Lun, 13 Set 2010
Da tempo ho in animo di pubblicare questo video, suppongo perché il tipo di emozione che mi comunica è oscura, un fascinopaura che rimanda ai territori dell’avventura. E a un tempo in cui la morte non esisteva perché, si sa, i giovani sono immortali
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Continuiamo, intanto, a pubblicare le garbate note che Jiso Forzani ci invia dal suo esilio (dorato?) di Parigi. Questa volta è una
Un mio recente breve scritto, intitolato La vergogna ha suscitato alcune contrastanti versioni. Ci torno brevemente solo per una semplice puntualizzazione. Qualcuno ha voluto vedere in quelle parole una rivendicazione di purezza buddista dell’autore a fronte di un atteggiamento di mercantile impurità buddista riscontrato e stigmatizzato in altri.
L’attenzione rivolta alla trave nell’occhio altrui a volte impedisce
di considerare la pagliuzza che alligna nel proprio, bastevole a offuscare la vista e dunque il conseguente giudizio. Una lettura serena delle mie parole rende affatto evidente che la vergogna richiamata nel titolo è sentimento provato da chi scrive nei confronti prima di tutto di se stesso. Solo così la vergogna può condurre alla soglia del pentimento e divenire magari stimolo per ravvedersi e procedere meglio. Scrivevo infatti, che se noto nel fare di altri un modo che bene sarebbe evitare ciò è reso possibile solo dal constatare che “lo so, perché l’ho fatto anch’io, quante volte. E provo vergogna”. Da qui, dal riconoscermi nell’altro, nasce la possibilità della critica, che sola può indicare la via del riscatto. Da qui, dal vedere l’altro come se stesso la possibilità di discernere e valutare i fenomeni, senza il che la realtà sarebbe una pappa indistinta in cui tutto fa brodo: questo sì terreno ideale per nutrire l’orgoglio, paternalista e politically correct, senza alcuna vergogna.
194 Commenti a “Animali!”
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14 Settembre 2010 alle 8:09 am
Che meraviglia !
14 Settembre 2010 alle 8:10 am
Ciao Chiko, benvenuto. Il difficile non è stato ammaestrare i leoni, ma convincere l’uomo…
14 Settembre 2010 alle 8:18 am
Ho letto lo scritto di Forzani e, se posso essere sincero, mi da l’impressione di essere un pò sfiduciato…
Tutti noi nell’avvicinarci allo Zazen siamo ‘incappati’ in un incontro con qualcuno che ci ha ‘contagiato’ con la sua passione.
Credo che dopo un pò di pratica diventi quasi fisiologico il piacere di condividere il silenzio con qualche amico.
Se poi chi si trova a condividere lo Zazen confonde (più o meno intenzionalmente) questo ruolo come un’occasione di ostentazione (di cosa poi ?) e di autoaffermazione (come spesso accade anche a ‘grandi maestri’)allora di certo diventa un’aberrazione.
Eppure Katagiri Roshi diceva: ‘devi dire qualcosa’…
Lo sforzo di esprimere l’inesprimibile, dettato dall’amore di voler condividere quel che ci esubera, penso che sia, se sincero, un moto spontaneo e naturale dell’animo umano.
14 Settembre 2010 alle 8:20 am
Hola chiko, ma cheffai, ci ciurli? Contagiare con la passione e condividere il silenzio sono il pianeta perduto. Il piacere di condividere è già qui, tra le nostre povere cose. Se poi (d’amblé?) diventa un ruolo secondo me la cosa è già pelosetta un bel po’. Katagiri, buon anima, lasciamolo stare, visti i suoi vari volti penso sarebbe d’accordo anche lui ad essere lasciato in pace. Quando (in pochi, rari e specifici casi) si dice “dì qualcosa” non si pensa affatto al dotto pubblico ma a te, a me: prova a superare l’apofatismo, porta nel mondo il tuo zazen. Altrimenti non esiste. Il dotto pubblico se lo sono inventato i “grandi maestri”.
14 Settembre 2010 alle 8:43 am
Numa abalu! Tarzan yo! Kordo!
14 Settembre 2010 alle 10:56 am
Ciao Mym,
mi sembra di aver detto qualcosa di simile…
Ma mi sembrava che le osservazioni di Forzani fossero un pò all’estremo opposto.
Per condividere a volte si usa anche la parola (sempre in quello strenuo sforzo.
Mi sembra che anche il Buddha facesse qualcosa di simile a prediche.
Ora, senza arrivare alle prediche, ma se qualcuno chiede e la risposta è sincera dov’è il problema?
Penso che si debba fare attenzione a non cadere nel versante opposto che mi da tanto l’impressione di uno sfiduciato tentativo di disimpegnarsi.
… che vuol dire :’ci ciurli’?
Mi scuso dell’ignoranza.
14 Settembre 2010 alle 11:11 am
Ciurlare è termine antico, temevo il tuo commento fosse l’ingresso di un troll, scusa l’incomprensione. In questi casi prima sparo e poi chiedo “chi è?”. È vero, nello scritto di Forzani c’è un poco di amarezza che può essere letta anche come uno sfiduciato tentativo di disimpegnarsi. Speriamo di no e che per taaaanti anni ancora annaffi il mondo con il nettare delle sue parole. Ogni tanto, però. Per quanto riguarda le prediche del Buddha, lasciamole a lui, a meno che qualcuno non si proponga nel ruolo, a viso aperto: lo accogliamo a braccia aperte, per essere certi di acchiapparlo subito.
14 Settembre 2010 alle 11:14 am
Grazie,
nessun problema.
14 Settembre 2010 alle 12:20 pm
Lo scritto di Forzani lo trovo di una potenza straordinaria. Ci vedo il coraggio di andare fino in fondo, senza paura di doversi spostare dal posto in cui ci si era sistemati. Condivisione credo non debba essere necessariamente avere stessa opinione o provare le stesse sensazioni. Il tentativo, seppure spontaneo, di voler inquadrare le parole dell’altro nel proprio mondo, più o meno, percepito bello ordinato, è una riduzione, umanissima, ma una riduzione. Potremmo chiederci perché dire/dirci qualcosa,quali sono le intime intenzioni, consapevoli e no, per le quali diciamo ad altri qualcosa. E perché poi avvertiamo la necessità di etichettare con ‘sfiducia’ un diverso sentire dell’altro, solo perché forse non riconosciamo quel sentire ?
E se la condivisione dello zazen passasse per altre vie?
Grazie a tutti, vi saluto con questo lancio lungo sulla fascia..
14 Settembre 2010 alle 1:04 pm
E se la condivisione dello zazen passasse per altre vie? Val la pena di approfondire. Anche nella parte interna della zona esterna della riga bianca (in tema di lungolinea…)
14 Settembre 2010 alle 1:42 pm
a dhr (5)
Mangani zu-ro! Tarmangani yo! Tand-panda.
14 Settembre 2010 alle 1:55 pm
Vando!
14 Settembre 2010 alle 2:20 pm
Vando! Tarmangani po! So or popo frittata Omtag.
14 Settembre 2010 alle 2:29 pm
A proposito dello scritto di Jf: quando vedo gli altri pensionati guardare il cantiere anche io mi sento un pirla 😀
14 Settembre 2010 alle 2:31 pm
Ciao AHR,
Non si tratta di etichettare ma se il diverso sentire dell’altro è di ‘sfiducia’ perchè non volerlo riconoscere come tale?
Un altro modo per disimpegnarsi.
E se passasse per altre vie ?
Certo, senz’altro, ma l’importante è percorrerle, concretamente, non solo concettualmente.
14 Settembre 2010 alle 2:32 pm
a doc
è vero, facile criticare dopo aver abbandonato il campo di battaglia chi ancora si affanna su di esso.
14 Settembre 2010 alle 2:33 pm
Omtag sord! Pacco vando!
14 Settembre 2010 alle 2:56 pm
Hare! Hare! Hare!
14 Settembre 2010 alle 3:38 pm
E Pacco sia, allora!
14 Settembre 2010 alle 4:52 pm
Caro Chiko, conosco a memoria queste parole d’ordine: ‘disimpegnarsi’, ‘abbandono del campo di battaglia’, ‘concretamente, non solo concettualmente’, ‘fisiologico il piacere di condividere’, magari ci si potrebbe anche aggiungere a corollario che si conosce bene ‘il tormento degli altri’…
Scudi per dire ad altri cosa fare o non fare, cosa è giusto oppure no, quali vie sono concrete e quali no.
Che bisogno c’è? Cosa c’entra con la nostra pratica di una vita? Credo che ognuno, per poca che sia la sua retta visione, provi a fare il suo meglio. Anche quando fa danni. Non c’è modo di ordinare questo caos emotivo. E personalmente non lo ritengo necessario. Imparare a conviverci, si, mi pertiene.
Quel che trovo potente dello scritto di jf è il carattere personale del suo dire, è il far comunione di un intimo sentimento sapendo bene che questa condivisione può avvenire tra soli. Come due viandanti che, vicini, si trovano davanti ad un fuoco, aspettando che la notte passi. E’il gesto che mi è caro; l’offerta di una parola che, seppure insufficiente, si vorrebbe muta in realtà… l’abbraccio di quel suono tanto basta. Alla mattina ci si rimette in viaggio verso il niente (?).
Non è mia intenzione fare il terzo grado a nessuno, lo ascolto e condivido anche senza pretendere di stabilire se parla con ‘sfiducia’ o ‘fiducia’. Da dove viene questo ostinato bisogno, tutto dell’uomo, di voler stabilire il perché e il per come di tutto e pure di volerne fare una tecnica?
Il convincimento che gli altri necessitino della nostro soccorso. Che, soprattutto vi debba essere una convalida ?
Perché utilizzare ad esempio la parola ‘disimpegno’? ci si pone necessariamente in un insensato confronto su chi lo è e chi no. Chi stabilisce i termini di un disimpegno? Siamo così sicuri di voler distinguere così nettamente tra noi e gli altri? chissà che fila di indici puntati alle nostre spalle!
State(stiamo) buoni se potete.
Un abbraccio
P.S.
Non c’è in effetti nessun male a rispondere, se qualcuno chiede, ma deve chiedere prima (speriamo di no :-)) e la risposta dovrà essere gratis. Capire, poi, cosa ci stanno chiedendo veramente non è cosa facile, seppure crediamo di saperlo.
14 Settembre 2010 alle 5:00 pm
Belìn, che legnata! 😯
14 Settembre 2010 alle 5:23 pm
>questa condivisione può avvenire tra soli. Come due viandanti
“… their solitary way.”
John Milton, “Paradise Lost”, ultime 3 parole
14 Settembre 2010 alle 6:08 pm
A chiko 16: evidentemente si poteva leggere anche così. Mi scuso dell’involontaria trappola.
14 Settembre 2010 alle 11:59 pm
Che pezzo esilarante! Avevo bisogno di ridere un po’.
1. La consapevolezza della teatralità dello spazio in cui l’uomo agisce è saggezza (si è neikosofi quanto più si è attori e in questo momento storico ci sono attori mediocri che devono essere cacciati via per far posto a dei nuovi).
2. L’offerta religiosa del Vaticano spa è incapace di intercettare il bisogno spirituale (religioso) delle nuove generazioni (se continua così il crack è inevitabile).
3. La religione del futuro sarà una religione cosmica (…).Il buddismo risponde a questa descrizione(Albert Einstein).
4. Perché spirito e denaro dovrebbero scontrarsi? A me dei posteri non importa niente.
5.Off topic. La neikosofia esiste solo nel mio libro, che non è in vendita (Ovvio. Anche se difficile da accettare).
TB:non vergognarsi di rubare alla notte le stelle: it’s such a perfect day.
15 Settembre 2010 alle 12:00 am
Poiché gli animali sono liberi dell’autoinganno – di cui risultano schiavi gli uomini – che porta a cercare dietro il mondo un altro mondo, e, nella loro muta devozione a questo più mansueti degli uomini, sono essi i veri uomini?
15 Settembre 2010 alle 8:23 am
A AHR 20:
Sei bravo con le parole Ahr e con quelle anche tu mi hai appiccicato delle belle etichette: ‘conosco a memoria queste parole d’ordine’ ‘ Scudi per dire ad altri cosa fare o non fare’..etc
Ne ho sentite tante di belle parole sto cercando altro.
Comunque mi hai smascherato sono un troll 🙂
riabbraccio
15 Settembre 2010 alle 9:22 am
>sono un troll
un troll pellegrinante nel mondo… un trolley
15 Settembre 2010 alle 9:58 am
@ chiko 26
Un blog è fatto di parole (altrimenti che ci i/scriviamo a fare?), se sono belle si fa un atto di cortesia al mondo (in virtù i ciò non penso affatto di saperne fare buon uso).
