Per la penna di Cibì pubblichiamo la recensione di un libro curioso: Gli angeli di Natale

Festa di non-compleanno

“Oddìo no il natale no!” penserà il buddista italiano, che sperava di essersi liberato – se non dal dolore – almeno dalla montagna di pia chincaglieria che gli è stata riversata addosso fin dall’infanzia.

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Ma poi, in fondo, perché “no”? Perché, invece, non prendere quel materiale e rivoltarlo come un guanto ma con il più innocente dei sorrisi sulla faccia, senza farlo apparire, con l’ilarità di un dadaista o il gusto di Paul Feyerabend per le contro-norme?
Ecco come si potrebbe leggere il libro Gli angeli di Natale,

con testi di Fulvia Degl’Innocenti e illustrazioni di Silvia Colombo, ed. Paoline, euro 13,50. Cominciamo a sfoglicchiarlo alla veloce, e ci compariranno davanti certi angeli senz’ali, lunghi e sinuosi come serpenti, con squame luccicanti e visi da crateri greci.
Quanto al testo, “l’unica libertà che mi sono permessa rispetto ai Vangeli” dichiara l’autrice “è che ho identificato con un angelo la stella dei Re Magi”. Suvvia Fulvia, eh!, non si dicono le bugie a Natale. Anzitutto perché quest’idea della stella l’avevano già ripetuta fino alla nausea i Padri della Chiesa (“giuro, non lo sapevo” insiste lei). Secondo, perché di libertà se n’è concesse anche altre. E deliziose. Per esempio, ecco come viene delineata la figura di Maria: “Pettinava i suoi lunghi capelli neri cantando sottovoce una nenia”. E quando si accorse della presenza dell’angelo Gabriele, venuto a portarle l’annuncio della maternità: – Sei bellissimo… – sussurrò, senza timore, solo con un lieve stupore.
– Ma non si riferiva al mio aspetto, lei vedeva oltre, vedeva la luce da cui provengo, la luce di tutti no
i.

Cibì