Agosto 2006


«Dalai Lama eletto per sfidare la Cina»

(a seguito delle recenti dichiarazioni del Dalai Lama apparse su La Stampa del 8/8/2006, fa seguito questo articolo, sempre su La Stampa, il giorno dopo)

Da La Stampa del 9/8/2006

(di Marco Neirotti)

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La nuvola italiana del Buddhismo è vaga, indistinta. E’ un gioco o una convinzione. Di certo è lontana dalle scelte misurate, politiche, spirituali, abili del quattordicesimo Dalai Lama, Tenzin Gyatso, 71 anni, una confidenza con la spiritualità e con la realtà occidentale che ne hanno fatto un leader religioso e terreno insieme. Viso da buon nonno e occhiali da buon intellettuale. Ha decretato che non è più tempo di indagare bimbi per vedere in loro un reincarnazione.Dandosi del «semi-pensionato», ha deciso che i tempi sono cambiati. Ma, come ha scritto Claudio Gallo sulla «Stampa» di ieri, ha dichiarato chiaro e tondo di avere traghettato «il popolo fuori dal nostro Paese per riavere la madre patria». E la stoccata: gli anziani nominino il nuovo. (altro…)

«Il mio successore potrebbe essere eletto da un’assemblea di monaci»

Da La Stampa del 8/8/2006

di Claudio Gallo

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Col sorriso sornione e il disarmante candore, il Dalai Lama ha stupito tutti: basta, ha detto in sostanza, con questa mania della reincarnazione, sarebbe bene cercare il mio successore tra la comunità monastica in esilio. Come fanno i cattolici a scegliere il Papa, insomma. Poi, vedendo forse qualche bocca storta, ha aggiunto: «Mi rendo conto che i tibetani potrebbero non essere d’accordo con questo metodo».Non è la prima volta che Tenzin Gyatso, 71 anni, premio Nobel per la pace, sorprende i buddhisti. Nell’agosto del 1990 aveva detto: «Io, il quattordicesimo, sarò l’ultimo Dalai Lama. I tempi sono cambiati, non c’è alcun motivo per preservare questa istituzione». Sembrarono le parole della pietra tombale di una teocrazia durata quattro secoli. Allora molti monaci, e qualche tibetologo, rammentarono che già le antiche cronache di Bu-ston, adombravano che la durata dei Dalai Lama non potesse andare oltre le due volte sette, quattordici appunto.

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da Repubblica, 4 giugno 2006

“Tutti insieme appassionatamente”. Con questo slogan, Eldy, un’associazione no-profit che ha come scopo la promozione dell’alfabetizzazione informatica e dell’accesso alle nuove tecnologie, sta per lanciare sul mercato una distribuzione del sistema operativo Linux studiata appositamente anche per coloro che non hanno mai avuto a che fare con un computer.

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In particolare, il progetto “Eldy” è destinato agli over 55 che trovatono difficoltà nel comprendere il linguaggio informatico, dai “blog” alle “chat”, dalle “e-mail” alle “url”. “Siamo convinti – spiegano gli ideatori del progetto – che creare un sistema informatico che abbia un’usabilità adatta a chi si avvicina per la prima volta al computer dopo i 55 anni, se accompagnato dallo sviluppo di contenuti adeguati che stimolino la curiosità degli utenti, contribuirà a ridurre il digital divide”. (altro…)

Notte, notte entra

Invadi ogni cosa

Silenziosa

Lascia solo il sottile contorno delle figure

Lasciale mute

Misteriose

Fammi percepire il grande abisso

Lasciamici crollare

Vento vorticoso alle mie ciglia

Sbandierano i miei abiti

Anima in festa

01 08 06 h. 21,32

s.c.

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L’immagine che presentiamo in questo articolo è un bell’esempio di “via media”, nel senso che si sbaglia sia seguendo un’interpretazione, sia seguendo quella opposta.

Si tratta della pagina 51 del poema Gerusalemme di William Blake. Se si prova a identificare ogni singolo personaggio dell’illustrazione a partire dal testo scritto del poema, si cade in ipotesi troppo arzigogolate. Se viceversa se ne dà un’interpretazione generale, restano fuori troppi dettagli, come le viti quando si è finito di montare un mobile dell’Ikea. Errore per errore, scegliamo questa seconda procedura.

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Riportando un articolo da Repubblica, a proposito del post sulla caccia
Fulco Pratesi Presidente del WWF:

L’ARTICOLO di Francesco Merlo sui caprioli piemontesi pubblicato [su La Repubblica] in prima pagina il 5 agosto, merita qualche considerazione, al di là degli atteggiamenti disneyani (comunque degni di rispetto) o di scherno.

Il nostro è un paese che certamente, in alcuni contesti territoriali, ha per qualche specie di animali problemi di soprannumero di capi. Sono comunque animali che pagano scelte dell’uomo, il quale – sterminando i predatori naturali o facendo reintroduzioni sbagliate per motivi venatori -ha alterato quegli equilibri che governano i rapporti tra le varie specie. Quando però si tratta di gestire questi problemi, la scelta cade sempre sulla caccia. Si chiamano abbattimenti selettivi, ma sempre caccia è.

Le catture e altri possibili interventi per limitare l’espandersi delle popolazioni, ricercando comunque soluzioni alternative, sono ipotesi che non vengono neppure prese in considerazione. E vero che spostare questi caprioli all’interno di tanti parchi che ne sono privi e li ricercano per reintrodurli, come proposto oltre che dal ministro dell’ambiente anche dal Wwf, non risolverà il problema (anche se per i cinghiali le catture sono molto più efficaci delle fucilate per contenerne il numero). Ed è anche vero che altre specie vengono abbattute senza sollevare analoga emotività.

Ma altrettanto vero è che rispondere in qualche modo all’indignazione che molti hanno avuto per l’ennesima mattanza significa affermare che una società civile può e deve cercare e darsi soluzioni, magari a medio o a lungo termine, per gestire questi problemi senza necessariamente dover imbracciare una carabina, oltretutto in periodi di caccia chiusa.

(La Repubblica, 8 agosto 2006)

AGOSTO

L’ho visto, il bianco lontano tra i monti

Era l’occhio del temporale

E avanzava, tutto inghiottiva

Piano piano l’orizzonte spariva

Qualcosa di me era attratta

Come il tuffo al tuffatore

Come Dio alla mia anima

01 08 06 h. 21,27

s.c.

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