Ma a MIO pare non c’entrano nulla con lo zazen.
Su tutto il resto concordo.
La franchezza è un dono prezioso di questi tempi. Ti ringrazio.
A presto. In trolley.
17 Settembre 2010 alle 9:04 am
Ciao mym,
qui in Venezia dove abito, amano dire che “il tacon l’è pezo del buso”… Se la lettura del suo scritto, a dire di Jiso, non è stata “serena”, potrebbe dipendere anche dalla qualità dello scritto medesimo, no? Poi ti dico sinceramente che per me non esiste alcuna vergogna che possa essere riferibile soggettivamente od oggettivamente a chicchessia, e meno che meno che l’oggettivo sia tale perchè così è riconosciuto dal soggettivo che gli attribuisce le caratteristiche di criticità enunciate da Jiso…e quindi per effetto di ciò possa attivarsi la “critica” che sistema le cose…
Un soggetto che assume una posizione del genere resta comunque circoscritto alla sua soggettività che non necessariamente può essere migliore della soggettività altrui. Qui ed ora è diverso per ognuno, Deshimaru docet. Quindi, dicevo, non esistendo alcuna vergogna, non è necessario alcun pentimento o ravvedimento specifico riferibile, ascrivibile, ai soggetti citati nello scritto “vergognoso”. Ancora, “vedere l’altro come se stesso”, io avrei detto “vedere l’altro come LUI stesso”. Preferisco questa prospettiva. Ancora, la affermazione di “pappa indistinta” o hongaku shiso, da una prospettiva che richiama lo hihan bukkyo, rappresenta una posizione che a mio avviso rischia di perdere la vera potenzialità di questo momento nell’attesa, nella elaborazione teoretica, nella costruzione di un tempo migliore più congruo, più meditato e mediato dalla “critica”.
La mia modesta tesi di laurea qui a Cà Foscari è stata: “Dogen: Tradizione, Buddhismo Critico, Realizzazione”, questo a dire che ho studiato attentamente le posizioni dei “buddhisti critici” e soprattutto lo hongaku shiso. Questo per ribadire che quanto ho articolato nulla ha a che vedere con alcun supposto “orgoglio, paternalista e politically correct, senza alcuna vergogna” e a Jiso direi di fare attenzione ad affermazioni troppo tranchant…perchè l’occhio non può vedere se stesso… Non condivido la “vergogna” perchè non c’è. C’è il soggettivo. E c’è sempre stato. Per superare questo, non necessariamente può essere necessaria la “vergogna” o la “critica” e tutto il corollario di aggettivi e proposizioni enunciate soggettivamente da Jiso.
Ciao. Nello
17 Settembre 2010 alle 9:06 am
Piovono pietre…!
17 Settembre 2010 alle 12:13 pm
Si vede che chi le scaglia è senza peccato, buon per lui.
E infatti non conosce vergogna, come Adamo prima della mela. Beata innocenza… che peraltro non gli invidio. Io, semmai l’ho avuta, l’ho persa da quel dì, e dunque sono soggetto all’errore, qualche volta me ne accorgo, provo vergogna (dispiacere, rammarico…), mi pento, cerco di ravvedermi e, persino, ogni tanto, sfrontatamente ne parlo (o scrivo) con il prossimo. Per il resto seguo a fatica l’argomentare di Nello. Certo che con l’originale premessa e conclusione che “qui e ora è diverso per ognuno” e “c’è il soggettivo… e c’è sempre stato” riesce difficile capire di che parla l’altro e dialogarci. Mi sfugge per esempio cosa c’entri l’hihan bukkyo (per i non iniziati, una corrente di pensiero critico del buddismo giapponese, in voga negli anni ottanta in Giappone e America) con la mia passeggiata nel parco di Vincennes e il suo racconto. Forse non basta scrivere una dotta tesi su di un argomento per vedere poi tutta la realtà per mezzo di quel filtro. E confesso (senza vergogna) di non capire cosa voglia dire che la mia posizione rischia di perdere la vera potenzialità di questo momento nell’attesa, nella elaborazione teoretica, nella costruzione di un tempo migliore più congruo, più meditato e mediato dalla “critica”. Se non c’è niente da criticare, tutto essendo soggettivo, da che pulpito la mia riflessione sulla vergogna è criticata? Se la critica è ammessa, per la costruzione di un tempo migliore, perché la mia non va e la sua, parrebbe, sì? Che poi la vergogna possa essere “non necessariamente necessaria” per superare la palude del soggettivismo, beh, posso anche essere d’accordo …. soggettivamente, s’intende.
17 Settembre 2010 alle 4:20 pm
Non capisco cosa si intende in 29 con:
‘Poi ti dico sinceramente che per me non esiste alcuna vergogna che possa essere riferibile soggettivamente od oggettivamente a chicchessia […]’
Cioè: è impossibile provare vergogna per sé stessi, per es. di qualche cosa che ho commesso o detto ?
Se sì, perché ?
17 Settembre 2010 alle 4:28 pm
Perché siete una banda di svergognati, ecco perché!
PS: “svergognati” non è maschile, è neutro.
17 Settembre 2010 alle 10:37 pm
Svergògnati!
18 Settembre 2010 alle 8:29 am
Such a scèm!
19 Settembre 2010 alle 8:49 am
Ma secondo voi, alla luce dello scritto di JF:’La vergogna’ come dobbiamo considerare questo?
http://www.gazzettadiparma.it/primapagina/dettaglio/1/54935/Taiten_Guareschi_sconfigge_il_ministero_dellInterno.html
Perchè dunque si fa tutto questo per essere riconosciuti come ‘ministri di culto’ se poi non val la pena lo sforzo di partecipare e condividere ?
O addirittura è controproducente e va nella direzione opposta allo Zazen ?
Sono un pò confuso vi sarò grato se fate un pò di luce…
19 Settembre 2010 alle 9:31 am
Ciao Chiko. A parte l’ovvio consiglio di chiedere a Fausto Taiten “il perché si fa tutto questo”, temo che la lotta per farsi riconoscere ministro di culto e simili non abbia a che vedere con quanto scrive Jiso, che verte sulla tentazione (e come tale da non seguire) di proporsi nel buddismo zen tra coloro che pensano di aver qualche cosa da insegnare.
19 Settembre 2010 alle 11:14 am
Vergognoso. Direi che il sentimento della vergogna dipende dalla nobiltà d’animo del soggetto. Ad es. sono uno che si vergogna molto; non solo per le smargiassate che scrivo, ma soprattutto per la mancanza di serietà del popolo italiano (e non solo).A volte penso che non ci siano alternative: o si convive con la vergogna ammantandola di mistero per nascondere a noi stessi la viltà che ci abita(falsificandola in chissà quale articolo di fede) o morire da eroi.(Vorrei tanto non essere o essere un animale).
19 Settembre 2010 alle 11:28 am
Ciao hmsx, sei bello ‘stamane: gli eroi son tutti giovani e belli. Ma morire da eroi non è facile: lo stabiliscono gli altri, dopo che siamo morti e se ci danno la fregatura, ovvero si stabilisce che siamo morti da pirla, lo siamo per sempre.
19 Settembre 2010 alle 12:06 pm
Non nascondere a noi stessi la viltà che ci abita mi sembra un programma mica male. Cercando di vivere così c’è anche caso che si muoia da eroi (anche se nessuno lo viene a sapere, noi per primi).
19 Settembre 2010 alle 12:14 pm
A mym 37:
Grazie Mym,
però ho la sincera impressione che questa ‘lotta’ per farsi riconoscere come ministri di culto’ si sovrapponga proprio a quel ‘proporsi nel buddismo zen tra coloro che pensano di aver qualche cosa da insegnare’ di cui parli.
Infatti si fan anche chiamare Maestri di Dharma, o sbaglio ?
19 Settembre 2010 alle 12:33 pm
Contro l’opportunità di farsi (più sinceramente: farci) chiamare “maestri di dharma” e/o “venerabili” ho già tromboneggiato altrove, ovvero sia sulla ex rivista della Stella che su Dharma e non ho altro da aggiungere. Purtroppo spesso la religione (in generale) è ricettacolo di tanti che non hanno avuto successo altrove, per cui…
19 Settembre 2010 alle 1:19 pm
Capisco, grazie.
Cercherò di rintracciare i tuoi scritti al riguardo.
19 Settembre 2010 alle 2:18 pm
Qualcosa (un po’ vecchiotto per la verità) trovi
qui http://www.lastelladelmattino.org//index.php/mono/sen-m
e qui
http://www.lastelladelmattino.org//index.php/spin-doctor/onan
e qui
http://www.lastelladelmattino.org//index.php/780
Ciao.
19 Settembre 2010 alle 2:29 pm
Non speravo tanto !
Grazie !!
19 Settembre 2010 alle 4:09 pm
Cari JF e MYM, comunque mi pare che..la critica
a “quelli che pensano di aver qualcosa da insegnare” presuppone l’avere “qualcosa da dire” in merito; e
nonostante,usando le parole di qualcun’altro,”ogni dire sia un profanare”,meno male che avete “qualcosa da dire”.
Mi ricordo di qualcuno che ha scritto: “arrogantemente, so di non sapere”:-)
19 Settembre 2010 alle 4:38 pm
Ciao Dario, sì, direi che le cose sono proprio in questi termini. Tenendo conto che si ha qualche cosa da dire sino a che “si vede” qualchecosa. Come qualcuno che pensa di avere qualchecosa da insegnare. Altrimenti non c’è nulla da dire. Sul profanare… il senso è giusto. Per esempio se discuti con tua moglie molte volte avrai torto anche avendo ragione perché… in ogni caso non è mai ESATTAMENTE così. È il termine profanare che non mi piace. Mi fa prudere la lingua, mi fa venir voglia di aver qualche cosa da dire… 🙂
20 Settembre 2010 alle 9:42 pm
Per jf 31:
quanto postato da mym a mio nome e con il mio permesso, era l’ultima parte di una conversazione avvenuta tra me e lui privatamente e relativa al testo sulla “vergogna”.
Questa la mia prima risposta e le successive che spero rendano un pò più chiaro quanto postato da mym (a mio nome #29):
10/09/2010
Ciao Yushin,
confesso di non condividere quasi nulla di quanto osservato da Jiso.
Cause e condizioni determinano i comportamenti susseguenti…e dovrebbero essere ben identificate nella loro natura, vale a dire che se si è prodotto un luogo X ed è previsto che in tale luogo si svolgano determinate attività, ci saranno delle persone preposte a svolgere precise mansioni (che le loro prestazioni possano essere mediocri, inutili, fuorvianti, ecc., è un altro piano dialettico).
Non voglio commentare le riflessioni relative a come trascorrono la domenica le persone, là come altrove, di cui comunque ribadisco di non condividere la prospettiva, lo sguardo dell’osservante/parlante-scrivente e la soggettività che lo caratterizza.
Vengo al nocciolo, vale a dire la “vergogna” che secondo me non è una cosa prodotta da fattori esterni a chi la sente ma un problema del soggetto che la prova, che la attiva.
Di fatto, si potrebbe naturalmente osservare e chiedersi: sbagliano i “buddhisti”? Certo che sì, come tutti.
Il “buddhista” non è perfetto, presupporlo e vergognarsi per il fatto che non lo sia lo trovo infantile.
Questo, ovviamente, non significa chiudere gli occhi di fronte ai limiti della realtà che ci sta di fronte ma scegliere una modalità di rapporto con essa che non può poggiarsi sulla “vergogna” o comunque non solo, eventualmente, su di essa.
Dice Jiso, “Spiegando che cosa?”.
Ergo, si può spiegare il buddhismo con le parole? Sicuramente sì.
E’ sufficiente una comprensione solo verbale? Sicuramente no.
Ma, se ci troviamo in un luogo preposto ad un approccio di quel tipo, quello avviene. Poi, disquisire sulla qualità dell’intrattenitore è un altro piano di discorso.
Personalmente, non trovo nulla di male che si cerchi di comunicare la dottrina in cui si crede, che lo si faccia con i metodi del marketing corrente può essere discutibile, ma non il fatto in sè.
Ancora, non trovo nulla di male che si provi a vendere libri che trattano, o provano a farlo, della dottrina in cui si crede. La suadenza delle copertine e dei messaggi stampati sopra tengono conto, e sono dettagli, di marketing. Discutibili, certo, ma l’importante è il contenuto del libro e non il luogo in cui si vende e le sue coloriture etniche.
Anche i “buddhisti” vivono nel mondo, non dovrebbero essere “del” mondo ma ci sono dentro con tutte le contraddizioni connesse.
