Tempo addietro, subito dopo la caduta del governo Prodi, pubblicammo un post intitolato Mastelliade nel quale chiedevamo alla chiesa cattolica italiana di prender posizione nei confronti dei politici che, a nostro parere per mero calcolo, si proclamano cristiani, cattolici. Nei commenti di quel post segnalammo la lettera aperta di monsignor Bettazzi, un garbato riconoscimento allo stile etico di Prodi e del suo governo.

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Oggi pubblichiamo, invece, la lettera di Paolo Farinella, che si firma “prete di Genova”, dal tono nettamente diverso. Una lettera accorata, anche enfatica, dove ad una certa classe politica, appartenente soprattutto -ma non solo- ad una parte dello schieramento politico italiano ed a una parte della Chiesa Cattolica viene indirizzata quasi un’invettiva, nella quale don Farinella non vede altra possibilità -per salvarci dal degrado pubblico- che quella di affidarci alla madonna di Lourdes…..

Lettera aperta alla Madonna di Lourdes

A tutte le Amiche e tutti gli Amici, via internet!
Ritornano Berlusconi, Casini, Fini, Mastella e Storace!
Non ci resta che la Madonna di Lourdes, nella speranza che almeno lei possa fare qualcosa per l’Italia dove Padre Pio protegge il clan Mastella, Santa Rosalia piange il cattolicissimo Cuffaro condannato a cinque anni per complicità in «mafia personalizzata» e Santa Agata di Catania si affida alla mafia per la sua onorata processione. Madonna di Lourdes, confidiamo in te!

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Chiunque abbia un passato ha tra le sue pieghe un pensiero, qualcuno a cui dedicare la morbida musica che Butchlazy ci presenta: “Dove sei?”

Con un poco di ritardo pubblichiamo la consueta “puntata” di Interviste Intraviste.

Edgar

Durante la pausa pranzo intravedo per caso il noto scrittore a un tavolino del bar e mi precipito dentro. Lui ha appena terminato di scolare una bottiglia di gin e ne sta ordinando un’altra.

Scusi l’intrusione. Accetterebbe un’intervista al volo?
“Perché no… Vuole favorire?”

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No, grazie. Ehi, andiamoci piano con quella roba!
“È tutta generosità nei confronti dei miei nemici. Così, quando verrò trovato cadavere, potranno sempre scaricare la colpa sul delirium tremens.”

Una vita all’insegna dell’horror, eh?
“Perché, dove lo vede?”

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Torna su queste pagine la cultura classica con un elzeviro a cura di C.C. Trovate qui gli altri articoli della serie All’ombra del Partenone.

Gli dei falsi e bugiardi

Gli dei della Grecia sono stati così qualificati da Dante, in un’epoca in cui il concetto di dialogo interreligioso era di là da venire e, nell’ipotesi irreale che a qualcuno fosse venuta la fantasia di proporlo, costui sarebbe stato bruciato sul rogo come eretico.

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La chiesa di Roma era la sola detentrice dell’unica verità, in campo religioso e non solo: i dettami di essa informavano tutti gli aspetti della vita pubblica e privata, dai princìpi cui doveva attenersi l’imperatore fino ai piccoli gesti della quotidianità di ognuno.

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L’amico Butchlazy ha pubblicato un altro video-clip della sua musica, vagamente ipnotica, dal titolo Nothing to say. Ve lo proponiamo volentieri

Al Senato, lo “scrigno della democrazia” come lo ha definito un po’ pomposamente Prodi, chi ha votato in modo difforme dalle indicazioni di scuderia ma in ossequio al vincolo liberamente preso con un presidente del consiglio, è stato gratificato di insulti da trivio, addirittura gli hanno sputato addosso.

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Non da una sola persona ma da un intero gruppo. Che si dice cristiano, cattolico, moderato e che rivendica per sé e per il proprio capo, Mastella, il diritto di gestire il potere amministrativo e politico con metodi di discriminazione e scelta non molto dissimili dal sistema camorrista. Perché così fan tutti, sostengono.
Mastella Clemente, da Ceppaloni, è stato per venti mesi il ministro della giustizia del governo italiano. Sì, è vero, siamo vaccinati, abbiamo avuto governi con Pomicino al bilancio, De Lorenzo alla sanità e Gava (!) alla giustizia. Poi, addirittura, Previti alla difesa, Calderoli vicepresidente del senato.
Però proprio questo è anche il momento in cui la chiesa cattolica…

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Come ormai sapete la senatrice Franca Rame ha dato le dimissioni dalla sua carica al Senato della Repubblica con una lettera indirizzata al presidente Marini, pubblicata naturalmente sul suo blog e poi su Repubblica il 15-1-2008. La riportiamo integralmente, come spunto di riflessione.

Gentile Presidente Marini,

con questa lettera Le presento le mie dimissioni irrevocabili dal Senato della Repubblica, che Lei autorevolmente rappresenta e presiede. Una scelta sofferta, ma convinta, che mi ha provocato molta ansia e anche malessere fisico, rispetto la quale mi pare doveroso da parte mia riepilogare qui le ragioni.

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In verità basterebbero poche parole, prendendole a prestito da Leonardo Sciascia: «Non ho, lo riconosco, il dono dell’opportunità e della prudenza, ma si è come si è». Il grande scrittore siciliano è, in effetti, persona che sento molto vicina, (eravamo cari amici) sia per il suo impegno culturale e sociale di tutta la vita, sia perché a sua volta, nel 1983, a fine legislatura decise di lasciare la Camera dei Deputati per tornare al suo lavoro di scrittore.

Le mie motivazioni, forse, non sono dissimili dalle sue. Del resto, io mi sono sentita “prestata” temporaneamentevalla politica istituzionale, mentre l’intera mia vita ho inteso spenderla nella battaglia culturale e in quella sociale, nella politica fatta dai movimenti, da cittadina e da donna impegnata. E questo era ed è il mandato di cui mi sono sentita investita dagli elettori: portare un contributo, una voce, un’esperienza, che provenendo dalla società venisse ascoltata e magari a tratti recepita dalle istituzioni parlamentari.

Dopo 19 mesi debbo constatare, con rispetto, ma anche con qualche amarezza, che quelle istituzioni mi sono sembrate impermeabili e refrattarie a ogni sguardo, proposta e sollecitazione esterna, cioè non proveniente da chi è espressione organica di un partito o di un gruppo di interesse organizzato.

Ma andiamo per ordine.

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