In soli 19 giorni, grazie alla vostra collaborazione, abbiamo raggiunto l’obiettivo che ci eravamo prefissati. Anzi, lo abbiamo superato, seppure di poco. Per la stampa del libro La pratica dello zazen, il lavoro del grafico e la spedizione dalla tipografia alla Stella, abbiamo speso circa 600 euri. Per spedirvi circa 110 copie, abbiamo speso (buste+affrancatura) circa 400 euri; il totale delle spese è stato quindi di 1.000 euri. Le vostre generose donazioni ammontano a circa 1.100 euri, che terremo da parte per il prossimo lavoro.

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Che si annuncia molto più impegnativo: un Editore si è detto disposto a pubblicare la traduzione di tre opere di Vasubandhu ed una di Asanga, con i rispettivi auto-commenti e commenti da parte di Vasubandhu e Sthiramati, oltre a puntuali spiegazioni da parte del curatore inglese e del curatore italiano; un’opera estremamente interessante, seppure non facile, alla quale ha lavorato un team di 5 persone durante gli ultimi 4 anni. La pubblicazione, speriamo prima della prossima estate, sarà possibile (come oramai è prassi presso quasi tutti gli editori) grazie all’esborso di una somma, in cambio della quale alla Stella verranno assegnate alcune centinaia di copie. A quel punto torneremo nuovamente a chiedere la vostra collaborazione. Grazie.

PS: Il testo La pratica dello zazen è ora disponibile gratuitamente nella versione ebook, sia nel formato epub che in quello pdf. Come di consueto, potete trovare le versioni digitali nella pagina Librionline

Cari tutti,
Mentre il tempo fila i suoi giorni, indifferente ai lockdown ed alle mascherine, il gruppo della Stella non è rimasto con le mani in mano. Grazie al lavoro svolto negli anni scorsi e a un’elaborazione collettiva, coordinata da Maurizio e durata mesi, abbiamo pubblicato un ‘nuovo’ testo. Dico ‘nuovo’, con le virgolette, perché è composto da scritti che, in forma meno curata, erano già comparsi su questo sito. Si tratta di 8 articoli, 5 antichi e 3 moderni: uno di Dogen, tre di Uchiyama (in nuova traduzione), uno di Yokoyama Sodo ed infine tre composti da me negli ultimi anni. Tutti dedicati alla pratica dello zazen. Qui trovate l’indice dell’opera.

L’obiettivo è fornire a chi si avvicina per la prima volta a questa pratica e a chi, invece, è già su questo cammino, una traccia, il più possibile sicura, su come fare per sedersi senza errori di metodo e per indirizzare la propria vita in sintonia con quel sedersi. Sino ad ora non esisteva in italiano un testo siffatto.
Ne abbiamo fatto stampare alcune copie e, di queste, ne mettiamo cento a disposizione dei lettori di questo blog. Il libro non è in commercio ma, ovviamente, abbiamo sostenuto delle spese e con il vostro aiuto, se possibile, vorremmo recuperare quanto speso per potere, in futuro, fornire lo stesso servizio.
Se desiderate riceverlo, gratuitamente o a fronte di una piccola donazione, scrivete a servizio@lastelladelmattino.org chiedendo istruzioni.

Anche questa volta ci sarà un premio particolare al primo che troverà un refuso: una copia del libro senza quel refuso.

Nella primavera-estate del 2019, sul sito del monastero giapponese Antaiji, è comparsa un’intervista, molto articolata, rilasciata dall’ex abate Muhō Noelke, nella quale Muhō ripercorre, a modo suo, tutta la storia del monastero. In modo del tutto inaspettato, in questo scritto, Muhō parla di tutte le persone che hanno avuto un ruolo significativo nella vita quasi secolare di quel luogo, anche di quelle che non ha conosciuto direttamente o che ha frequentato solo saltuariamente.

Non mi trovo d’accordo con la ricostruzione storica di Muhō, né nei contenuti né in quelle che paiono essere le sue intenzioni. Ritengo che in questo testo vi siano affermazioni che fanno apparire persone e fatti diversi dalla realtà che fu, altre non veritiere, altre ancora errate e, nel complesso, potenzialmente dannose per molte persone, Muhō per primo.
Per questo ho scritto una serie di considerazioni, che trovate qui in fondo assieme alla traduzione in inglese e a quella in francese, rivolte a tutti ma soprattutto alle persone che seguono la via dello zen.

Sia l’intervista a Muhō, sia le mie considerazioni sembrano riguardare fatti e persone lontane, vicende che non toccano la nostra vita. Io penso che non sia così, per questo ho voluto dare alle mie parole l’apertura più ampia possibile, toccando argomenti, anche delicati, di cui, di solito, non c’è occasione di parlare. È molto difficile imparare a fare davvero zazen e, senza una guida, è quasi impossibile. Invece è del tutto impossibile, senza una guida, dar vita a quel sogno che chiamiamo zen, accogliendovi altri. Questi sono alcuni degli argomenti che vengono accennati nelle considerazioni. L’intervista tocca -male, a mio parere- questi ambiti, ed è, quindi, un buon canovaccio. Porsi di propria iniziativa a parlare di queste cose, così, senza un motivo, sarebbe del tutto insensato. Da questo punto di vista, dovremmo ringraziare Muhō per l’occasione. Ambedue i testi sono abbastanza lunghi (11 cartelle il mio, 27 quello di Muhō), per cui occorre tempo e pazienza per affrontarli.