Se si pensa che le contraddizioni siano solo contraddizioni, non ci può essere alcun “pezzetto di prato pulito e ombreggiato nel quale sdraiarsi e piombare nel sonno”.
Ciao. Nello Genyo.
10/09/2010 (risposta a Yushin)
Ciao Yushin,
forse non hai letto tutto il mio intervento…
Le parole poi, tu mi insegni, si possono “tirare” in tante direzioni…
Nessuno ha il copyright del “perfetto buddhista”, Jiso incluso.
Dici, “il buddismo esiste per viverlo non per insegnarlo.”
Viverlo? Insegnarlo? L’uno non esclude l’altro. Dov’è il confine tra i “due”?
Tutte le considerazioni di quello scritto di Jiso sono altamente e gratuitamente spocchiose.
Io come buddhista mi vergogno che un buddhista possa scrivere cose del genere sugli altri, chiunque essi siano.
Qualunque attitudine altrui va assolutamente rispettata e in caso non la si potesse condividere, le deduzioni da assumere non sono certamente quelle espresse dallo scritto di Jiso.
Ciao.
Nello Genyo
14/09/2010 risposta a Yushin
Carissimo,
il piano della vergogna non è il medesimo e non c’è bisogno che spieghi il perchè visto che è piuttosto chiaro.
Io non ho “criticato” nessuno, ho semplicemente rilevato la sostanza dello scritto dicendo che non ne condividevo nulla e spiegandone il perchè.
Ho espresso quindi una prospettiva di tipo diverso che può non essere necessariamente identificabile come critica.
Non mi interessa essere umoristico, apprezzo l’umorismo ma non mi determina.
Se uno vive autenticamente un insegnamento, automaticamente il suo esempio impressiona e genera emulazione o comunque passa qualcosa agli altri, e questo può essere definito insegnamento. Supera l’intenzione dell'”insegnante”…
Le “frittate” non c’entrano e Dogen ha estinto anche “l’unità”, ovvero ha riconoschiuto il dualismo ed estinguendolo non ha prodotto alcun monismo.
Ciao. Nello
20 Settembre 2010 alle 10:35 pm
Se pensiamo che anche le Lettere di san Paolo erano nate così: blogga con Tizio, chiarisci a Caio, striglia Sempronio…
Poi si passò rapidamente dalla “edificazione” alla “costruzione” (ben diverse, in barba all’etimologia)…
Il buddista dovrebbe essere “omo sanza lettere” come Leonardo da Vinci?
20 Settembre 2010 alle 10:40 pm
Ora, siccome sono “innocente”, scendo sul terreno dell’intervento 31 di JF e provo a svilupparlo sinteticamente.
Relativamente alla “vergogna”, il mio non provarla è ovviamente soggettivo a sua volta, questo a dimostrare che il tuo soggettivo non è paradigmatico, per questo ho citato “qui e ora è diverso…”, questo perchè il tono del tuo scritto dava come per scontato che rispetto a quanto da te enunciato necessariamente si dovesse provare vergogna. Non è così, per me.
Soggettività per soggettività.
Questo non significa che sia sempre così, come invece tu all’inizio dell’intervento #31 vorresti lasciare supporre relativamente al mio sentire.
“c’è il soggettivo…e c’è sempre stato”, è un ulteriore ribadire che tutte le tue opinioni sulla vergogna non possono essere “assolutizzabili” come parrebbe tu vorresti far passare. Per questo si dovrebbe intuire facilmente che “qui ed ora è diverso per ognuno”, vale a dire che il qui ed ora espresso da te con la “vergogna”, personalmente non mi riguarda, non mi tange.
E questo, ovviamente, non significa che la vergogna non mi riguardi mai tout court, come tu credi e scrivi all’inizio di #31, assolutizzando una cosa relativa, ovvero non condividere il TUO senso di vergogna, che non è il mio.
Lo “Hihan Bukkyo” (Buddhismo Critico), era relativo a quanto detto da Yushin cui tutti gli scritti erano indirizzati ed era in risposta a sue affermazioni identificabili appunto in quel contesto critico.
Io sono nel buddhismo zen da tanto tempo quanto ci sei tu e il mio argomentare non è filtrato da alcuna tesi da da viva pratica, esperienza.
La “potenzialità del momento presente”, qui-ora, è quanto TUTTO il tuo scritto mostra di non capire…perchè per capire tutto quanto hai descritto è assolutamente necessario andare oltre la “vergogna”, superarla in quanto espressione di dualità: tu che provi vergogna e quello che la produce, soggetto, oggetto.
Personalmente, ravviso in una posizione come quella da te espressa, la stessa posizione dello hihan bukkyo che non condivido.
La tua visione della “critica” è unilaterale, assolutistica. Il mio dire che non c’è “niente da criticare”, significa, non c’è nulla da criticare nel modo come lo hai fatto tu. Che non condivido.
Ritengo, personalmente, che, se critica debba prodursi, le modalità espressive debbano essere altre.
Infine, io non ho criticato nulla, nemmeno il tuo scritto, ho semplicemente rilevato i limiti che contiene senza produrre niente di personale nella comunicazione con Yushin.
Certo, comunque, le comunicazioni frammentarie non sono corrette, Yushin avrebbe dovuto pubblicare tutto il dialogo intercorso tra me e lui ad iniziare dalla mia risposta al tuo scritto, poi le sue deduzioni (che io non ho riportato e spero si capiscano da quanto gli ribatto nel post qui sopra #48), in questo modo sarebbe stato un pò più chiaro il senso del tutto.
Saluti.
Nello
20 Settembre 2010 alle 11:03 pm
per AHR #32,
significa semplicemente che siamo su un piano soggettivo, vale a dire che se tu provi vergogna, io posso non provarla e il mio non provarla non significa che sia insensibile o cinico o innocente…ecc., significa appunto che qui ed ora è diverso per ognuno.
Il problema è quando si vorrebbe assolutizzare il relativo…perchè…il relativo esiste ma…per transizione e non solo…esiste anche l’assoluto.
Nessuna paura di nulla.
Ciao. Nello
20 Settembre 2010 alle 11:30 pm
per chiko #36,
avere anche il riconoscimento giuridico della propria comunità, implica il poter celebrare funerali, cremazioni, matrimoni, accettare volontariato, donazioni, ecc…
vale a dire doveri ma anche diritti.
Perfetto non è nessuno, tuttavia Fausto Taiten è uomo molto lungimirante e quindi se si muove il quel modo è perchè ha un senso per tutta la comunità, vale a dire Fudenji e dintorni…
Ognuno esprime la sua comprensione del Dharma a seconda della sua storia personale.
Sono stato uno studente di Fausto e lo considero un uomo della Via.
Ciao. Nello
21 Settembre 2010 alle 12:56 am
Vorrei chiedere – se qualcuno avesse voglia di spendere ancora qualche momento – 2 cose.
La prima è preliminare: possiamo accordarci sul senso da dare al termine ‘religione’?: e culto? (propongo quello di Wikipedia, che riporto qui sotto per comodità, perché è quello del linguaggio corrente e quindi più facilmente condiviso e chiaro. Per ‘ministero’ e ‘ministro’, propongo la voce di ‘etimo.it’ che è la prima che ho trovato).
La seconda (e terza) domanda è: il buddismo è una religione? E lo è lo zen?
Il motivo delle domande è ovvio: funzioni quali ‘il poter celebrare funerali, cremazioni, matrimoni, accettare volontariato, donazioni, ecc…’ sono proprie di un ambito religioso. In tal caso, che un buddista si assuma il ruolo di ministro di culti e riti mi pare non faccia una piega. In quasi tutte le religioni, se non in tutte, è la prassi: è un ruolo sociale. Un figlio prete, sindaco o medico (va bene anche farmacista) è sempre una fortuna.
21 Settembre 2010 alle 12:58 am
Religione – Una religione è un complesso di credenze, comportamenti, atti rituali e culturali, mediante cui un gruppo umano esprime un rapporto con il sacro. Tale relazione, tra uomo e sacro, è consentita per mezzo di qualche ordine soprannaturale, o naturale, che risponde ai significati ultimi dell’esistenza. Una religione contiene sistemi di valori e significati che investono la condizione umana, l’esistenza, l’ordine cosmico, e spesso altri aspetti della vita. Le religioni sono sempre in qualche misura istituzioni sociali, cioè sono condivise, dotate di regole e strutture sociali ordinate, dove singoli individui sono spesso designati a qualche ruolo o prerogativa collegate alla prassi religiosa.
21 Settembre 2010 alle 12:58 am
Culto – Nell’uso tradizionale, il culto di una religione, indipendentemente dalle sue sacre scritture, dalla sua teologia o mitologia, o dalla fede personale dei suoi credenti, è la totalità della pratica religiosa esteriore, la cui trascuratezza è definita come empietà.Il culto è letteralmente la “cura” dovuta al dio e al suo sacrario. Il termine “culto” deriva direttamente dal latino cultus, che significa “cura, coltivazione, adorazione”, participio passato di colere, “coltivare”.Tra le osservanze nel culto di una divinità ci sono i rituali, che possono comprendere preghiere e inni recitati o cantati, danze e spesso sacrifici, o sostituti del sacrificio.Altre manifestazioni del culto di una divinità sono la conservazione di reliquie o la creazione di immagini, come le murti o le icone (termine che di solito indica un’immagine piatta dipinta) o immagini di culto tridimensionali (statue o crocifissi) e l’identificazione di luoghi sacri, cime di colli e di monti, grotte, sorgenti e stagni, o boschi, che possono essere la sede di un oracolo. Queste particolari espressioni del culto sono considerate illecite nel Protestantesimo perché contrarie all’insegnamento delle Sacre Scritture.
Il luogo sacro può essere lasciato allo stato naturale oppure può essere elaborato a causa della costruzione di santuari o templi, sui quali è concentrata l’attenzione pubblica durante le festività religiose e che possono diventare la meta di un pellegrinaggio.
21 Settembre 2010 alle 1:09 am
Sacro – Anche qui possiamo usare quella di Wikipedia, che però a me pare poco chiara e forse contradditoria. Se qualcuno ne ha una migliore…
21 Settembre 2010 alle 5:07 am
Taisen Deshimaru Roshi usava dire che lo zen è “la religione prima della religione”. Non male eh, perchè include il soggetto e lo supera in soggetto assoluto, puro, incontaminato, realizzato.
La religione è il Dharma, l’Ordine dell’Universo (poi sui codici rituali si può discutere).
Semplificando al massimo, si può anche “ridurre” in questi termini:
“Chiese qualcuno: ‘cos’è il buddha (varrebe a dire la religione)? Qualcun’altro rispose:
‘tre libbre di lino'”.
Non è così semplice come potrebbe sembrare, tuttavia è compiuto in se stesso.
Ciao.
21 Settembre 2010 alle 10:29 am
A Nello #52
Salute Nello,
anch’io ho frequentato Fudenji e Taiten e mi sento di dire che la sua affannosa e prioritaria ricerca di autoaffermazione (anche quella di far ‘riconoscere’ a tutti i costi il suo tempio è una ricerca di autoaffermazione per quel che ho potuto constatare) lo stia portando largamente fuori strada, o sarebbe meglio usare il termine ‘Via’ che hai usato tu.
A questa ricerca autoreferenziale si legano i temi che stiamo affrontando relativi ai riconoscimenti vari da parte di stato, chiese, maestri di Dharma….
Niente di male nel ricevere riconoscimenti ma se nella ricerca di questi si perde di vista il cuore della vicenda allora le cose cambiano.
Sono d’accordo con te che accade che un sincero praticante si ritrovi a condividere la sua fede e tenti di esprimerla anche a parole nonchè si ritrovi anche ad insegnare sempre mosso da quello spirito di condivisione.
Purchè l’insegnare non diventi un palcoscenico su cui affermare sè stessi cosa che accade come detto prima a chi perde di vista il ‘cuore della vicenda’.
21 Settembre 2010 alle 11:15 am
Caro Nello,
ogni santo giorno rinnovo più volte il fioretto di essere tollerante. Perciò, anche oggi. A volte è dura.
Quantomeno la tua non-risposta mi porta a conoscerti un po’: ma questa è un’altra questione.
Cosa non hai capito della triplice domanda al 53? Dovrei desumere di aver formulato la domanda in maniera non sufficientemente chiara, nei termini e negli obiettivi. Oppure che tu presuma di poter giocare con me come il gatto col topo. Peccato.
Spero ci sia qualche altro interlocutore che, avendo meno da perdere nel merito, abbia più coraggio.
21 Settembre 2010 alle 12:44 pm
Uno: per favore abbassate i toni.
