgoglio pedofilo” fissata anche quest’anno il 23 giugno non ero preparato…

da http://www.icn-news.com/?do=news&id=680

Il 23 Giugno 2007, la comunità pedofila internazionale, celebrerà un altro Boyloveday International, cioè la Giornata Internazionale dell’orgoglio pedofilo.

sconcertati ? si, capisco, anch’io nutro questo sentimento, eppure è così

In concomitanza a questa “vergogna”, contro la quale nessuna istituzione ha preso ancora un provvedimento serio, l’Associazione per la Mobilitazione Sociale Onlus, anche quest’anno, organizzerà una fiaccolata silenziosa per ricordare le vittime di pedofilia.

Chiediamo che le autorità considerino reato la promozione della pedofilia online e che vengano oscurati i siti che danno voce ai pedofili

Già in passato sono state fatti vari tentativi per legalizzare la pedofilia come ad esempio la nascita del partito dei pedofili in Olanda. Affinché queste oscenità non accadano e per far uscire le troppe vittime dal silenzio è indispensabile che ognuno di noi prenda una posizione chiara e decisa contro la pedofilia, perché spesso dimentichiamo che il nostro silenzio diventa complice di questi crimini.

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BAMBINI VENITE PARVULOS

[…]
Bambini venite parvulos
Vale un occhio il vostro cuore
Mille dollari i vostri occhi
I vostri occhi senza dolore
Bambini venite parvulos
Sangue sotto il sole.

(Da “Miramare, 19.4.89”, F. de Gregori)

In Italia calcolando esclusivamente i dati delle denunce effettuate dall’anno 2004 fino a marzo 2007, si scopre che i minori scomparsi e non ancora ritrovati sono ben 3.399. Da “Viaggio nelle tenebre” www.beppegrillo.it.

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SHANGRI-LA (a c. di DR)
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[italian]C’è un luogo in cui qualcosa è nella misura in cui è qualcos’altro.
C’è una terra dove Dio ha nome Non-Qui.
C’è un uomo il cui ritratto è l’opposto di sé.[/italian]
[british]There is a place where a thing is insofar
as it is otherwise.
There is a land where God’s name sounds like “Not-Here”.
There is a man whose picture is the opposite as his picture.[/british]

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Che succede se due realtà enormi si incontrano? O che nasce un’aquila bicipite, o che si fa una frittata. Pare purtroppo questo il caso del libro Bioetica e religioni, di Michele Aramini dell’Università Cattolica di Milano (edito da Paoline, 2007, pagg. 178, euro 11). Aramini è un esperto di bioetica, e la Cattolica non è l’ultimo buco dell’universo didattico; e tuttavia…

Lo scrivente non ha nessuna autorità per decidere che cosa è buddista e cosa no, quindi mi limiterò poco più che a selezionare alcuni testi esemplificativi.

Per introdurre il tema “Bioetica e Buddhismo” (pagg. 105-112), l’autore parte da un capitoletto dal titolo impegnativo: “La concezione buddhista della vita”. E vede subito l’impasse: “Non è facile offrire in pochi tratti un quadro esauriente della dottrina contenuta nell’enorme massa della letteratura nata alla scuola del Buddha”. Del resto, con quali fonti? A naso, a giudicare dai nomi indicati in nota, tutti studiosi cristiani o perlomeno di formazione occidentale: P. Desai, D. Keown, e soprattutto J. Martin, autore del saggio Il Buddismo e il diritto al rispetto della persona di fronte ai rischi legati al progresso delle biotecnologie.

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L’autore introduce quindi il discorso in modo sostanzialmente onesto: “Nella sua vita Buddha insegnò una sola cosa: come riconoscere la sofferenza per liberarsene. Ciò che noi chiamiamo Buddhismo è la via spirituale che egli ha insegnato con la sua dottrina” (pag. 105). In altri casi, il tentativo di esplicitare dà adito a espressioni imprecise (“illuminazione” è termine spurio per “risveglio”) e dualistiche (la pratica non ha uno scopo esterno ad essa): p.es. lo scopo delle pratiche buddiste sarebbe “trasformare l’uomo illuminandolo e pacificandone lo spirito, ed eliminando gradualmente le tendenze negative che scaturiscono dal credere in un io permanente e sostanziale” (pag. 107). Più si vuole specificare, più ci si impegola: “Il sistema di pensiero buddhista è privo di dogmi. La dottrina buddhista si può comparare, secondo una notissima metafora, a una nave che si usa per passare da una riva all’altra, ovvero dalla confusione alla lucidità trascendente, e che va abbandonata all’arrivo” (pag. 107).

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Ebbene sì, questa ve la voglio, ve la devo proprio raccontare.

Annibale, un gaudente inveterato, dedito da sempre alla ormai banale e fatua pratica di SDR&R(1) ancora nel pieno della sua attività debosciata, muore. Come vuole la prassi, appena riavutosi della cosa, si guarda attorno per capire quale destinazione gli sia riservata e vede un diavolo, dotato di coda corna e tutto, che gli si avvicina chiamandolo per nome e lo invita a seguirlo. Giungono così ad una villa con ampio giardino sulla soglia della quale il diavolo comunica al neodefunto che, se gli aggrada, quella sarà la sua nuova residenza e che è ha disposizione per mostrargli il suo nuovo mondo. Entrano e appare subito chiaro che si tratta di una residenza elegante, dotata di ogni lusso e confort,

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anzi, dice, il diavolo accompagnatore, mostrandogli un bar fornito di ogni ben di… diavolo: “Vicino al telefono vi è un’agenda con i nomi di alcune signorine disponibili a qualche serata movimentata…”. Insomma, il pover’uomo comincia a temere si tratti di un trucco, una messa in scena che nasconda chissà quale tranello e inizia a guardarsi attorno preoccupato quando, in fondo ad un salone in penombra, nota un pesante tendaggio, una cortina che gli pare nascondere qualche cosa. Chiede così al suo gentile accompagnatore di mostrargli che cosa ci sia oltre quella tenda, ma il diavolo nicchia: “Non si preoccupi, non sono cose che la riguardano, guardi piuttosto che succulento programma per la notte le abbiamo preparato…”. Ancora più allarmato Annibale insiste per scostare quella tenda e vedere finalmente che cosa celi sino a che, finalmente, il diavolo acconsente. E che cosa si para d’innanzi agli occhi dei due? Un inferno in piena regola con dannati urlanti, torturati in mezzo alle fiamme ed alla pece bollente. “E questo che cos’è?” chiede temendo una ferale notizia, “Ooh non si preoccupi -risponde serafico (!) il suo accompagnatore- quello è per i cristiani: sa, a loro piace proprio così….”.

1) Acronimo in voga tra gli anni ’60 e ’70 che sta per “sex, drug and rock and roll”, divenuto poi titolo di una canzone inglese del ’77.

PS: a scanso di equivoci: NON è una storiella buddista.

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