La foto che vedete in questa pagina, scattata nel novembre del 1980, si riferisce all’hōssenshiki (una sorta di seconda ordinazione, in cui si ‘dimostra’ di saper padroneggiare il dharma) di Shinyū. Non vi compaiono quattro dei monaci residenti più anziani, parte attiva della comunità di quegli anni: due erano in cucina, uno nel sōdō (monastero di formazione clericale) ed uno … scattava la foto.

Un Bz marittimo, per quelli di voi che si ‘portano’ lo zazen al mare ed uno classico, per coloro i quali, imperterriti, continuano anche d’estate, in città, la trafila espressa dal vecchio mantra: lo zazen del mattino ha l’oro in bocca. Nel secondo quadro, l’Artista si muove libero, lasciando che la realtà si muova e si modifichi, senza un perché. Anche se, per non deluderci, un perché ci viene offerto.

Nel frattempo, operosi come formiche, stiamo preparando alcune novità, due delle quali saranno, a breve, illustrate sul blog.

Buona estate a tutti

PS: i disegni sono cliccabili, per vederli in alta definizione e, volendo, scaricarli 😎

PPS: mi raccomando, commenti brevi, privi di attacchi personali e rigorosamente a tema.
Quasi come sempre, insomma.

Buongiorno a voi tutti,
Nel mondo di BuddaZot, BZ per gli amici, il tempo scorre liscio, senza increspature.
Così, in questi momenti drammatici, con le persone chiuse in casa a girarsi i pollici, le strade vuote, gli ospedali pieni, gli esseri umani che si evitano l’un l’altro … ebbene, in tutto ciò BZ ha modo di occuparsi solo di sé stesso.
Ma, anche in questo caso, che cosa potrebbe fare di meglio?

Grazie a Fago per i disegni (il nastro da cantiere un po’ davanti e un po’ dietro fa il paio col pennello che ‘fa’ il buco al posto della pala …) e grazie al nostro webmaster, Px, per averli ‘montati’.

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Dalla Lettera agli amici, Qîqājôn di Bose: «Guardando ai nostri giorni e, in particolare, all’ultimo anno trascorso, noi vediamo il dilagare dell’odio nei comportamenti e a livello verbale, sui social come nelle conversazioni quotidiane, vediamo un inumano che si fa strada tanto nelle relazioni quotidiane, quanto nelle politiche: stiamo vivendo tempi cattivi, in cui quasi ci sa fa un vanto della cattiveria.
Quasi si rivendica un diritto alla cattiveria. Da politiche di respingimento nei confronti di migranti, a impedimento a soccorrere in mare chi è in difficoltà e rischia la morte, a episodi odiosi di violenza e intolleranza verso stranieri braccianti che lavorano per pochi soldi nelle campagne del nostro Meridione, tanti sono i gesti di cattiveria e inumanità che colorano di tinte tenebrose i nostri giorni e riguardano governi nazionali e singoli cittadini, financo ragazzi e adolescenti che crescono nell’insegnamento del disprezzo verso il povero e lo straniero.
Vediamo aumentare esponenzialmente gli episodi di intolleranza xenofoba e le violenze di chiara impronta fascista e razzista ad opera sì di frange minoritarie, che tuttavia sentono, da un lato, di poter godere della comprensione e del supporto di una fetta consistente della popolazione, dall’altro, di essere legittimati da discorsi e atteggiamenti di responsabili della cosa pubblica. Potremmo dire: da responsabili irresponsabili. Perfino alcuni amministratori pubblici locali hanno attuato disposizioni discriminatorie nei confronti dei non italiani, palesemente in contrasto non solo con l’etica cristiana ma anche con il dettato costituzionale… »

Qui sotto trovate il testo completo

Per alcuni motivi antropologici, storici e testuali, nella scuola zen in generale e in questo blog in particolare, poco o nulla si parla dei precetti, delle regole che per secoli hanno governato la vita dei monasteri buddisti. Lo zen ha contribuito alla nascita del ’68 americano, dove libertà e trasgressione erano concetti paralleli e positivi. In passato, in Cina, la trasmissione delle norme mahayana è avvenuta, anche, attraverso prese di posizioni politiche e poi sovrapponendo varie opere (in particolare il Brahmajāla Sūtra, Sūtra della rete di Brahmā, probabile apocrifo cinese del V secolo) al vinaya dei Dharmaguptaka scelto dall’Impero di Mezzo come unico codice monastico per tutte le Scuole buddiste. Con conseguenti ricadute, quindi, in Corea, Giappone e Vietnam. Watanabe roshi, con una concisione pari alla sua non-simpatia per le regole ufficiali, soleva dire: «Fate nel modo migliore, per piacere». In Cina, in passato, vi fu chi riassunse la questione dicendo: «Non fare alcun male, attentamente praticare ogni atto di bene». In India, la stessa visuale già compare nel Dhammapada (116): «Si deve essere rapidi nel bene, dal male si deve ritrarre la mente. Se qualcuno compie il bene in ritardo, la sua mente si diletta nel male». Certo, i casi particolari sembrano confondere e perciò, su quelle basi, sono nate le centinaia di indicazioni riferite ad ogni singolo caso, per i monaci e per le monache. Vi presentiamo qui due lavori riassuntivi di questa complessa materia. Il primo, ampio e articolato, ad opera di Charlie Korin Pokorny, monaco americano del Soto zen, e il secondo, più riassuntivo, ad opera di Pedro Aigo Seiga Castro, monaco spagnolo del Soto zen.

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