Riceviamo e, più volentieri del solito, pubblichiamo una riflessione di Jiso Forzani sul nuovo reato da poco introdotto in Italia: quello di “clandestinità”, ovvero legato ad uno status e non ad un agire, ad un misfatto. L’introduzione di questo reato sarà una grave violazione dell’etica filosofica. Lo so che detto così pare nulla: la filosofia, la poesia, l’etica non si mangiano né fanno guadagnare quattrini, forse per questo dai dirigenti politici attuali sono sbeffeggiate. In base però ad una precisa filosofia: quella che premia il più forte e zittisce il più debole.

Ninetta mia
Mentre non pochi maestrini di pensierini con le facoltà mentali strozzate dal torcicollo e la vista murata dal moralismo di recupero sentenziano che i mali dell’Italia provengono in buona parte dal ’68, culla del lassismo e del relativismo individualista,
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quarant’anni dopo il “joli mai” l’Italia infelix di questo maggio grigio striato di nero si appresta a varare, nel disinteresse del popolo democratico che ha votato tanto e votato bene, una legge che trasforma una condizione logistica ed esistenziale in un reato.
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