Da tempo ho in animo di pubblicare questo video, suppongo perché il tipo di emozione che mi comunica è oscura, un fascinopaura che rimanda ai territori dell’avventura. E a un tempo in cui la morte non esisteva perché, si sa, i giovani sono immortali


Continuiamo, intanto, a pubblicare le garbate note che Jiso Forzani ci invia dal suo esilio (dorato?) di Parigi. Questa volta è una

Notula

Un mio recente breve scritto, intitolato La vergogna ha suscitato alcune contrastanti versioni. Ci torno brevemente solo per una semplice puntualizzazione. Qualcuno ha voluto vedere in quelle parole una rivendicazione di purezza buddista dell’autore a fronte di un atteggiamento di mercantile impurità buddista riscontrato e stigmatizzato in altri.
L’attenzione rivolta alla trave nell’occhio altrui a volte impedisce

di considerare la pagliuzza che alligna nel proprio, bastevole a offuscare la vista e dunque il conseguente giudizio. Una lettura serena delle mie parole rende affatto evidente che la vergogna richiamata nel titolo è sentimento provato da chi scrive nei confronti prima di tutto di se stesso. Solo così la vergogna può condurre alla soglia del pentimento e divenire magari stimolo per ravvedersi e procedere meglio. Scrivevo infatti, che se noto nel fare di altri un modo che bene sarebbe evitare ciò è reso possibile solo dal constatare che “lo so, perché l’ho fatto anch’io, quante volte. E provo vergogna”. Da qui, dal riconoscermi nell’altro, nasce la possibilità della critica, che sola può indicare la via del riscatto. Da qui, dal vedere l’altro come se stesso la possibilità di discernere e valutare i fenomeni, senza il che la realtà sarebbe una pappa indistinta in cui tutto fa brodo: questo sì terreno ideale per nutrire l’orgoglio, paternalista e politically correct, senza alcuna vergogna.

JF