Forse sono io che, a forza di ridurre le frequentazioni, le occasioni di socialità non so più guardare a quello e a quelli che mi circondano senza il distacco di chi non c’entra nulla. Forse, così, ho perduto -almeno in parte- la capacità di riconoscere i fratelli, le persone semplici e sincere anche quando la vita le costringe ad un mestiere difficile.

Tutto è nato dal fatto che su un quotidiano (1) vi era una fotografia che mi ha lasciato di stucco. Ve la ripropongo perché ritengo sia opportuno osservarla con attenzione.

E mi sono chiesto: “Ma cosa staranno facendo o pensando di fare così … vestiti? Addobbati?” e mi pareva una cosa incredibile che qualcuno -seriamente, non per burla- potesse portare addosso tutto quel broccato, quell’oro, in un ambiente dalle volte così alte piene di statue e di lampade dorate, così conciato (passatemi il termine, non ne trovo altri) che altri due uomini, adulti, apparentemente liberi, vestiti in tinta col primo, erano lì, come inservienti addetti a sostenere un paio di metri ciascuno di stoffa porpora e oro perché le falde del mantello non cadessero a terra… Ero così meravigliato che chiamai mia moglie e mia figlia per mostrare la mia scoperta. Ma non ottenni pressoché alcun risultato. Completamente normale che quegli uomini fossero così addobbati. Anzi, mia figlia mi guardò con quell’aria: “Non comincerà ad essere un po’ svanito, il babbo? Lo sa anche lui come vanno le cose…”.

Ma come vanno le cose?

mym

1) La Repubblica del 3 Aprile, la foto era pubblicata a pagina 10.