Due: tenetevi, al massimo, sulle 500 battute secondo il principio per il quale una cosa che non si può dire in breve non val la pena di essere detta. Almeno come commento in un blog.
Tre: Nello per favore, sii più… meno… insomma: rilassati.
21 Settembre 2010 alle 1:06 pm
Sinceramente e, inevitabilmente, soggettivamente:
la forza delle certezze(assolutezze) è pericolosamente vicina alla conversione in certezza della forza, fondamento di ogni pre-potenza;
parafrasando (con una pò di vergogna..):c’è chi trasforma le illusioni in risveglio e chi il risveglio in illusioni.
Il mio? un “liberatorio” elogio alla fragilità..incertezza
21 Settembre 2010 alle 2:19 pm
Caro Doc possiamo, penso, accordarci sul significato di religione non in base a una definizione “chiusa”. La parola “religione” non è contenibile in un significato univoco. Per es, in giapponese l’hanno tradotta con “shukyo” che ritradotta non vuol dire “religione” secondo nessuna definizione dei dizionari, ma “verità e gli insegnamenti che la esprimono e aiutano le persone a realizzarli in pratica”. Penso che il buddhismo sia religione, perché risponde all’istanza religiosa umana. Cos’essa sia un’altra volta, magari, ho finito la mia razione di battute.
21 Settembre 2010 alle 4:29 pm
Ciao Jf: la definizione può andare anche bene, per fare 4 chiacchiere; ma non al fine di risolvere il rebus espresso al II par. del #58 ed al I del #52. In questa definizione ho come l’idea che ci entri un po’ troppa roba, compresa Scientology, i Bambini di Gesù e compagnia bella. Mi auguro che uno Stato che intende tutelare i cittadini, soprattutto i più giovani ed i più – per vari motivi – indifesi e plagiabili, non accrediti culti e ministri di culto sulla base di una griglia così ampia.
Ci si gioca la vita, leggevo tempo fa su queste pagine. E, aggiungerei, anche il patrimonio.
21 Settembre 2010 alle 5:04 pm
Ciao doc, quale definizione? Mi pareva di non averne data alcuna. Parlavo appunto della religione in cui ci si gioca la vita, per restare al lessico nostrano: con quella lo Stato cosa c’entra? Deve controllare che non si violino le sue leggi, non può entrare, per fortuna, nelle coscienze. Con la religione che dico io, ministri di culto et similia, non mi pare che c’entri, è un altro ambito. Comunque, una buona prassi forse è non chiedere soldi a nessuno in nome della Via.
21 Settembre 2010 alle 9:35 pm
Ciao Jf
io mi ero inserito sul tema di (36, 52, 58) che mi era parso l’ultimo sviluppo logico del blog . Così quando a (62) hai proposto un ‘significato di religione’ ho pensato fosse relativo alla stessa questione.
Lo ‘Stato’ era stato introdotto in precedenza, a 36, parlando del riconoscimento giuridico di una comunità e dello status di ministro di culto: centra eccome, sennò perchè richiedere un riconoscimento giuridico?
Per quanto riguarda la parola religione, a me sta benissimo la definizione di wikipedia. In italiano è così, perchè cercarne un’altra? solo perchè il buddismo non ci rientra? a me non preme che il buddismo sia incasellato come religione oppure no: in mancanza di meglio per esprimemri uso l’espressione ‘scienza tradizionale’. A seconda del contesto…
21 Settembre 2010 alle 10:01 pm
Ciao chiko #58,
se leggi il mio intervento cui tu ti riferisci, troverai la premessa: “perfetto non è nessuno…”.
Tuttavia, c’è chi guarda ossessivamente solo i limiti o “difetti” e non vede mai tutto il resto, oppure getta tutto…acqua sporca e neonato…
Non c’è un modo unico di vivere il Dharma buddhista e ogni monaco forma comunità che via via stabiliscono loro precipue modalità esistenziali connotandosi in un certo modo, quello che accomuna tutti è lo zazen. Tutto qui.
La discutibilità di queste modalità comunitarie, la “verità” attribuibile alle guide di queste comunità, è un altro piano dialettico che personalmente non ritengo interessante e comunque non semplificabile in poche battute, il discorso è molto complesso.
Quindi, Taiten sviluppa la sua visione del Dharma, Jiso la sua, Yushin la sua, Daido la sua, Kengaku la sua, Tetsugen la sua, e così via.
Relativamente al “riconoscimento” giuridico della propria comunità, sono le normative dello Stato in cui ci si trova ad imporle, tutto è regolamentato, normato, quindi, se vuoi fare un funerale con la pira (anche dentro il tuo tempio), con le norme vigenti non lo puoi fare (e questo è solo un esempio), si rende quindi necessario un rapporto, una relazione con le leggi di questo stato e se sarà il caso anche modificarle.
Attualmente, ciò che costituisce fattore di impedimento è la presenza islamista.
Ciao.
21 Settembre 2010 alle 10:24 pm
Caro doc #59,
la mia risposta voleva assolutamente essere elusiva e mi fa piacere che abbia suscitato l’impulso intollerante poi controllato dal fioretto della tolleranza. Ottimo.
Le domande che poni sono assolutamente non interessanti per me. Ma, mi hai ricordato che, quando qualcuno, come hai fatto tu, poneva domande del genere a Taiten o a Deshimaru, la risposta spesso era che lo Zen, è “la religione prima di ogni idea di religione”, vale a dire che non è comunque configurabile, rinchiudibile, circoscrivibile in alcuna formula lessicale o semantica…è prima di tutto ciò, che non significa che “tutto ciò” venga escluso da questo “prima”, ma bensì che viene integrato nella sua azione.
Riguardo al “gatto e al topo” o a quello che “avrei da perdere”(?)(non faccio di mestiere il monaco zen), comunque, riguardo questo, posso dirti “tre libbre di lino”.
Che è proprio il massimo.
Ciao doc.
21 Settembre 2010 alle 10:41 pm
Con queste premesse, si può fare un ’68.
Eccolo.
21 Settembre 2010 alle 10:46 pm
Per doc #63,
carissimo, conosco Fausto Taiten da 30 anni e non gli ho mai dato un soldo, mi sono state chieste delle donazioni per dei progetti e non ho mai dato una lira e continuo ad essere amico di Fausto.
Condivido che non si debbano chiedere soldi in nome della Via.
Per il resto, penso tu faccia bene ad avere tutti i dubbi e le perplessità relative al “religioso”, esperienza da trattare sempre con una certa circospezione…ma, non a senso unico, a 360 gradi.
Lo Stato che “tuteli” i cittadini…te lo lascio tutto.
Ciao.
21 Settembre 2010 alle 11:36 pm
Ciao Nello,
sono contento che cominciamo a capirci.
Rispetto a 67 : bastava dire ‘non mi interessa’, anzi addirittura non dire niente: pesa meno di tre libbre e non c’è più bisogno di perdere il lino. In fondo nessuno ti aveva chiamato in causa.
Rispetto a 69: cosa c’entra Taiten? Non l’ho nominato e nemmeno lo conosco. Ti pregherei di non attribuirmi riferimenti ‘a gratis’. Fausto, Giovanni o Paolo: io lavoro, in questo frangente, per quelli che ‘ci si giocano la vita’. A 720°. Se poi vorremo parlare dei dharma o di cosa disse Deshimaru, bè, spero potremo farlo serenamente in qualche prossimo futuro, magari col caminetto acceso ed una buona bottiglia. Ci conto.
22 Settembre 2010 alle 2:17 am
Ciao doc,
rispetto a 67, a volte, bisogna non dire niente dicendo. Non è difficile, ma nemmeno facile.
Rispetto alle domande che hai posto tu, si può rispondere in tanti modi e possono essere tutti buoni. Quello di Jiso è buono, il mio è altrettanto buono, esistono più piani di realtà, e vanno integrati.
E rispetto al tuo #70 potrei dire che non esiste nessun lino…per questo diciamo “tre libbre di lino”.
Taiten…è un ectoplasma fin troppo presente qua sopra anche non nominandolo mai…quindi, io lo nomino perchè c’è, che tu ne sia consapevole o meno, è un bersaglio critico sempre presente, c’è chi lo vede o stravede e chi non lo ipostatizza. Qui ed ora è diverso per ognuno.
Ok per la bevuta, senza Deshimaru e i dharma.
Ciao.
22 Settembre 2010 alle 10:54 am
Taiten è un omone e non un ectoplasma. È la prima volta in tanti anni che viene nominato su questo blog (con “qua sopra”, suppongo, tu intenda “su questo blog”). Anche così però mi pare che sì, sia fin troppo presente. Nella tua testa prima di tutto, n’est pas?
Per favore, ripeto, superate (di poco!) le 500 battute solo se indispensabile. O, almeno, se sapete essere divertenti.
22 Settembre 2010 alle 12:42 pm
Provo a soddisfare la richiesta di mym:
‘Ectoplasma è il nome francese del Pokémon Gengar’
22 Settembre 2010 alle 5:54 pm
Pokemon Gengar? Sconosciuto al battaglione.
23 Settembre 2010 alle 1:48 am
Caro mym #72,
non è detto che perchè non si nomini direttamente una persona o un progetto a lui attinente non se ne parli comunque…
Anche con le presenze scomode bisogna fare i conti…
Dirmi che nella mia testa ci sia un altro…la considero una grossa offesa.
Ribadisco che l’umorismo proprio non mi interessa e quello che tu definisci “divertente” per me può essere stupidotto…divertente non ha una valenza identica per tutti, io non mi diverto come ti diverti tu. O dobbiamo divertirci tutti a senso unico secondo i tuoi parametri?
Relativamente ai lunghi interventi, si sono resi necessari per rendere un pò più chiaro il senso di tutta la mia comunicazione sullo scritto della “vergogna” in quanto, avendo tu inserito nel thread solo l’ultimo mio scritto, non risultava chiaro il senso di alcune affermazioni che erano relative alle precedenti comunicazioni intercorse tra noi sempre sullo stesso argomento.
Qui ed ora è, e sarà sempre, diverso per ognuno, se non si mastica e digerisce bene questo punto diventa difficile, se non impossibile, capire fino in fondo il qui e ora. E c’è solo il qui e ora.
Saluti.
Nello
23 Settembre 2010 alle 8:54 am
Appunto: non è detto. Mi spiace tu ti sia offeso, pensavo capissi che mi riferivo all’idea, al pensiero e non alla presenza… Come? Mah… Non ti capita mai di pensare a qualcun altro? Comunque da buon buddista avrai già scordato (lett.: liberato il cuore da) tutto e sarai, saremo di nuovo in pace.
23 Settembre 2010 alle 12:44 pm
Propongo di assegnare la vittoria in questa tenzone a Nello, per motivi evidenti ai più.
Il mio cuore però assegna alloro ed ulivo a Dario (61) ed alle sue parole di vèrita.
Proprio così, c’è chi trasforma il risveglio in incubo eccetera. Occhio alla penna! gonzi di tutto il mondo unitevi (uniamoci)!
Dammi il 5, fratello!
23 Settembre 2010 alle 5:17 pm
Arieccolo!
Apprezzo doc77.
Gonzo romano in avvicinamento.
Però.
Mi viene di sognare/dire: ‘e se, forzando un poco, avessimo utilizzato al posto del termine ‘vergogna’ il termine ‘contegno’, che ne verrebbe fuori rileggendo tutti i 77 post?
26 Settembre 2010 alle 10:06 pm
Per dario #61,
l'”assoluto” correlato a “relativo” di cui si accennava in qualche post fa…, non ha nulla a che vedere con quello che tu definisci “certezze (assolutezze)”.
L’assoluto di cui parlavo non può poggiarsi su nulla, vale a dire nessuna “certezza” e nessuna “assolutezza”.
Libertà Assoluta.
Che ancora però rischia di essere fraintesa…se non si ha ben chiaro il significato reale, e di “Libertà”, e di “Assoluta”.
27 Settembre 2010 alle 1:47 pm
A parlar così si può dire tutto ed il contrario di tutto….
Tanto vale tacere.
27 Settembre 2010 alle 4:15 pm
Così, alle brutte, senza né ai né bai. Epperò, un po’ di fair play, che diamine. Si parla del tempo, dei buddisti di una volta (che non ci sono più e non è detto che sia un peccato), si scuote la testa un paio di volte e poi… No?
27 Settembre 2010 alle 9:57 pm
Caro chiko #80,
se ti riferisci al mio post 79 indirizzato a dario, dovresti chiarire che cosa significa per te “A parlar così si può dire tutto…” (e forse si chiarisce anche per me).
Ho solo tentato di spiegare a dario che ciò di cui si stava parlando non è ipostatizzabile.
