Speravo si potesse glissare sull’insolita uscita di scena del papa attuale che si sta trasformando in un a-papa (© di Jf). Ma il commento di Kengaku non è ignorabile, quantomeno per l’argomento che propone: Non strumentalizzare Dio. Che tradotto in “termini zen” potrebbe essere: ci sediamo in zazen perché è la nostra vita o … per mantenere in vita una pantomima che ci da legittimazione, potere?
Riguardo alla frase del papa, vien da dire: era ora. Soprattutto se fosse come

pare adombrare Kengaku: oddio! Ho strumentalizzato Dio tutta la vita, mi dimetto! Temo che non sia così. Chissà, forse qualche chiarimento ulteriore filtrerà prima che il non-più-papa scompaia dalle viste.
Al momento è possibile dire che papa Ratzinger è stato uno dei paladini della teologia secondo la quale “Dio si rivela nella storia”. Così la storia, tutta la storia di tutti, diviene il palcoscenico sul quale “loro” e il loro dio, perfetto strumento di potere, si esibiscono con mantelli d’oro e scarpette di Prada…
Scrive Karl Popper: “La teoria secondo la quale Dio rivela se stesso e il suo giudizio nella storia finisce con l’identificarsi con la teoria secondo la quale il successo mondano è l’ultimo giudice e

l’ultima giustificazione delle nostre azioni; essa arriva alla stessa conclusione della dottrina secondo la quale la storia è il nostro giudice, o, in altri termini, che la forza futura è diritto; coincide in pratica con quello che abbiamo chiamato «futurismo morale». Sostenere che Dio rivela se stesso in quella che normalmente si chiama «storia», nella storia del crimine internazionale e dell’assassinio in massa, è senz’altro blasfemo; infatti quanto effettivamente avviene nell’ambito delle vite umane non è mai neppure sfiorato da questa realtà crudele e nello stesso tempo puerile. La vita dell’uomo singolo dimenticato, ignoto, le sue pene e le sue

gioie, la sua sofferenza e la sua morte, questo è il contenuto effettivo dell’esperienza umana attraverso i secoli. Se tutto ciò potesse essere detto dalla storia, allora io certamente non direi che è bestemmia vedere in tutto ciò il dito di Dio. Ma una storia simile non esiste e non può esistere; e tutta la storia che esiste, la nostra storia dei grandi e dei potenti, è nel migliore dei casi una superficiale commedia […]. Ed è appunto questo che uno dei nostri istinti peggiori, il culto idolatrico del potere, del successo, ci ha spinto a ritenere reale. E in questa «storia» non solo fatta, ma anche contraffatta dall’uomo, alcuni cristiani osano vedere la mano di Dio! Essi pretendono di comprendere e sapere che cosa Egli vuole quando attribuiscono a Lui le loro meschine interpretazioni storiche! «Al contrario, dice il teologo Barth, nel suo Credo, dobbiamo cominciare con l’ammettere […] che tutto quello che pensiamo di sapere quando diciamo “Dio” non raggiunge né comprende Lui, ma sempre soltanto uno dei nostri idoli, fatti e concepiti da noi stessi, sia esso “spirito” o “natura”, “fato” o “idea”». […] Ma, dal punto di vista cristiano, tentativi siffatti non sono soltanto motivati dalla superbia: coloro che sostengono che la storia del successo dell’insegnamento cristiano rivela la volontà di Dio dovrebbero chiedersi se questo successo fu realmente un successo dello spirito del cristianesimo e se questo spirito non trionfò al tempo in cui la Chiesa era perseguitata, piuttosto che al tempo in cui la Chiesa era trionfante. Quale Chiesa impersonò puramente questo spirito: la Chiesa dei martiri o la Chiesa vittoriosa dell’inquisizione? […] Cfr. K.R.Popper, Pensieri sulla storia e sulla politica/Sulla storiografia e sul senso della storia.