Alcune settimane or sono, prima che le ferie anestetizzassero lettori e autori, il “caso Don Gelmini” fu in risalto ogni giorno sui giornali, sino alle accuse ai giudici di essere condizionati dalla “lobby ebraica radical-chic” poi corretta in “lobby massonica”. Vaneggiamenti tali da far prudentemente allontanare -oltre al suo avvocato che rinuncia al mandato- i personaggi pubblici, un ministro in carica, deputati, senatori, un ex presidente del consiglio (indovina un po’…) che si vantava di aver regalato a don Gelmini “10 (dieci) miliardi per le sue comunità in Tailandia”, che si erano affrettati a manifestare pubblicamente a don Pierino la loro solida e antica amicizia.
Ora un amico ci invia la riflessione che segue e che volentieri pubblichiamo.

Vittorio Messori sale in cattedra
Torrida estate del 2007. Alcuni giovani, pare una decina, accusano Don Pierino Gelmini di pregresse molestie sessuali. La vicenda è nota. Il prelato, in odore di santità per il suo salvifico aiuto a tante vittime della droga, sostenuto da parte dei media e dall’Italia che conta, si scagiona definendo i suoi accusatori delinquenti animati da risentimento personale. Si sa, i drogati rubano e delinquono senza giustificazione….
Occasionalmente leggo poi, (La Stampa del 5 agosto, pag. 5), che il buon don Pierino il 13 novembre 1969 fu arrestato una prima volta, a Roma. «…fu inquisito per bancarotta fraudolenta, emissione di assegni a vuoto, e truffa. Lo accusarono di aver sfruttato (altro…)