Generali


“Potente dea e non senza fama tra i mortali e in cielo, ho nome Cipride (Cipride è uno degli appellativi di Afrodite). E quanti abitano tra il Ponto e le colonne d’Atlante vedendo la luce del sole, quelli che rispettano il mio potere li proteggo, rovino quelli che insuperbiscono davanti a me. Anche nella stirpe degli dei c’è questo: godono di essere onorati dagli uomini. (…)

6854

E per le colpe che ha commesso contro di me punirò Ippolito questo stesso giorno. (…) E Fedra, lei di bella fama, ugualmente è perduta: non terrò il male di costei in maggior conto che il non pagarmi i miei nemici il fio, tanto quanto mi sta bene.” (Euripide, Ippolito, vv:1 – 50).

Così nella tragedia di Euripide Afrodite presenta se stessa…

(altro…)

Tutte le religioni in un Corso di laurea: l’indirizzo “Antropologia delle religioni” nel secondo anno del Corso di Laurea Specialistica “Sociologia della Multiculturalità:

Qui una presentazione del corso di laurea

Una veduta di Urbino

… e pesci fuor d’acqua.

La Gendronnière, 10 giugno 2007.

Speriamo che il Cielo ci perdoni.

(Ringraziamo Eric, Philippe e Zen Road per la fotografia)

mym
Precursore e Messia dell’arte rinnovata

F

ontainebleau (Francia), anno di grazia del Signore 1537.

La scena si svolge su un terrazzo della reggia, una limpida sera d’estate. In cielo brilla la luna piena. Un uomo in piedi osserva la luna; un gigante dai riccioli rossi, con un

6775

volto fascinoso e una corporatura perfetta. Ha qualcosa dell’Autoritratto di Albrecht Dürer, ma non è ovviamente Albrecht Dürer, morto nove anni fa. Accanto al Rosso c’è una dama di corte, seduta; indossa un prezioso abito giallo oro, la sua pettinatura è formata un complesso incrocio di trecce. Anche lei è intenta a fissare il satellite, ma spostando periodicamente lo sguardo sull’uomo.

6778

— È una notte meravigliosa, non trovate? — sussurra la dama.

Senza rispondere, lui si china a raccogliere una pigna caduta sulla terrazza. Drizza di nuovo il suo corpo maestoso, torna a guardare il cielo, poi, con un mezzo sorriso, palleggia per qualche secondo la pigna nella mano. E la scaglia con violenza contro la luna.
— M… ma, ma che fate?
— Voglio uccidere il chiaro di luna.
La dama ridacchia. — Avete sempre delle curiose invenzioni!

Di nuovo, l’uomo non risponde. Forse pensa alla sua prossima avatar, quando avrà tratti più mediterranei; in complesso, un po’ meno bello ma altrettanto irruente e fascinoso. Allora, potrà gridare ai quattro venti di voler uccidere il chiaro di luna, e troverà gente disposta ad applaudirlo. Potrà passare da una “maniera” all’altra ancora più facilmente di adesso, da nervose forme geometriche a pennellate guizzanti come serpenti. E permettersi trasgressioni che, attualmente, lo farebbero finire al rogo. Chissà, una Madonna che sculaccia Gesù Bambino.

6781

— A che pensate? All’amore? — sospira lei, che sperava in un minimo di attenzioni in più.
— Pensavo a quante opere d’arte si potrebbero realizzare con le parole.
— Vi dilettate anche di poesia?

— Noli me tangere! No, niente poesia, Madeleine. Ma voi non rimarreste profondamente colpita da nuove parole come… sì… “espressionismo”, “sur-realismo”… Molto meglio della “maniera” di cui tanto si ciancia oggidì, non vi pare?
— Se proponete un gioco, Jean-Baptiste, allora io conio “futurismo”.

Lui annuisce, ridendo all’idea di quel nome da precursore che si ritrova; anche se quasi nessuno lo chiama così, a parte la sua compagna di questa notte.

6784

— Vi burlate di me?

