Riceviamo da un amico e volentieri pubblichiamo una riflessione sulla intempestiva critica dell‘Osservatore Romano a proposito di José Saramago.

Miraggio portoghese

Nella nota polemica, poco evangelica e assai veterotestamentaria (occhio per occhio, invettiva per invettiva), che il quotidiano della Sede Santa riserva alla dipartita di José Saramago, si coglie, fra le righe del bollettino di postuma vittoria del sopravvivente, un curioso lapsus. Scrive l’articolista dell’Osservatore Romano che il defunto premio Nobel “si dichiarava insonne al solo pensiero delle crociate, o dell’inquisizione, dimenticando il ricordo dei gulag, delle ‘purghe’, dei genocidi, dei samizdat culturali e religiosi.”

Ora che il sonno eterno ha placato tutte le insonnie dello scrittore, colpisce che il giornale del Sacro Soglio disinvoltamente abbini e apparenti crociate e genocidi, inquisizione e gulag e samidzat religiosi. Che l’argomentazione critica poggi sul fatto che se Saramago non dormiva bene pensando alle crociate avrebbe dovuto non trovare riposo anche al pensiero delle efferatezze della “Chiesa di fronte” (come la chiamava Sciascia), non depone a favore del rigore logico di chi si è preso la pena di scrivere l’articolo. Ma soprattutto, l’eccesso di vendicativo zelo gioca uno scherzo curioso all’impietoso scrivano: allora è vero, lo sapete anche voi, che crociate e inquisizione sono state infamia ripugnante, come i genocidi, i gulag, le purghe staliniane! Tanta ammissione è una novità storica, che io sappia, da parte dell’organo ufficiale vaticano. L’indomito portoghese, dall’eterno riposo, sorridendo annuisce.

Nudelook

Ringraziamo Tommy (e la raganella) per la foto