Riportiamo un’opinione netta su un fatto recente che a mio avviso ha dell’incredibile. E non mi riferisco solo alle critiche dell’Osservatore Romano, ma a quanti si sono affrettati ad affiancarsi e indignarsi per l’atto di terrorismo. Se il signor Rivera per il solo fatto di aver detto quelle parole è un terrorista penso che si possa estendere l’accusa -quantomeno di fiancheggiatori del terrorismo- a milioni di italiani.

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Vaticano e Rivera: terrorismo o paura della verita’?
(di Rita Guma)

“E’ terrorismo alimentare furori ciechi e irrazionali contro chi parla sempre in nome dell’amore. E’ vile e terroristico lanciare sassi questa volta addirittura contro il Papa, sentendosi coperti dalle grida di approvazione di una folla facilmente eccitabile” [Dall’Osservatore Romano del 2 maggio].

Ma dove sarebbe il terrorismo delle frasi di Andrea Rivera? Leggiamole: “Il papa dice di non credere all’evoluzionismo, e ha ragione. La chiesa in duemila anni non si è evoluta affatto”. Si tratta di un’opinione – criticabile quanto si vuole – ma non di terrorismo. Terrorismo sarebbe dire che la Chiesa e’ pericolosa, e’ portatrice di violenza e va sradicata, come viene fatto spesso e volentieri nei confronti dell’Islam senza alcuna reazione politica e mediatica. Qui si fa ironia, come su un amico un po’ tocco che pero’ tocco non lo e’ affatto, ed infatti ha il massimo spazio su giornali e TG, quindi non e’ neppure discriminazione verso i piu’ deboli. Se fosse l’una o l’altra cosa lo condanneremmo anche noi.

Rivera ha poi aggiunto “non sopporto che il Vaticano abbia rifiutato i funerali a Welby. Invece non è stato così per Pinochet, Franco e uno della banda della Magliana”. Forse e’ questa frase che fa paura? Fa paura che invece di essere scritta su qualche sito internet raggiungibile da pochi gatti o ripetuta al funerale di Welby con poche migliaia di persone sia stata gridata alla folla ed alla TV? Ma allora fa paura la verita’…

L’Osservatore romano accosta poi a questa vicenda “gli attacchi e le minacce, pesanti, rivolte al Presidente della Cei, l’arcivescovo Angelo Bagnasco”. Ma gli slogan contro Bagnasco – che sono vere minacce per le quali il prelato gode della tutela dei servizi di sicurezza dello Stato italiano e per cui le procure italiane hanno attivato inchieste ed il Capo dello Stato italiano espresso solidarieta’ – non hanno il minimo nesso con la critica politica, e quindi mi sembra irresponsabile accostarle alle parole di Rivera, con l’effetto di criminalizzare l’artista (non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te…, no? soprattutto se si parla sempre solo in nome dell’amore verso il prossimo…).

Noto che non di rado i rappresentanti della CEI sono stati accreditati di poter dire la loro in materia politica in quanto vescovi italiani. Ma come italiani debbono allora accettare le critiche di altri italiani. E se loro parlano da palchi e in microfoni (spesso pagati da tutti i cittadini italiani, anche atei, ebrei e musulmani), perche’ non accettano che altri commentino e parlino da palchi e microfoni? E’ infatti troppo comodo dirsi di volta in volta rappresentante religioso o capo di Stato straniero o cittadino italiano che esprime come tale la sua opinione per potersi mettere sempre dalla parte della vittima o della ragione, avvalendosi al meglio anche delle leggi italiane in merito grazie a qualche zelante parlamentare pronto a presentare denuncia: un po’ di coerenza, prima di fare la morale agli altri.

Inoltre, se la Chiesa ha la pretesa di intervenire nella politica italiana o si fa condizionare dalle ricadute politiche delle sue scelte, come nel caso Welby, si rende controparte di un dibattito politico e come tale deve accettare le critiche che la mettono di fronte alle sue contraddizioni. Insomma, qui si rivendica una immunita’ larghissima e permanente per tutti i rappresentanti della Chiesa in qualsiasi circostanza e veste, e il tanto abusato riferimento alla pastorale non c’entra, perche’ quella si fa sempre, e non in concomitanza con le scelte legislative di un dato Paese.

Infine – per senso delle proporzioni e per gravita’ – se mossa dall’amore per l’uomo e per la vita come la dichiarazione del quotidiano vaticano rivendica – la pastorale dovrebbe avere come principale oggetto – ma non ce l’ha – i milioni di donne e bambini vittime di stupri, rapimenti, uccisioni ed altri abusi, nonche’ i milioni di morti e straziati nel mondo per le guerre del petrolio, e non prevalentemente i Dico, l’aborto e l’eutanasia.

Ci farebbe piacere che la Chiesa cattolica, insieme alle altre confessioni, fosse parte della dialettica della societa’, ma la dialettica implica argomenti a confronto e non dogmi imposti, dibattito e non flusso unilaterale di opinioni, senza contraddittorio, pena l’accusa di terrorismo, vilipendio, radicalismo, insana laicita’ – o altre fantasiose accuse – a chi osa criticare.

Da: www.osservatoriosullalegalita.org