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L‘amico Butchlazy con la sua chitarra ha prodotto un altro “pezzo” di bravura. Una cavalcata sulle colline del West…


Le agili mani di Butchlazy ci propongono un nuovo bravo musicale, melodie leggere, che carezzano l’aria come raggi di quel sole oramai lontano


I virtuosismi, spesso, suscitano antipatia: l’eccesso di abilità, esibita, è più indigesta dell’imperizia. L’amico Mich ci segnala un duetto di chitarre da collezione: “È il Canone in re maggiore di Pachelbel suonato in sincrono da 2 chitarre con una tecnica mista (tapping, pull off, hammer on) davvero incredibile…”. La giovane età (è nato nel 1996!) di uno degli interpreti aggiunge un poco di meraviglia alla cosa. In attesa che Butchlazy pubblichi il suo nuovo pezzo, ecco a voi Trace Bundy & Sungha Jung


Il grande Butchlazy, tra gli intimi noto come “l’uomo che raddrizza le biro”, ha pubblicato un altro video musicale. La sua chitarra resofonica -ossia modificata per fornire una sorta di effetto benjo- è una fluida carezza


L’obiettivo di questa rubrica era quello di fornire uno spazio virtuale di osservazione ed analisi relativamente a qualcosa che potremmo chiamare – un po’ enfaticamente – la pratica di una quotidianità ‘autenticamente religiosa’. L’osservato speciale voleva essere l’ambito di vita laico; un mondo da scoprire. Solitamente infatti i discorsi sulla pratica paiono riferiti ad un ambiente monastico o comunitario, poiché questi sono i modelli stereotipi sui quali i praticanti orientano il proprio comportamento ed atteggiamento interiore. (altro…)

Dal blog nel blog: “Ogni giorno è un buon giorno?”, a cura di Marta e Doc

Buongiorno Marta, buongiorno a tutti. Vorrei aprire la pagina di oggi riallacciandomi al discorso della “appartenenza”, nell’accezione usata da un lettore del ‘profondo sud’ (nickname: Homosex) nel commento 21 del post con il video ‘storia delle religioni’.
Lì l’appartenenza è vissuta, mi è parso, come subordinazione ad un modus vivendi formale, fatto di rigide convenzioni non scritte ma altrettanto o forse più vincolanti.

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Riporto il suo intervento:”
“… il vulnus del discorso è proprio il senso di appartenenza.Vivo nel profondo sud italia e l’unico linguaggio religioso in acto è quello cristiano per cui, contro voglia, penso e agisco da cristiano. Dunque sono cristiano?Sì, nella misura in cui appartengo a qui vili e miserabili ‘confratelli’ corresponsabili di molte delle sciagure umane. Persino l’amore, per i cristiani, è una tortura che deve far soffrire, deve far sentire in colpa. Per fortuna i cristiani non sono l’Umanità. Un caro saluto”.
Un grido nel deserto. Mi mette in difficoltà e mi porta a riflettere su quali forme di conformismo acritico la comunità mette in atto per proteggersi; dalla paura del nuovo, del non conosciuto, del diverso. (altro…)

Dal blog nel blog: “Ogni giorno è un buon giorno?”, a cura di Marta e Doc

Per stare in tema….buongiorno a tutti.
Non so a voi, ma a me il nome di questo neo-nato blog mi ha riportato immediatamente alla mente il momento del risveglio. Non del “Risveglio”, ma del normale risveglio mattutino. Quello un po’ difficile, in cui, dopo che il corpo ha lasciato la tranquillità del sonno, mette in movimento il pensiero attorno alle varie “cose” da fare durante la giornata. Velocemente si passano in rassegna i vari impegni, vengono previste

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azioni e reazioni. Il tempo viene riempito prima che arrivi. Anche il tempo “vuoto” viene incasellato tra una cosa e l’altra. Sembra quasi una legge fisica da cui non ci si può sottrarre. Devo, in qualche modo, pensare prima ciò che dopo vivrò. Questo mi dà sicurezza… ma poi mi dà anche la sensazione di ripetere cose già viste, di vivere quasi sempre lo stesso giorno. Chi se ne intende lo definisce stress, lo stress del vivere moderno.
Ma…. torniamo indietro, al risveglio, (altro…)

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