Generali


Marzo sta finendo? Nooo, non può finire senza che Bz abbia detto la “sua”.
Ma ora sì che la primavera può finalmente iniziare.

Questa volta, chissà perché, Bz si muove tra ossimoro e … Liguria.
Per chi abbia frequentato le genti di quella regione, non è una novità che esse cerchino di non essere coinvolte nei “fatti altrui”. Bz pare ipotizzare che persino un bodhisattva, se ligure, potrebbe cedere proprio al mood contrario alla proverbiale natura aperta del suo ruolo. L’atmosfera ligure è richiamata non solo dalla parola dal sen fuggita (benché abituale nella “lingua” di quella regione) nel fumetto, ma anche dal titolo del secondo quadro: a l’è i-na bugna, che nella ridente provincia di Savona, e non solo, sta per “è proprio una cretinata”.

Buona Pasqua dalla Stella

Lo scorso ottobre, per commemorare il decimo anniversario della scomparsa di Raimon Panikkar, la Jaca Book ha pubblicato un testo apposito, contenente 13 saggi, collegati l’un l’altro dal medesimo tema: il simbolo.

È un testo impegnativo del quale, qui di seguito, forniamo una breve recensione

Nel frattempo, la Fundació Vivarium Raimon Panikkar, in collaborazione con la Casa Editrice della edizione dell’Opera Omnia nella rispettiva lingua, ha istituito un premio, anche in denaro, per chi redigerà quello che, in ciascuna lingua, sarà ritenuto il miglior saggio originale e inedito sul pensiero e le opere di Raimon Panikkar. Trovate qui il poster che illustra l’iniziativa, con di seguito il bando con la normativa per la partecipazione.

Fago, prolifico autore di Bz, nella solitudine tra i monti dove medita su quel che non si sa, ha prodotto il ‘numero’ di fine/inizio d’anno di Bz.

Per una volta serio, pur nell’ironia: i temi sono quel vuoto che non è nulla e lo zad.

Tutti coloro che fanno zz sanno che sedersi in zz non è come svenire, o come perdersi in braccio a Morfeo. Perciò, quando si parla di vuoto, non si intende ‘nulla’, ma vuoto di quel che c’era. Prima c’era qualche cosa e poi non c’è più. Per questo si dice ‘vuoto’.

Lo zad è figlio dell’era della digitalizzazione di massa; unirsi, tramite l’etere, nel sedersi. Certo, può accadere che, sentita la campana, si approfitti della copertura della distanza per dedicarsi a tutt’altro. Persino all’improbabile ascolto di una vecchia canzone, come La luna è una lampadina, di Iannacci.

Buon anno a tutti dalla Stella

Cari voi, con un poco di anticipo sui tempi canonici, ecco un piccolo regalo della Stella. Un usato-sicuro, che spero sia gradito.
Nell’oramai lontano 2002, usciva per la casa editrice Marietti un libretto intitolato Intelligenza volse a settentrione, umorismo e meditazioni buddiste.
Ingenuo e baldanzoso, insieme.

Il tempo passò, l’autore, invecchiato, persa ingenuità e baldanza non si riconosceva in quello spirito un poco guascone. Così è nata una nuova edizione, interamente rielaborata, pubblicata solamente on line, gratuita, che potete scaricare sia in formato pdf sia in formato ePub, nella pagina Libronline.
Maurizio ha accuratamente lavorato all’edizione del testo, occupandosi poi dell’impaginazione e della copertina, Christian ha prodotto la versione ePub.

C’è un’altra piccola novità: in questa pagina trovate i link per unirvi ad una nuova (per noi) iniziativa: lo zad, zazen a distanza. A causa delle chiusure e delle restrizioni dovute alla pandemia, la maggior parte dei luoghi in cui si pratica zazen è chiusa. Certo possiamo fare zazen a casa, da soli, ma a volte è difficile mantenere costanza e concentrazione. Oppure, carichi di anni e di acciacchi, non siamo più in grado di uscire per unirci agli altri … Ecco allora lo zad: zazen assieme, nello stesso tempo, in luoghi diversi.

Lo zad è un aiuto in un momento particolare, non è la norma. Sedersi regolarmente da soli (o in compagnia) è la cosa migliore.

Tutti presi (mah, speriamo …) dalla pratica della verità del dolore, dell’origine del dolore, della dissoluzione del dolore, della via di dissoluzione del dolore, a volte non alziamo gli occhi e non vediamo il meraviglioso spettacolo che si svolge continuamente attorno a noi. Bz ce lo ricorda con una tavola degna di quello spettacolo.