— Nient’affatto, Madeleine. Anzi, vi andrebbe di posare per me? Nella parte della vostra omonima in una Pietà? Riserverò a me il ruolo peggiore, quello del morto.
— Oh sì, ne andrei fiera.
— Bene, si comincia domani all’alba. Nel frattempo…
— Signore!
— Abbiamo ucciso il chiaro di luna: chi potrebbe vederci?

dr

[jLanguage default=”british”][italian][/italian][british][/british]
[british]By Dario Rivarossa[/british]
[italian]Di Dario Rivarossa[/italian]

[british]

GALILEO AND HIS DADA DEFENDER

[/british]
[italian]

GALILEO E IL SUO AVVOCATO DADAISTA

[/italian]
[british]

If any subject deserves more than others to be dealt with in this column called “Unlikely”, it probably is Tommaso Campanella’s book “In Defence of Galileo”, written in 1616 in order to persuade the Vatican of the fact that Galileo Galilei’s ideas about astronomy (i.e. the Copernican standpoint, according to which the Sun is in the centre of the universe and the Earth spins around it) was not against the teachings in the Bible, as well as in the Catholic tradition.

[/british]
[italian]

Un clamoroso esempio di approccio “zen” (1) alla vita è l’Apologia di Galileo scritta da Tommaso Campanella nel 1616 allo scopo di convincere il Vaticano che il sistema copernicano difeso dallo scienziato toscano non si opponeva alla Bibbia né alla tradizione cattolica.

[/italian]

6521

[british]

A very noble aim, all the more so as Campanella did not share many of Galileo’s views, and in spite of this he was the only one who did attempt such a defence.It did not succeed.

Not only because the Vatican judges – the well and sadly known Inquisition – had to play their role as “the villains”, but also because Campanella himself acted in a way that, according to us, was wonderfully Dada, but which of course could hardly be expected to achieve its goal under those circumstances.

First of all, the philosopher-monk was himself in prison at that time, since his ideas were also suspected to be heretical. In fact, Galileo even tried to hide the “friendship” existing between the two of them: it could not but worsen his own position.

But, above all, Campanella’s whole line of defence was as crazy as possible. This makes him dear and nice to us, but not so with the Inquisition… Just summing it up: in order to show that Galileo was right, he kept on quoting authors like Origen and Giordano Bruno (!!!), that is, in the eyes of the Papal theologians, the outdated thinker who was considered the master of all mistakes, and the fiendish criminal who has been burnt alive in Rome not many years before.

Moreover, Campanella could not help referring, again and again, to the conjecture of other worlds scattered all over the universe, inhabited by beings maybe quite different from man, and maybe not needing to be saved from sin. A good plot for “E.T. – Philosopher’s Cut”, that unfortunately was not the case.

So, poor Galileo, poor Campanella, poor judges, after so many struggles, it finally turns out that you all were wrong. There doesn’t exist any fixed point among the stars, neither Earth not Sun. But is precisely about the way science and knowledge should work that Fr. Tommaso left us his most intriguing legacy.
A definitely Zen approach.

The principles of any true research in fact, according to Campanella who adapts some sentences by St. Bernard, Pope Leo the Great and St. Paul, are the following:
– As long as you stick to things, you won’t get new ones;
– If someone believes that he has already found, he does not find what he is looking for: he looks in vain;
– Those who think they know, they don’t know “how” they should know.[/british]

[italian]

Uno scopo di grande nobiltà, tanto più che Campanella non condivideva molte idee di Galileo, ma ciononostante fu l’unico a muovere un dito per difenderlo.

Ma non funzionò. E non solo perché i famigerati inquisitori dovevano interpretare il proprio ruolo di “cattivi di turno”, ma anche perché il frate filosofo agì in un modo che, secondo noi, era un capolavoro dadaista, ma che ben difficilmente in quelle circostanze poteva sperare di ottenere qualcosa.

Anzitutto, lui stesso all’epoca si trovava in carcere, siccome il suo stesso sistema di pensiero era in odore di eresia. Tant’è vero che Galileo fece del suo meglio per tenere nascosta quell’amicizia compromettente, che non poteva fare altro che peggiorare le cose.

Ma, soprattutto, l’intera linea di difesa adottata da Campanella era pura follia. Il che ce lo rende simpaticissimo, ma non ebbe lo stesso effetto sull’Inquisizione… Tanto per capirci: per dimostrare che Galileo aveva ragione, il frate calabrese continuò a chiamare in causa autori come Origene e Giordano Bruno (!!!), vale a dire – agli occhi di Roma – l’antico ed emarginato teologo, considerato il padre di tutte le eresie, e il demonio incarnato che era stato messo al rogo non molti anni prima. Per giunta, Campanella non riusciva a fare a meno di citare a ogni piè sospinto l’ipotesi dell’esistenza di “altri mondi” sparsi per l’universo, abitati da esseri forse molto diversi dagli umani e forse non bisognosi di redenzione. Un ottimo plot per un E.T. – Philosopher’s Cut, peccato che non fosse il momento adatto.