Se non ti è chiaro,e ti interessa, quanto indirizzato a dario, sarebbe bene che tu mi chiedessi di chiarire di più e non di “tacere”, perchè di fatto vedi, di “mio”, nello scritto, non c’è nulla, che può equivalere al “tacere” di cui parli tu.
Quindi, di fatto, io ho completamente “taciuto”. Tuttavia, quanto affermato resta. Cos’è?
Ciao.
28 Settembre 2010 alle 1:37 am
Lì _ él
Nko in persona prende la parola.
Vergogna! In mancanza di giardinetti pubblici dove dormire ho collassato per due settimane nel mio letto – ah, se fossi a Parigi!
Il fatto è che ho concluso un business: ho la ‘certezza’ di poter vivere come uno studentello per i prossimi dieci anni..e senza lavorare! (non proprio un bel film. Ad es. non potrei comprarmi una berlina)
[Non è off topic: sto usando lo stesso registro narrativo di JF; scusate se è poco. E’ che i dotti mi urtano: sragionano].
28 Settembre 2010 alle 1:39 am
In pratica ho affittato una delle mie stalle – fate conto – a Giuseppe, Maria e a un Gesù bambino che nascerà più o meno fra due mesi (Mi sento un miserabile)
Ho pensato a quelli che guadagnano milioni in pochi secondi impoverendo nel contempo miliardi di persone..e la chiamano ricchezza!
L’umanità vive dentro un’allucinazione collettiva.
[Si autorizza il taglio della lingua a quelli che non si vergognano, soggettivamente e qualsiasi cosa significhino, di ‘come stanno le cose’ , o ,altrimenti detto, ‘cuore della vicenda’]
28 Settembre 2010 alle 1:41 am
PS: on topic, on topic..La religione, infatti, è la gelosa custode della scrittura simbolica; però, se non si ha più l’’interesse’ a leggere simbolicamente la storia è finita perché è finita.
28 Settembre 2010 alle 1:42 am
NB. La religione mi sembra un atteggiamento peculiare della mente umana che si potrebbe definire, in armonia con l’uso originario del termine RELIGIO, come la considerazione e l’OSSERVANZA SCRUPOLOSA di certi fattori dinamici, riconosciuti come ‘potenze’: spiriti, demoni, dèi, leggi, idee, ideali, o comunque l’uomo abbia voluto chiamare tali fattori, dei quali ha sperimentato nel proprio mondo la potenza e i pericoli, abbastanza per giudicarli degni della più scrupolosa considerazione.
[Re-indosso la maschera, ‘fingo’ di dubitare e aggiorno l’identità virtuale (forse pure l’agenda).Ho contro di me 2000 anni di cristianesimo + 10 anni di storia anticristiana: mica male].
28 Settembre 2010 alle 2:30 am
homosexual, se mi devi dire qualcosa, dovresti chiamarmi per nome e citare il post cui ti riferisci.
Il tuo parlarti addosso, o allo specchio, in generale, non solo in questo thread, lo trovo di una noia totale.
Se hai argomenti, esponili, possibilmente in elenchos…
Se non ti piace il mio di argomentare, girami pure al largo.
Ciao.
28 Settembre 2010 alle 7:00 am
Per Nello # 87.
Elenchos
1. Dotto;
2. Pisolo;
3. Scorreggiolo.
Sputo il rospo: io e il mio stomaco..parliamo!Quando devo fare la pupù mi manda dei segnali, ma anche quando sono affamato/sazio o devo vomitare..e non ho neanche la laurea in medicina! (ah, sono un geniaccio)
PS: chi sa e capisce mi onora, chi non sa e non capisce mi fa un piacere.
(kore-kara minna-ke mechakucha odotte sawago-sawago)
28 Settembre 2010 alle 7:38 am
Ci sono un paio di refusi: minna de e sawagou.
Hmsx e Nello. A parte lo stile, i contenuti, l’ambiente culturale, quello che dite e il perché lo dite sapete che vi assomigliate…? 😛
28 Settembre 2010 alle 8:08 am
Mica tanto.L’errore intenzionale ha reso più facile la ricerca via internet del significato letterale di minna de e sawagou; ma più difficile la ricerca del miraggio in celluloide.
Insomma..get ur faith on (oops..)
28 Settembre 2010 alle 8:26 am
‘RRA!Prr..
(Questa non la dicevo dal ’01. Domani uno come Nello, cioè che soggettivamente non si vergogna etc.etc. chiederà la fiducia al Parlamento – che rappresenta il popolo sovrano).
Meno male che la Chiesa invita alla calma e buddisti sono pacifici.
28 Settembre 2010 alle 8:57 am
Bella questa cosa del popolo sovrano. Se provi a dirla sussurrando mi addormento di nuovo
28 Settembre 2010 alle 10:28 am
… ma insomma!
cos’è questa confusione?
son basito 😎
potreste spiegarvi con termini comprensibili anche a me che non ho lauree e non sono geniaccio?
senza però togliere il gradevole suono prodotto dalla giustapposizione delle vostre parole.
‘Un bel tacer non fu mai scritto’
ecco mi sono ri-ri-contraddetto
accidenti non se ne esce fuori
‘Iwanuga hana’ ma anche
‘Siedi e taci, e avrai pace’ oppure
‘Uccello che non canta, non dà augurio’ (!!!)
28 Settembre 2010 alle 10:41 am
‘Iwanuga hana’? Ma allora:
kutaburete
yado karu koro ya.
fuji no hana
(草臥て宿かる比や藤の花)
28 Settembre 2010 alle 10:55 am
Con voce e tono homeriano:
‘MITICO!’
28 Settembre 2010 alle 11:02 am
Ecchequà:
Ero soltanto.
Ero.
Cadeva la neve.
Hai voja a magna’ pagnotte!
Mi diceva e mi dice ancora ir mi’ babbo, alludendo a quanto capisco poco e quanto ho da imparare (o mangiar polvere).
28 Settembre 2010 alle 11:05 am
Aò, me pare ‘n manicomio, me pare…
28 Settembre 2010 alle 11:19 am
Si questo lo capisco
28 Settembre 2010 alle 3:59 pm
Ok. Dopo aver trascorso ‘a nuttata a contare le stelle e ‘a mattinata a sbattermi in trib. ‘a gratis’ – che volete? – 230.000 avvocati in italy vs i 30.000 in France: mica sono disoccupato, è solo una questione di apparato digerent..cioè di sfumature negli ordinamenti giuridici, ergo scatta la siesta in terrazza (al modo di un re lucertola).
Shhhh…
NB. Il linguaggio concettuale, mirando alla determinazione ed esplicitazione completa, è una violazione dell’ineffabilità del trascendente: la sua parola è interruzione del silenzio, la dissipazione del mistero.
Sssogni d’oro.
28 Settembre 2010 alle 4:31 pm
Be’… che dire ? 100
28 Settembre 2010 alle 5:57 pm
AHR sei una disperazione, come la sabbia nel letto…
Il pensiero concettuale in effetti è roba che scotta. Dovrebbe essere usato in ambiente protetto. Quantomeno bisognerebbe educare i bambini a lasciar levitare il numinoso naturale nel quale vivono (tradotto poi dagli adulti come Peter Pan o Alice…) e a usare i concetti solo in caso di necessità. Probabilmente questo è uno degli effetti della machizzazione del mondo negli ultimi 3-4 mila anni. Il pensiero femminile maturo manca a tal punto che se ne dubita la presenza.
28 Settembre 2010 alle 10:07 pm
Per mym #89,
oh mym, vai ad attribuire somiglianze o pensieri ipotetici e immagini mentali al tuo specchio…grazie.
Ergo, per liberarsi di me è facilissimo, basta dire: “Prego, sarebbe bene tu non intervenissi più.”
Facile no?
Se mi si invita a partecipare a un dibattito, lo faccio con la mia persona (senza altri che possano albergare nella mia mente, nè supposti, nè pensati, la mia mente è sgombra carissimo, per la tua ci pensi tu da solo, non ho certo la presunzione di stabilire cosa ti condizioni o meno e non mi riguarda, nè mi riguardano le tue ipotetiche o presunte somiglianze con chicchessia e ti inviterei a non occuparti delle mie, ipotetiche o presunte…arigrazie.
L’etica, di uno spazio di questo tipo, richiede che si stia sugli argomenti, e non sulle ipotetiche o presunte particolarità personali…
Quando si scivola su questo piano, si rivela la propria pochezza, i propri limiti, e non quelli altrui, ipotetici e presunti e assolutamente sempre, sempre, sempre, non interessanti.
Tu mym, ti devi occupare di te, e non di me, delle mie ipotetiche o presunte somiglianze o di chi ci sia nella mia testa, sempre secondo le tue ipotesi e presunzioni, tutte soggettive e che devi rivolgere assolutamente verso nessun’altro che TE STESSO. Grazie.
per homosexual, non sono un medico e non posso fare niente per te.
non abbiamo nulla da dirci quindi rivolgi pure la tua mira altrove. grazie.
29 Settembre 2010 alle 10:34 am
Come dice il poeta: ogni giorno porta la sua pena anche se congranpenalerecagiù. Caro Nello, qui nessuno in particolare è invitato, è la conseguenza dell’essere aperto a tutti. Come funzionano le cose è lasciato al buon senso, alla buona educazione, al buon gusto ed alla decenza. Come si fa a sapere quali siano il buon senso ecc.? Di solito è cosa palese, negli altri casi decido io. Ora, i tuoi interventi hanno una spiccata caratteristica, sono molto affermativi. Non è male di per sé, potrebbe diventarlo se tu pretendessi che qui si facesse come decidi tu. Le pretese hanno un retrogusto di scocciatura.
29 Settembre 2010 alle 8:34 pm
Infatti sono mesi che avanzo una pretesa: tenere sotto chiave Nello.Dopo aver fatto una colletta per comprargli la camicia di forza, si capisce. Tant’è.. ah, la democrazia! Il primo venuto dice una idiozia, e poi il secondo e giù fino alla fine della lista.Per questo considero la democrazia solo una comodità: una poltrona su cui sedermi, una tavola imbandita ecc. Il balzo che permette di passare da una condizione quasi animale, ad una superiore, non certo umana, è l’ESSERE PER ALCUNI: la maggioranza, i TUTTI, preferiscono rimanere nella posizione primitiva.
Insomma ho sempre pensato per gli ALCUNI e non per i TUTTI.
PS:e se il linguaggio svelasse/rivelasse ciò che uno ha in testa?
29 Settembre 2010 alle 8:36 pm
Oh, please HMSX, sing a ‘death song’ for kids. They got no future and they wanna be just like you!
29 Settembre 2010 alle 8:39 pm
No,niet, nada.
Guardali: passi sbagliati. Angeli soli e accerchiati. Ridendo odierò per sempre: il sentimento libero,vero tormento,luccica dentro al cielo di Spazio infinito.
(se uno scopre la cura per il cancro che ‘deve’ fare regalarla?
e perché? maperpiacere…)
PS:non ci sono più le femmine di una volta.
Ah, il mio ex-psicoterapeuta è finito in analisi da quando l’ho mandato al diavolo – che ridere!
29 Settembre 2010 alle 8:48 pm
Là là là. Qui si ciancia di democrazia e maggioranze e tutti e si perde di vista un dato: il valore. Allora, Nello è una peste, siamo d’accordo? No? Vabbe’, però è l’unico che su questo blog dissente, capite? Dissente. Ora l’unico che fa una cosa che gli altri non fanno e che per di più è dire che non è d’accordo lo coccolo, lo curo, me lo tengo stretto. Oddio, si fa per dire. Però il concetto è quello. Poi c’è modo e modo, la sicumera, la rava e la fava… Quando qualcuno è unico è oltre le qualità. Tiéh!
29 Settembre 2010 alle 11:28 pm
berrò molta acqua inquinata, così mi verrà la Dissenteria e mym sarà contento anche di me!
🙁
30 Settembre 2010 alle 3:00 am
Per mym # 89.
A parte lo stile, i contenuti e l’ambiente culturale,ciò che mi distingue dal sig. Nello è che ho rotto con la seguente rappresentazione dogmatica:”cose che non hanno una qualità in sé”. I miei commenti hanno qualità (oltre ad essere fantastici e divertenti). Certo dissente, come i 4/5 dell’umanità:auguri. Però non dissente da Severino che, per replicare a 5 righe, ha scritto un libro, e per replicare a 10 righe ne ha scritti 3! Grazie al pacco che è ‘inconfutabile’:a parte i bambini scemi, chi ha tempo per leggere tutti i suoi libri-argomenti?
NB:un uomo-plebe, un uomo-rancore, un ranuncolo…
30 Settembre 2010 alle 3:03 am
Armonia, ovvero..
