L’arte da parte


Rubrica a cura di Dario Rivarossa

Una galleria di opere d'arte poco conosciute - quando va bene - o sconosciute, per riflettere sul complesso rapporto tra Immagine e Irrappresentabilità. Ospite d'onore il cristianesimo; ma il buddismo, in modo esplicito o velato, ha sempre la sua da dire.

d.r.


5182

Nelle sue Confessioni, sant’Agostino ci ha regalato due brani altissimi: quello della morte di sua madre Monica (deogratias!) e quello in cui scrive: “Non esistono il presente, il passato e il futuro, ma solo il presente del presente, il presente del passato e il presente del futuro”. Ed è sempre il vescovo di Ippona ad affermare che il racconto della Genesi, con la creazione del mondo in sei giorni, va interpretato allegoricamente. Non va certo preso alla lettera, perché l’universo è nato totum simul, tutto in simultanea. Ma quando è nato? Perché a quel punto, e non prima? Questa è una domanda oziosa, ci mette in guardia Agostino, perché il tempo si dà con il mondo, non al di fuori o prima di esso. Il “prima”, semplicemente, non esiste.

(altro…)

5021

L’immagine che presentiamo in questo articolo è un bell’esempio di “via media”, nel senso che si sbaglia sia seguendo un’interpretazione, sia seguendo quella opposta.

Si tratta della pagina 51 del poema Gerusalemme di William Blake. Se si prova a identificare ogni singolo personaggio dell’illustrazione a partire dal testo scritto del poema, si cade in ipotesi troppo arzigogolate. Se viceversa se ne dà un’interpretazione generale, restano fuori troppi dettagli, come le viti quando si è finito di montare un mobile dell’Ikea. Errore per errore, scegliamo questa seconda procedura.

(altro…)

4762

Giuliano Bastianelli è uno straniero in patria (come tutti?). Politicamente a destra in una città, Perugia, che da sessant’anni è monopolio della sinistra, in passato ha tenuto corsi di ceramica a Deruta ma senza mai sognarsi di copiarne i motivi tradizionali, e adesso produce un’arte digitale che lo assimila ai cibernauti di cinquant’anni più giovani di lui. In una cultura in cui il quarto d’ora accademico è di prammatica, lui sogna la Svizzera.

Alla domanda: “A che corrente artistica appartieni?” Giuliano risponde: “Non lo so”. Alla domanda: “Che cosa significano le tue opere?” risponde: “Niente. Sono pure forme estetiche”. Dev’essere l’osservatore – dice – a dare un nome a ciò che vede. Bene, eccolo servito.

(altro…)

« Pagina precedente