Ma, povero Galileo, povero Campanella, poveri giudici, dopo tante fatiche e tanto sangue, viene fuori che vi sbagliavate tutti: non esiste nessun “punto fisso” nel cosmo, né la Terra né il Sole. E però, è proprio sul modo in cui dovrebbero procedere la scienza e, in generale, la conoscenza che il frate filosofo ci ha lasciato l’eredità più preziosa.
E quanto di più buddista. I principi di ogni ricerca autentica, secondo Campanella che riadatta alcune sentenze di san Bernardo di Chiaravalle, papa Leone Magno e san Paolo, sono infatti i seguenti:
– Dum ita retines, aliud non accipies (finché trattieni, non ricevi altro);
– Qui putat se invenisse, non reperit quaesita, sed in inquisitione deficit circa divina (nelle realtà divine, chi ritiene di avere trovato qualcosa non ha raggiunto lo scopo, ma fallisce la ricerca);
– Nec, qui putant se scire… hi sciunt, quomodo oporteat eos scire (coloro che ritengono di sapere, non sanno “come” bisogna sapere).

[/italian]

Dario Rivarossa

[italian]

1) Il senso che in questo caso Dario offre a “zen” è tutto suo… mym

[/italian]

BAMBINI VENITE PARVULOS

[…]
Bambini venite parvulos
Vale un occhio il vostro cuore
Mille dollari i vostri occhi
I vostri occhi senza dolore
Bambini venite parvulos
Sangue sotto il sole.

(Da “Miramare, 19.4.89”, F. de Gregori)

In Italia calcolando esclusivamente i dati delle denunce effettuate dall’anno 2004 fino a marzo 2007, si scopre che i minori scomparsi e non ancora ritrovati sono ben 3.399. Da “Viaggio nelle tenebre” www.beppegrillo.it.

Ebbene sì, questa ve la voglio, ve la devo proprio raccontare.

Annibale, un gaudente inveterato, dedito da sempre alla ormai banale e fatua pratica di SDR&R(1) ancora nel pieno della sua attività debosciata, muore. Come vuole la prassi, appena riavutosi della cosa, si guarda attorno per capire quale destinazione gli sia riservata e vede un diavolo, dotato di coda corna e tutto, che gli si avvicina chiamandolo per nome e lo invita a seguirlo. Giungono così ad una villa con ampio giardino sulla soglia della quale il diavolo comunica al neodefunto che, se gli aggrada, quella sarà la sua nuova residenza e che è ha disposizione per mostrargli il suo nuovo mondo. Entrano e appare subito chiaro che si tratta di una residenza elegante, dotata di ogni lusso e confort,

2079

anzi, dice, il diavolo accompagnatore, mostrandogli un bar fornito di ogni ben di… diavolo: “Vicino al telefono vi è un’agenda con i nomi di alcune signorine disponibili a qualche serata movimentata…”. Insomma, il pover’uomo comincia a temere si tratti di un trucco, una messa in scena che nasconda chissà quale tranello e inizia a guardarsi attorno preoccupato quando, in fondo ad un salone in penombra, nota un pesante tendaggio, una cortina che gli pare nascondere qualche cosa. Chiede così al suo gentile accompagnatore di mostrargli che cosa ci sia oltre quella tenda, ma il diavolo nicchia: “Non si preoccupi, non sono cose che la riguardano, guardi piuttosto che succulento programma per la notte le abbiamo preparato…”. Ancora più allarmato Annibale insiste per scostare quella tenda e vedere finalmente che cosa celi sino a che, finalmente, il diavolo acconsente. E che cosa si para d’innanzi agli occhi dei due? Un inferno in piena regola con dannati urlanti, torturati in mezzo alle fiamme ed alla pece bollente. “E questo che cos’è?” chiede temendo una ferale notizia, “Ooh non si preoccupi -risponde serafico (!) il suo accompagnatore- quello è per i cristiani: sa, a loro piace proprio così….”.

1) Acronimo in voga tra gli anni ’60 e ’70 che sta per “sex, drug and rock and roll”, divenuto poi titolo di una canzone inglese del ’77.

PS: a scanso di equivoci: NON è una storiella buddista.

« Pagina precedentePagina successiva »