Elisir di perfetta
Di sì rara qualità,
ne sapessi la ricetta,
conoscessi che ti fa!
[Nowhere to go But I’ll still be cruising I live this life long You know I’m drifting along la la la I don’t want to hear, crying]
30 Settembre 2010 alle 10:56 am
Ed ecco la sabbia nel letto!
Tifo spudoratamente per dhr, i suoi commenti efficaci più di cento pensieri da cavallo pazzo (che solitamente mi albergano), quindi corro a bere l’acqua del biondo (!) Tevere e ci si vede dopo.
Arriveduar
30 Settembre 2010 alle 11:45 am
>i suoi commenti efficaci più di cento pensieri da cavallo pazzo
Il metodo è semplice: basta essere più pazzo di un cavallo.
😉
30 Settembre 2010 alle 11:51 am
Sì. Comunque avete capito. Da soli. E senza invito. Praticamente aggratis
30 Settembre 2010 alle 12:23 pm
Oh mym, te lo dico subito: con dhr in campo e i suoi cross dalle fascia è matematico, la infilo in rete.
Eh già, bomber di razza (e sono pure bravo a parare i rigori) $_$
PS: mi sono rimaste in canna un paio di spiritosaggini: che si fa…seppellisco?
2 Ottobre 2010 alle 10:40 pm
Per mym #103,
senti, io non so se la tua vita sia un giocare continuo che di per sè non sarebbe male. Potrebbe diventarlo se tu pretendessi che si faccia tutti al tuo modo…
Cercare la “spiccata caratteristica dei miei interventi”, non c’entra nulla con quanto i suddetti interventi contengono.
Tu, e quanti in grado di capire e quindi, piacendo, interloquire, dovreste assolutamente stare (che ha la stessa radice di epistéme), sugli argomenti trattati. Ogni altra considerazione sulla mia persona (noi non ci siamo mai incontrati, nè conosciuti,nè frequentati…), è un abuso. Chiaro? E ho già detto che argomentare in questo modo è tipico di soggetti disturbati.
Io, sono stato invitato da te a partecipare a questo spazio di “dibattito…discussione…!?”
Come ho già avuto modo di dichiarare in precedenti interventi, in un ambito del genere, si dovrebbe stare sugli argomenti, senza NESSUN accenno alle peculiarità (vere o presunte) di chi li espone. Questa è l’educazione, poi, ovviamente esiste anche la maleducazione.
2 Ottobre 2010 alle 10:51 pm
…quindi, “la pretesa”, è quella di STARE sugli argomenti e non di condividerli per forza.
Certo, poi, gli argomenti…bisogna averceli…
3 Ottobre 2010 alle 3:33 am
Ma guardatelo..Leggetelo! I giovani d’oggi… I migliori hanno come ‘argomenti’ i libri: puzzano di latte e sono già morti dal leggere; i peggiori sono imbambolati davanti alla TV.
In tali casi, se sto masticando un’ ostia, gli sputo in faccia; se sono ispirato li prendo direttamente a calci.
PS: mai avuto la vocazione di insegnare: deficio di pazienza.
NB: siamo già nel dopo-vita.
3 Ottobre 2010 alle 10:41 am
hmsx, ti perdono -per ora- perché so che per te lo sproloquio è una forma d’arte (se mi posso permettere: un C. Bene più … arioso?) però le parole possono offendere e contundere per cui se non interviene la tua moderazione CENSURO!
3 Ottobre 2010 alle 12:21 pm
Ciao Ne’, sempre con il pepe nelle parti basse, eh! In effetti, visto che mi scrivevi lunghe mail sui post e i loro commenti ti invitai a postare direttamente sul sito, invece che scrivere a me. Ti ho proprio invitato: mea culpa mea culpa mea maxima… Però, se vuoi essere credibbbile quando inviti a non parlare addosso alla persone meglio che tu non esordisca con “io non so se la tua vita sia un giocare continuo che di per sè non sarebbe male. Potrebbe diventarlo se tu pretendessi che si faccia tutti al tuo modo”. Per restare in tema -sei interessante, lo ammetto- occorrerebbe rimanere davvero aderenti al tema. Non basta avere argomenti. Bisogna anche capire di che cosa si sta parlando.
3 Ottobre 2010 alle 3:33 pm
La tensione neikosofica che sorregge la mya spiritualità mi isola ad altezze sublimi e inaccessibili.
Sacerdotessa della mia opera e gelosa custode della mya produttività, La difendo come il bene supremo: la missione unica della mia vita che antepongo agli affetti, all’amore, all’amicizia, al sentimento nazionale e sociale.
3 Ottobre 2010 alle 3:48 pm
Vabbe’. Una volta si sarebbe detto: “anche meno!” oggi non so.
3 Ottobre 2010 alle 4:00 pm
La vergogna del Golgota è una volta ancora emblema nel vento.
Mi si notifichi pure : scena gratuita
4 Ottobre 2010 alle 11:01 am
Salve mi provo a dire qualcosa sperando di non derapare..
Devo dire che trovo interessante quella che, almeno in apparenza, definisco la rigorosità dell’argomentare di Nello. Mi affascina perché cerco ‘lo stare sull’argomento’ da sempre… e non lo trovo (sigh!!)
Però il ‘come’ di quell’argomentare mi lascia senza pace, e sicuramente disturbato.
Veramente. Scrivo queste righe con sincerità: quale la relazione/tensione tra l’essenza del dire e il il suo come ?
4 Ottobre 2010 alle 11:09 am
Ma cosa mi tocca sentire, in un blog zen, dove la sanno tutti più lunga del diavolo… C’è qualcuno che vuol rispondere? 500 battute, eh!
4 Ottobre 2010 alle 11:56 am
Era meglio se stavo in silenzio, nevvero? Forse dovrei prendermi una vacanza e andare in Nuova Zelanda in zona sicuramente off topic
4 Ottobre 2010 alle 3:55 pm
Per AHR # 125.
Che cosa vuol dire “capire” se non si vive o rivive in proprio, a proprio rischio, quel che c’è da capire? Far parte della VIA CRUCIS della grandezza, del “pigiar l’uva da solo”, quella che conduce alla neikosofia. Ma non vedere la grandezza, scusami, significa non capire veramente nulla, anche quando sembra si sia capito tutto. E peggio per chi non capisce! Ma non lo capiscono soprattutto gli intellettuali. Essi hanno i loro schemi e non possono tollerare che il tuo modo o metodo non vi corrisponda come, secondo loro, dovrebbe. Per fortuna tu non te ne sei mai curato.
4 Ottobre 2010 alle 4:34 pm
@ homosexual #126
Come dire ‘vano il sapere se non diventa governo della vita’; più o meno, ho ben
capito?
‘Per fortuna tu non te ne sei mai curato.’
del fatto che esistono gli intellettuali?
🙂
I tuoi post mi piacciono, capisco poco ma l’effetto è ‘punk rock’…
Grazie per la risposta.
4 Ottobre 2010 alle 4:58 pm
Punk rock a hmsx!? Se ti sente Nello sei fritto…
4 Ottobre 2010 alle 5:55 pm
Non può esserci nessuna pace tra verità e verità.
Solo nell’ACCADEMIE la PAX PHILOSOPHICA è una qualità in cui “tutti” hanno pari dignità di dire la loro.
Non può esserci nessuna pace tra verità e verità, ma ciò vale anche per la verità e la falsità.
4 Ottobre 2010 alle 7:00 pm
3 words :
It wasn’t complicated, It wasn’t complicated, It wasn’t complicated, It wasn’t complicated
baby its those 3 words that saved my life…
5 Ottobre 2010 alle 1:31 am
We knew the world would not be the same. Few people laughed, few people cried, most people were silent.
I remeber the line from Hindu scripture: the Bhagavad Gita. Visnu is trying to persuade the prince that he should do his duty, and to impress him takes on multi-armed form, and says: “now I am became Death”; Death, Death…
The destroyer – of the Worlds.
5 Ottobre 2010 alle 2:22 am
I valori non sono una legiferazione arbitraria in base alla forza ma conquista di nuovi gradi dell’essere; l’altruismo è ipocrisia o errore o debolezza e l’egoismo virtù; la moralità non è concentrazione e incremento di vita ma contro natura: non libera creazione e bellezza ma impoverimento, falsificazione, necessitoso accomodamento alle condizioni d’esistenza.
5 Ottobre 2010 alle 7:00 am
Prendo coraggio perché tutta l’esperienza ne attesta l’esistenza, come forza tra le forze, che come tale produce determinati effetti. Questa forza ha fondamento perché forza e fondamento non si possono dissociare.
Il coraggio agisce in modi sempre diversi ma rimane sempre lo stesso, dunque è stabile. Ma ciò che è stabile e ha fondamento non si regge su niente; cioè il suo fondamento è interno, viene dall’interno e non dall’esterno.
Se poi cercate una base su cui il coraggio si regge eccola: l’essere umano (che ne dispone come dote originale della specie).
PS: è sufficiiente o vi divertite troppo a svergognare IL + VILE tra uomini?^^
NB. C’ò preso gusto.
5 Ottobre 2010 alle 9:46 am
Ho visto che ci avete preso gusto. Ma il troppo stroppia. Basta, grazie.
5 Ottobre 2010 alle 12:26 pm
C’è un nesso con il mio quesito? o siamo passati oltre? scusate ma sono confuso… grazie
5 Ottobre 2010 alle 12:50 pm
Mah, passati oltre è già troppo. Penso neanche quello.
Vi sono due elementi in gioco. Il primo riguarda il senso di “sapere” nell’espressione “sapere di che cosa si sta parlando” il secondo riguarda lo spirito, l’animo con cui si parla. Sarebbe bene fossero presenti ambedue gli elementi (sapere nel modo giusto e parlare con spirito giusto, per riassumere senza finezza) quando si parla. Al primo si può anche rinunciare, al secondo no. Nel caso manchi il primo elemento c’è modo di rimediare. Se manca il secondo no.
5 Ottobre 2010 alle 5:30 pm
Il peccato contro lo spirito, l’unico non ri-mediabile… però ce ne si può almeno vergognare…. xxxxxxx (le x al posto di numerose faccine ridipiangenti, che continuo a non saper inserire)
5 Ottobre 2010 alle 5:55 pm
Hey, hey, you, you,
I can see the way, I see the way you look at me
And even when you look away
I know you think of me I know you talk about me all the time
again and again and again and again and again
So come over here and tell me what I wanna hear
i a second you’ll be wrapped around my fingers
cuz i can cuz i can do it
better
No way No way
5 Ottobre 2010 alle 6:07 pm
… poi ci sono le eccezioni.
5 Ottobre 2010 alle 6:24 pm
Però, in generale, c’è differenza tra l’ironia e il dileggio.
Il primo è espressione di “leggerezza” e possibile strumento di svelamento dell’errore nel colloquio: uno strumento che favorisce il dialogo;
il secondo è espressione di arroganza intellettuale e portatore inevitabile di astiosità: praticamente un costruttore di muri.
5 Ottobre 2010 alle 6:36 pm
Capisco, però così siamo già un paio di passi più avanti. Per esempio: a dileggio associ lo “spirito sbagliato” e a ironia… ? Ma se uno s’offende di fronte all’ironia, il dialogo è andato. Poi occorre un arbitro con i controcosi per stabilire se il dileggio, lungi dall’essere giustificato da un comportamento inutilmente ridicolo, non è che arroganza intellettuale. Insomma, conversando si può dire cruda, cotta o…
In generale c’è differenza tra ironia e dileggio.
7 Ottobre 2010 alle 10:34 am
Le scimmiette passano tranquillamente il tempo sull’albero a spulciarsi a vicenda. E’ un servizio. Se poi arriva qualcuno che vuole giocare a chi ce l’ha più lungo, beh…un po’ lo ignorano, un pò ironizzano, poi lo dileggiano.
Dove sta l’arroganza?!
7 Ottobre 2010 alle 10:54 am
Scimmiette, dici. Vabbe’. Passami la spazzola, dai.
7 Ottobre 2010 alle 10:54 pm
Per mym #119, (e #103…),
Carissimo, nel tuo #103 affermi su di me:
“Ora, i tuoi interventi hanno una spiccata caratteristica, sono molto affermativi. Non è male di per sé, potrebbe diventarlo se tu pretendessi che qui si facesse come decidi tu. Le pretese hanno un retrogusto di scocciatura.”
Cui io rispondevo in #115:
“senti, io non so se la tua vita sia un giocare continuo che di per sè non sarebbe male. Potrebbe diventarlo se tu pretendessi che si faccia tutti al tuo modo…”.