L’anno prossimo il Bz sul web compirà quindici anni: un adolescente che ha già fatto molta strada. Ovviamente Bz non è nato sul web, è molto più vecchio: è quasi cinquantino! Presto, però, sapremo tutto: com’è nato, dove, perché … Grandi novità si annunciano per il futuro.

In soli 19 giorni, grazie alla vostra collaborazione, abbiamo raggiunto l’obiettivo che ci eravamo prefissati. Anzi, lo abbiamo superato, seppure di poco. Per la stampa del libro La pratica dello zazen, il lavoro del grafico e la spedizione dalla tipografia alla Stella, abbiamo speso circa 600 euri. Per spedirvi circa 110 copie, abbiamo speso (buste+affrancatura) circa 400 euri; il totale delle spese è stato quindi di 1.000 euri. Le vostre generose donazioni ammontano a circa 1.100 euri, che terremo da parte per il prossimo lavoro.

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Che si annuncia molto più impegnativo: un Editore si è detto disposto a pubblicare la traduzione di tre opere di Vasubandhu ed una di Asanga, con i rispettivi auto-commenti e commenti da parte di Vasubandhu e Sthiramati, oltre a puntuali spiegazioni da parte del curatore inglese e del curatore italiano; un’opera estremamente interessante, seppure non facile, alla quale ha lavorato un team di 5 persone durante gli ultimi 4 anni. La pubblicazione, speriamo prima della prossima estate, sarà possibile (come oramai è prassi presso quasi tutti gli editori) grazie all’esborso di una somma, in cambio della quale alla Stella verranno assegnate alcune centinaia di copie. A quel punto torneremo nuovamente a chiedere la vostra collaborazione. Grazie.

PS: Il testo La pratica dello zazen è ora disponibile gratuitamente nella versione ebook, sia nel formato epub che in quello pdf. Come di consueto, potete trovare le versioni digitali nella pagina Librionline

Nella primavera-estate del 2019, sul sito del monastero giapponese Antaiji, è comparsa un’intervista, molto articolata, rilasciata dall’ex abate Muhō Noelke, nella quale Muhō ripercorre, a modo suo, tutta la storia del monastero. In modo del tutto inaspettato, in questo scritto, Muhō parla di tutte le persone che hanno avuto un ruolo significativo nella vita quasi secolare di quel luogo, anche di quelle che non ha conosciuto direttamente o che ha frequentato solo saltuariamente.

Non mi trovo d’accordo con la ricostruzione storica di Muhō, né nei contenuti né in quelle che paiono essere le sue intenzioni. Ritengo che in questo testo vi siano affermazioni che fanno apparire persone e fatti diversi dalla realtà che fu, altre non veritiere, altre ancora errate e, nel complesso, potenzialmente dannose per molte persone, Muhō per primo.
Per questo ho scritto una serie di considerazioni, che trovate qui in fondo assieme alla traduzione in inglese e a quella in francese, rivolte a tutti ma soprattutto alle persone che seguono la via dello zen.

Sia l’intervista a Muhō, sia le mie considerazioni sembrano riguardare fatti e persone lontane, vicende che non toccano la nostra vita. Io penso che non sia così, per questo ho voluto dare alle mie parole l’apertura più ampia possibile, toccando argomenti, anche delicati, di cui, di solito, non c’è occasione di parlare. È molto difficile imparare a fare davvero zazen e, senza una guida, è quasi impossibile. Invece è del tutto impossibile, senza una guida, dar vita a quel sogno che chiamiamo zen, accogliendovi altri. Questi sono alcuni degli argomenti che vengono accennati nelle considerazioni. L’intervista tocca -male, a mio parere- questi ambiti, ed è, quindi, un buon canovaccio. Porsi di propria iniziativa a parlare di queste cose, così, senza un motivo, sarebbe del tutto insensato. Da questo punto di vista, dovremmo ringraziare Muhō per l’occasione. Ambedue i testi sono abbastanza lunghi (11 cartelle il mio, 27 quello di Muhō), per cui occorre tempo e pazienza per affrontarli.

La foto che vedete in questa pagina, scattata nel novembre del 1980, si riferisce all’hōssenshiki (una sorta di seconda ordinazione, in cui si ‘dimostra’ di saper padroneggiare il dharma) di Shinyū. Non vi compaiono quattro dei monaci residenti più anziani, parte attiva della comunità di quegli anni: due erano in cucina, uno nel sōdō (monastero di formazione clericale) ed uno … scattava la foto.

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