Ho usato il tuo stesso approccio, ti ho fatto da specchio, pensavo fosse abbastanza chiaro…Questo a ribadire che QUI E ORA E’ DIVERSO PER OGNUNO.
Se non si è in grado di STARE su questo piano, non può esserci nessun dialogo di nessun tipo.
Questo a ribadire che NON ACCETTO alcuna critica sulla mia persona, ovvero, STARE sugli argomenti, se qualcuno non li trova sono problemi SUOI.
Dire a qualcuno: “Bisogna anche capire di cosa si sta parlando”, si è già sul piano personale che in genere rifiuto. Se poi mi gira, posso anche rispondere sullo stesso piano dell’interlocutore.
So muovermi su più piani dialettici.
Per dire a qualcuno: “Bisogna anche capire di cosa si sta parlando”, sarebbe corretto dimostrare con gli argomenti in corso, cosa potrebbe non avere capito. Questo, per me, è STARE sugli/negli argomenti.
Dire a qualcuno che non capisce, che ferisce lo spirito altrui, che è questo e quest’altro, e quell’altro ancora, lo trovo grave e assolutamente estraneo a qualsiasi comportamento buddhista.
STARE.
Saluti.
7 Ottobre 2010 alle 11:20 pm
Per AHR #123,
penso di averti “disturbato” troppo poco, dovrei molto di più…
Tu, (e chiunque), dovresti assolutamente rivolgere lo sguardo all’interno.
Il mio “come”, non ti riguarda. Se dovesse riguardarti, STAI su quanto riguardante.
Non sbagli mai.
Se, il riguardante, non ti fosse chiaro, chiedi e ti sarà risposto.
Anche chiedere, ovviamente, richiede, STARE.
Saluti.
8 Ottobre 2010 alle 11:21 am
Caspita, una gragnuola. Ciao Nello, bentornato. Grazie al cielo non pensavo che il buddismo sia legato al lasciare stare.
8 Ottobre 2010 alle 11:23 am
Bentrovati a tutti.
Leggo con interesse il vostro blog da un pò di tempo e solo ora ho sentito la necesità di intervenire.
Mi piace il modo garbato ed ironico con cui Mym tiene le fila di commenti che spesso faccio fatica a seguire (ma è senz’altro un mio limite).
Devo invece dire che mi turbano i modi di Nello.
Forse mi toccano in modo particolare perchè ho frequentato anch’io Fudenji e mi sembra di riconoscere nel modo di interloquire di Nello quell’atteggiamento sprezzante/disprezzante nonchè poco accogliente e rispettoso delle sensibilità altrui che mi ha fatto allontanare (insieme ad altri atteggiamenti su cui preferisco soprassedere).
Mi dispiace per la nota polemica ma dopo un pò che ascolto sento il bisogno di dirlo…
8 Ottobre 2010 alle 12:02 pm
Salve a tutti.
@Nello #145
Grazie per il tuo contributo.
1)
‘Dire […], che ferisce lo spirito altrui, che è questo e quest’altro, e quell’altro ancora, lo trovo grave e assolutamente estraneo a qualsiasi comportamento buddhista.’ PERCHE’ ?
2)
‘quale la relazione/tensione tra l’essenza del dire e il il suo come ?’
questa era la mia domanda, puoi chiarirmi meglio la tua risposta ?
Ciao
Grazie
8 Ottobre 2010 alle 12:41 pm
Hu hu!.. Abbiamo già ipostatizzato il ‘comportamento buddista’: che bello! ci mancano il leader e la bandiera, e siamo praticamente pronti per la pugna! In riga! Hop, due! hop due!
Partire per la tangente, altro che stare!
8 Ottobre 2010 alle 7:55 pm
Non si può costringere a cambiare chi ormai non può più essendo definitivamente divenuto: chi garantisce per tali menti, e, in particolare, per le loro logiche?
La logica è affermativa e la sua meta suprema è l’autoaffermazione. Ma come macchina per affermare è uno strumento, e in quanto tale divenuta. Serve a rendere pensabile la realtà, non a coglierla con il pensiero.
La verità, infatti, non è una meretrice che si getta al collo di chi non la desidera, ma una bella così ritrosa che neanche chi è disposto a sacrificare tutto può essere sicuro dei suoi favori.
8 Ottobre 2010 alle 7:56 pm
PS: se homosexual STESSE in un cesso – chiuso a chiave – con uno come nello lo lascerebbe a terra sanguinante. Per lui sarebbe un’applicazione protocollare della nobile verità del Buddha; oppure il dolore si attiva dialetticamente e, non è più sofferto, si apprende leggendolo?
Puah!
NB: e non si fanno distinzioni di sesso, razza,religione.
8 Ottobre 2010 alle 7:58 pm
Per il fatto che la ragione non può esaurire il reale, si pensa che non possa coglierlo. Per il fatto che lo coglie in modo umano, si pensa che lo colga falsamente. E per il fatto che non può cambiare le cose così come sono, si grida che è inutile. E, qui, aggiungerò un’ulteriore precisazione: per il fatto che la ragione non è in grado di cogliere il reale negli ultimi principi, non si può negare che il reale sia razionale, anzi..
8 Ottobre 2010 alle 8:00 pm
Cercate arroganza intellettuale, dileggio, maleducazione? A parte # 52,#66,#67 etc.etc.?! Ok:
>per homosexual, non sono un medico e non posso fare niente per te. non abbiamo nulla da dirci quindi rivolgi pure la tua mira altrove.
Perché mai una mente ‘disturbata’ e ‘criminale’ come quella di HMSX dovrebbe obbedire? Quasi-quasi non obbedisce…
NB. Davanti a chi non riconosce l’uomo nobile non c’è nessuno (e anche se lo riconosce non significa niente).
La cecità del cieco dimostra e dimostrerà sempre la potenza del sole che fissò; ed è difficile, scomodo e seccante essere un sole e venire riconosciuto come una candela.
NVB.Un’altra sparata ut supra e ci sentiamo agli inizi di novembre per l’ADDIO (ORDINE SUPERIORE – è da un po’ che mi pressano e lo sai).
PS:Ah,’niente paura’, ‘nessun pericolo per te’, – parapaqueque – cosa c’è da perdere? – 3 libbre di lino? Esagerato! – Appena 21grammi…
8 Ottobre 2010 alle 8:08 pm
Per AHR # 147.
La storia è così:
1. A 6 anni pianoforte;
2. A 15 anni chitarra;
3. A 17 anni basso.
_Che volete?_, nessuna è perfetta.^^
…
Hey,hey, di perfetta non c’è nessuna…senti,senti (e chi ha orecchi intenda)
8 Ottobre 2010 alle 8:55 pm
Vai Nello: spargi sale sulle loro ferite. Il medico pietoso fa la piaga cancrenosa…
8 Ottobre 2010 alle 11:34 pm
Per mym #146 e #154,
non è importante che per il buddhismo sia qualcosa o qualcos’altro o ambedue…per me è importante STARE. (punto)
Riguardo il tuo 154…che dire!? Non so se ci sei o ci fai…io non ho NULLA a che vedere e spartire con quanto continui arbitrariamente ad attribuirmi.
Sono problemi tutti tuoi.
Io non ho nulla di cui vergognarmi…per tornare in tema, e il piano personale, ho già detto che lo rifiuto. STARE.
8 Ottobre 2010 alle 11:59 pm
Per AHR #147,
1)
Perchè esiste un’etica buddhista, una filosofia buddhista, l’Ottuplice Sentiero, le dieci Paramita, i Precetti del bodhisattva, ecc., e tutto questo mi permette di dire quello che ho detto. I Precetti buddhisti non sono cose scritte su un pezzo di carta, ma sono il midollo dei buddha e patriarchi.
Leggiti i Precetti e capirai perchè ho detto quello che ho detto e lo riconfermo.
2)
“L’essenza del dire e il suo come”, sono speculari direttamente all’interlocutore, esiste una reciprocità tra tutti questi fattori (dire – come – soggetto – oggetto…), e la loro interazione è sempre da “scrivere” nell’attimo.
Giusta? Sbagliata?
Poco importa. E’. Sta. Si compie. Entra. Scivola. Coproduce.
Non gli puoi mettere sopra nessun cappello.
E’ inafferrabile.
Ciao
9 Ottobre 2010 alle 12:15 am
Per doc #148,
il “comportamento buddhista”, speculare a quanto sinteticamente accennato ad AHR, in 1), qui sopra in #156, corrisponde alla libertà, è l’opposto di quello che pensi tu, che se intendi il buddhismo in quel modo, non sei nemmeno in periferia di quanto si sta trattando, sei ancora in zona liminale…
Dovresti approfondire di più…
E ancora, dire che un certo comportamento non sia speculare alla dottrina, non significa ipostatizzarla, cristallizzarla, statuirla in modo ordinario. Negare qualcosa, non necessariamente implica la affermazione di qualcos’altro.
Il buddhismo, è parecchio difficile.
Se anche “partissi per la tangente”, non ti riguarda.
Puoi occuparti solo ed esclusivamente del TUO STARE. Io penso per il mio.
Ciao
9 Ottobre 2010 alle 12:27 am
Per Isabela #150,
senti, io non ti conosco, tu non mi conosci.
Non mi attribuire ipotetici comportamenti negativi e riduttivi della mia persona.
Tieniteli per te.
Ma che educazione hai?
Come ti permetti?
Chi sei abituata a frequentare?
9 Ottobre 2010 alle 12:52 am
Per mym #146,
STARE, è l’opposto di “lasciare stare”.
9 Ottobre 2010 alle 2:22 am
Il Sistema della Volontà di Potenza è orrido, angoscioso, inesorabile, ma veritiero, perfetto, invincibile; altro che immutabilità e indistruttibiltà dell’essere!
PS:sia detto alle orecchie dei 7ini, oops!,..dei ‘severnini’, of course.
9 Ottobre 2010 alle 2:24 am
I pazzi intelligenti parlano meglio. Il buddismo, è “difficile”; però la Volontà di Potenza è semplicissima! ^^
9 Ottobre 2010 alle 2:27 am
X Nello (da Isa) #
Non sai che musica sono le TUE parole per le mie orecchie.
@ AHR
Il carattere è più raro della mente.
Forte e appassionato, come piace a me.
PS: oh sugarbabes, please, push the buttom: CANC
NB.E’ come ogni opera della vostra virtù: ancor sempre la sua luce viaggia e va peregrinando quando l’opera è compiuta. E quando non viaggerà più?In questo oceano da un milione di stelle se una si spegne non si vede neanche.
9 Ottobre 2010 alle 10:58 am
Grazie Nello. Se non ci fossi… forse non ci (mi?) mancheresti però mancherebbe senz’altro qualcosa. Forse il tatàn alla fine dei tuoi commenti.
PS: sono absent sino a domani, fate i bravi per favore.
9 Ottobre 2010 alle 9:15 pm
Caro Nello, ti voglio bene: perciò alla tua chiamata rispondo.
Mi scuserà l’arbitro se mi dilungo un po’ più del lecito.
Ci siamo già incontrati un paio di volte. In tali occasioni:
1. Non sei stato (57) sull’argomento (53): cosa che però pretendi dagli altri:
2. scientemente (67), cosa che denota una bella mancanza di rispetto nei miei confronti (avrà a che fare con l’educazione?);
3.hai approfittato dell’occasione per esibire una predica non richiesta (57); (sempre l’educazione?)
4. senza neppur usare farina del tuo sacco, ma re-citando i tuoi numi nonchè locuzioni idiomatiche sino-giapponesi (57 e 67) un po’ fruste in verità:
5. di nuovo non sei stato sul tema (69):
6. cercando di mettermi in mezzo (educazione?) a questioni che riguardano te e un tuo amico (69);
7. intrufolandoti in un dialogo tra me e Jf (62, 63) (educazione?)
8. hai tentato il colpo ad effetto (69) sbagliando mira con effetto boomerang, visto che non fui io a tirare in ballo lo Stato, ma casomai qualcuno che richiede dei ‘riconoscimenti’, e che tu sostieni per motivi che non voglio minimamente conoscere (52);
9. non hai manco vagamente colto il senso della mia risposta (70 etc ).
Non sto a contare gli altri post in cui anteponi concetti ed espressioni idiomatiche ad una viva dinamica di relazione tra gli esseri, tra i cuori. Cosa di per sé molto triste, almeno ai miei occhi. L’infanzia dello zen in occidente.
Non ho potuto fare a meno di notare quanto ti piaccia dire agli altri cosa e come dovrebbero fare (esplicitamente 102, 115, 144, 145;157; implicitamente tanti altri).
In sintesi: ti ho ripetutamente offerto una relazione, ma hai preferito giocherellare con concetti e slogans culturali.
Caro Nello: io ti vedo, ma tu non vedi me. Perciò oggi mi è ‘toccato’ venire sul tuo terreno. Continuando ad usare il tuo registro – chissà che così tu riesca a sentirmi – ‘devo’ quindi dirti che ‘dovresti’ cessare, almeno per qualche tempo, l’ossessione di ‘dover’ restituire i soldi dei sandali di paglia: e bere invece almeno qualche sorso dell’acqua che sgorga liberamente e gratuitamente. Magari ti calmi un po’.
Un’altra cosa: i libri non dico di bruciarli: no, troppo teatrale. Ma… e prendersi una vacanza, che so, una gita nei boschi? provare a sorridere?
Comunque, fin che coltivi arroganza e presunzione, e discrimini a manetta tra risvegliati (tu) e non (tutti quelli di questo blog, direi almeno), farai benissimo a non cercarmi e a pensare solo per te…. Per te, non so fare di più.
9 Ottobre 2010 alle 10:10 pm
Per mym #163,
“Se non ci fossi…”, ci sarei lo stesso…
Il “tatàn alla fine dei miei commenti”, è speculare alle idee preconcette che albergano dentro alla testa delle persone …c’è chi ride o prova a far ridere…c’è chi fa altro…
Qui e ora è, e sarà sempre diverso per ognuno.
9 Ottobre 2010 alle 10:47 pm
Per doc #164,
Senti, ho già avuto modo di dire e ridire che parlare su un piano personale non mi interessa.
Quello che hai scritto è il tuo vero ritratto. Proprio il tuo. E il terribile e demoniaco insieme, è che tu pensi sia “altro” da te…Poveretto.
Non ho mai cercato nessuno e meno che meno chi mi produce sbadigli su sbadigli (cerco di stare “sveglio” più che posso).
Buona fortuna.
9 Ottobre 2010 alle 11:15 pm
Hai ragione; lo so, infatti conosco la vergogna.
A te invece rischia di venire il naso più lungo, a dire le bugie.
9 Ottobre 2010 alle 11:40 pm
Deontologia del blog
1. Il blog è un libero spazio di discussione aperto agli interventi sugli argomenti in corso.
2. La discussione/dibattito, avviene per mezzo di argomenti.
3. E’ bene non scambiare/confondere gli argomenti con le persone che li propongono o sostengono, qua sopra, essi (gli argomenti), hanno una vita loro.
4. Eventuali rilievi personali, potranno avvenire solo ed esclusivamente attraverso gli argomenti e MAI supponendo, ipotizzando, criticando, offendendo la persona che interagisce con essi.
5. Sarebbe buona norma usare un registro linguistico “tradizionale”, per poeti, lirici, teatranti, apprendisti attori, comici, cantautori, anglocultori…ecc., esistono appositi blog.
Si potrebbe continuare a lungo, tuttavia, un punto dovrebbe essere irrinunciabile, questo: lo STARE sugli argomenti.
Ogni argomento è ovviamente illimitato come Pratityasamutpada, anche se quanto appare, qualcuno lo vede o stravede solo in parte, e gli sfugge lo “sfondo”.
9 Ottobre 2010 alle 11:58 pm
148 🙂
9 Ottobre 2010 alle 11:59 pm
Orwell; 1984. Non l’ho mai letto, che vergogna!
Però ho letto La collina dei conigli.
10 Ottobre 2010 alle 9:55 am
Ho letto così pochi libri che son certa di pensare ancora con la mia testa. ^^
“Vi sono tate aurore, che devono ancora risplendere”.
RigVeda, LIBRO PRIMO # 89.
10 Ottobre 2010 alle 9:57 am
Mi ha spezzato il cuore scoprire che ciò che avevo elaborato con il mio dolore e il mio sangue (una cura adeguata alla decadenza della nostra epoca) è stata una involontaria preparazione alla barbarie che si è poi abbattuta sull’Italia, che dico? Sull’Europa e sul mondo!
La mia difesa, se può essere tale, consiste nel riconoscere i miei errori, eppur “la mia freccia scoccò verso il cielo aperto, ornata di
bellissime piume, da qualche parte ha colpito”.
Hu hu!..
10 Ottobre 2010 alle 10:00 am
Non è la forza in quanto misura di forza, quantità, che dà gioia, ma la forza in quanto qualità, ossia l’indicibile, l’inebriante, l’estasiante essenza della vita. La realtà, infatti, è forza autoconservantesi in infinite modulazioni: realtà, perfezione e forza d’esistere sono la stessa cosa. Perfezione – in termini di scuola – è l’essenza di qualsiasi cosa in quanto esiste ed opera in una certa maniera, senza tener conto della sua durata; ergo conservazione non significa restrizione della forza, ma forza in espansione (o in perdita) per sovrabbondanza.
VB:per un’ora di A non so che farei – chiudo gli occhi: le serate non finiscono mai; sole giallo, mare blu.
10 Ottobre 2010 alle 6:00 pm
Il “ragionamento” è usato soltanto per controbattere, secondo il loro proprio principio, i ragionamenti sbagliati altrui, accampando personalmente non un’esigenza metafisica ma un’esigenza di semplice igiene intellettuale, dettata dall’amor per la vita quasi come l’igiene del corpo è dettata dalla persona che si ama dell’altro sesso. Dico bene?
Allora l’amicizia, come la generosità, DIE WAHRE LIBERALITaT, consiste nel riconoscimento – e chi preferisce il salto nella disonestà alla verifica del proprio atteggiamento iniziale non merità perché non merita, e basta.
10 Ottobre 2010 alle 6:06 pm
Sì. La bellezza risiede in quella parte delle opere che, diversa dai concetti, ha a che fare con l’intuizione, cioè nel linguaggio, nello stile.
Am i the same GI??? ^^
10 Ottobre 2010 alle 6:06 pm
Per me non è solo questione se merita o non merita. La sfida più è ardua più attizza, certe volte.
Son tornato, e vi tengo d’occhio. Tra l’altro adesso abbiamo il quinqualogo della deontologia del blog: finalmente qualche regola da trasgredire. Non se ne poteva più di tutta ‘sta libertà
10 Ottobre 2010 alle 6:09 pm
Rifuggo dalle dimostrazioni in quanto tali. Non che non mi piacciano o non le voglia; non le voglio in una determinata forma, che in genere è la loro forma tradizionale, ma le voglio in un’altra forma, incluse in una forma personalizzata. Non è un cattivo accorgimento di stile perché conferisce al PATHOS della responsabilità. Per quanto importanti siano i metodi, infatti, più importante ancora è la forza che c’è sotto, il genio, che più del metodo decide del valore e del destino di N.
– Capire – è approvare? –
NB. In un cero senso la nostra epoca è matura (cioè décadent), come lo era l’epoca del Buddha…
Per questo è possibile una cristianità senza dogmi assurdi…
10 Ottobre 2010 alle 6:17 pm
La libertà morale conseguibile con idee adeguate che sono assolutamente vere hanno valore di realtà. Conoscere la mia relazione con me stessa e con il mondo esterno, questo io chiamo verità: è così ciascuno può avere la sua propria verità e tuttavia essa è sempre la stessa.
10 Ottobre 2010 alle 6:27 pm
(@ 177) No, capire non è automaticamente approvare. Ci mancherebbe!
11 Ottobre 2010 alle 6:00 am
[@ 178 (è_e) ^^ .
‘io’ (e che argomento) = la ragionevolezza e il realismo nell’assurdità o almeno nell’impennata fantastica, la delicatezza nella violenza, l’avvedutezza nell’ingenuità, l’equilibrio nell’unilateralità e nell’eccesso, l’immoralismo nel furore di generalizzazione, il naturalismo nel misticismo..e off topic!
PS: Ma quando finisce il mese di tipanec?!?
11 Ottobre 2010 alle 6:10 am
(@179) Exactly. L’amore della vita è amore, non moralità, ma nello stesso tempo è la più alta moralità possibile, tanto più quanto è involontaria. Non è cecità, non è incoscienza. La moralità ragiona, e si ragiona; l’amore non ragiona, e non si ragiona. La ragione al suo meglio, infatti, non è che un’ombra dell’amore e ne proviene..’al di là del bene e del male’.
11 Ottobre 2010 alle 5:50 pm
Il mese di tinapec? Oooh, noo. Che disastro! Ogni volta che lo si nomina o se ne scrive il nome la sua durata aumenta di un’intera sleppa. Non so se mi spiego
11 Ottobre 2010 alle 5:55 pm
Il principio di ragion sufficiente è il solo portatore di ogni e qualunque necessità. Giacché la necessità non ha nessun altro vero e chiaro senso se non quello della immancabilità della conseguenza una volta che si sia posta la ragione.
‘Migliorare’? Uno stimolo per andare al cesso…
11 Ottobre 2010 alle 5:56 pm
J – Cade la pioggia..questa passione passata come fame ad un leone, me lo ricordo bene.
NB. Pensa che per dire ‘fatte er mac!’ ha scritto un ‘concept album’. In effetti da quando l’ho comprato (10 days ago) miglioro ogni giorno che passa. E’ da aprile che ho il desiderio di gettare dalla finestra il W7 comprato a marzo (2010).
Finale: non difendo nessunO…^^ ONLY 4 U
TB: ma vi rendete conto che ho appena iniziato?
11 Ottobre 2010 alle 6:10 pm
Non è carino fare aspettare le signore. Possibile che il grafomane non abbia scritto due righe per me? Che fa?Piange tra le sottane di ‘mammà’ perché ha paura del ‘tatatata’?
Ma dove scappa, non c’è modo di fuggire…
E’ la classica storia da figlio dei P…Bello X factor.
(e spesso ho trovato nel figlio il segreto rivelato del padre)
11 Ottobre 2010 alle 6:25 pm
Mara e Isabel, svp, saltate un giro altrimenti chissà che QUALCUNO non pensi che siate grafomani
12 Ottobre 2010 alle 12:00 am
Nella geometria cartesiana le quantità discontinue (i numeri) sono rappresentate da quantità continue (le linee). In tal modo si chiarisce la brevità del simbolismo algebrico e la rappresentatività della geometria che, svincolata dalla dipendenza dell’immaginazione in quanto algebrizzata, consente una rappresentazione visiva della notazione algebrica altrimenti puramente formalistica.
Tuttavia è [—] perché è —; infatti…
12 Ottobre 2010 alle 12:02 am
La dico io.
http://www.youtube.com/watch?v=14ABu_msibM
Tiè!
Ps: troppo avvenente per la comicità. Ah, le X mettetele dove volete. ^^
12 Ottobre 2010 alle 12:05 am
Bambina impertinente. Hanno diritto al periodo lungo solo gli uomini che hanno anche nel parlare un fiato lungo; nei più, il periodo è un’affettazione.
PS: ma dove lo trovate un BRAVO + BRAVO di HMSX?
12 Ottobre 2010 alle 4:49 pm
(@ 187) Temo sia il contrario. Ma la sostanza non cambia. Il punto, senza dimensioni spaziali, in quantità infinite forma lunghezze infinite.
12 Ottobre 2010 alle 10:21 pm
Già. E’ [-] perché è – – – .
“Beati coloro che ascoltano la parola di Dio e la OSSERVANO” Luca, 11, 27, ecc.
Mi prendo la libertà di scordarmi di me. Dopodomani sarò ancora a casa con me. ‘Notte.
24 Ottobre 2010 alle 5:43 am
Per doc # 171
Nel sogno le sensazioni si trovano in un miscuglio tenacemente inestricabile. E’ vero, ad esempio, che a volte mi senta soffocare, è falso che un leone mi ricorre. Qualcosa di falso, che abbia scritto un’opera lirica, richiama qualcosa di vero: che NON sono una virtuosa della chitarra. Imbarazzante. Nonostante i lunghi anni d’esercizi non ce la faccio proprio a muovere le dita sulla tastiera del manico; al massimo potrei essere una seconda chitarra, che vergogna!
24 Ottobre 2010 alle 5:44 am
Quando un giovane vuole liberarsi di una pressione insopportabile spesso ricorre all’hascish. Ebbene HMSX ha avuto bisogno di Morgan. Morgan è l’antidodo contro tutti i musicisti italici, un veleno, non lo contesto…- Ah, povera Italia! Una volta era la patria del bel canto.. – Oggi i musicisti nostrani, salvo eccezioni, fanno musica come occasione per assumere pose “interessanti” silicet istrioniche, ma così non pensa nessun musicista! Aggiungo allora una parola per le orecchie più sottili, ciò che IO voglio dalla musica: che essa sia gaia e profonda, strana, sfrenata, tenera, una piccola donna dolce, piena di malizia e di grazia…un po’ come hmm..