Nel post precedente, La stella nel gazebo, avevamo annunciato la presenza della Stella alla manifestazione organizzata dalla Consulta Torinese per la Laicità delle Istituzioni in occasione della ricorrenza del XX Settembre. Ora abbiamo

la vera storia di quella (mezza) giornata. Ve la offriamo nella parole di Doc, il padre di Buddazot.

Cronache dal gazebo

Alle 12.30 eravamo già sul posto: la cornice della Torino storica è superba, la giornata soleggiata. Allestiamo il gazebo ponendo sul tavolo copie dei libri riconducibili a vario titolo alla Stella del mattino, copie del Fukanzazengi, copie di brevi istruzioni pratiche per lo zazen e di qualche pagina di buddazot. Avevamo chiesto agli altri centri zen di Torino se gradissero lasciare dei loro ‘volantini’, così, tanto per poter offrire una gamma completa di indirizzi ove ci si può sedere in silenzio in buona compagnia: solo il ‘Cerchio vuoto’ ha ritenuto di lasciare del materiale da distribuire. Sulle griglie di esposizione appendiamo un poster che brevemente illustra la storia/struttura della Associazione che rappresentiamo; una scritta che recita “zen, pratica di vita”; l’indirizzo del centro di via S. A. da Padova ed alcune copie di buddazot a colori…

La piazza Carignano, ove c’è il palco per le esibizioni, e le vie adiacenti, ove sono sistemati i gazebo, sono ancora abbastanza libere: in via Roma, strada principale della città a un isolato di distanza, c’è una grande fiera del libro; su un bancone delle ed. Paoline la Bibbia viene venduta ad 1 euro. Prevediamo pochi ‘affari’ per lo zen.
Prima delle 14 gli altoparlanti iniziano a diffondere la musica: Bandiera rossa, l’Internazionale… Mi pervade un senso di tristezza; un po’ sarà la musica, un po’ ciò che essa rappresenta nel (mio) immaginario. Mi chiedo perché mai una festa della ‘laicità’ debba iniziare con musiche di chiese ideologiche e per di più obsolete: non mi tengo dal palesare il mio sconcerto al boss della questione e vengo rassicurato. Presto la musica cambierà.
Mi guardo un po’ attorno: accanto a noi ci sono rappresentanze di una associazione ebraica e di una salutista; più in là sono rappresentati gli insegnanti ed i genitori degli studenti. Nelle vie adiacenti colpisce, per la crudità delle immagini esposte, un gazebo per l’Iran libero e democratico: mi lascio accalappiare e firmo, a nome della Stella, una petizione all’Onu per i diritti civili. Poi mi pento, temendo di essere andato oltre il mio mandato. Ma tant’è, ormai è fatta. Girando qua e là incontro rappresentanze del mondo omosessuale, dei radicali, delle donne e degli anziani (anziano io?! mi risento, all’idea), degli evangelici, di una comunità di base, degli atei. Il posto riservato ad un centro yoga è uno dei pochi deserti: mi sarebbe piaciuto fare quattro chiacchiere; peccato. Associazioni che cercano di sensibilizzare al diritto di morire con dignità e secondo le proprie personali convinzioni; associazioni naturistiche… Ci sono i partigiani, e non possono mancare i sindacati, la CGIL in pompa magna, in un tripudio di bandiere rosse: che sia uno dei motivi che spiegano le scelte musicali? Pecunia non olet, e qualcuno la festa la dovrà pur sponsorizzare. Ad un gazebo di socialisti, giganteggia, tra altre foto, un ridente Bettino: faccio rapidamente dietro-front. Chi sono io, per giudicare? Mi faccio un gelato da Pepino: malaga e gianduia. Mmmmh!…
Dopo un po’ si passa ai canti rinascimentali, ai canti dei lavoratori ed altri dal tema anticlericale. Andiamo già meglio, per i miei gusti. Le strade si riempiono e la festa entra nel vivo: musiche, danze, acrobati e drag queen, ed altro ancora. Anche al nostro gazebo si improvvisa un piccolo spettacolo di giocoleria. A pomeriggio inoltrato la voce del coordinatore della consulta espone alcune delle ragioni della festa, poi prosegue con la celebrazione del XX settembre. La festa si conclude con le fanfare dei bersaglieri e due assordanti colpi di cannone.
Non abbiamo venduto neppure un opuscolo: ma proprio in zona cesarini, qualcuno del dojo fa qualche acquisto. Almeno non ci siamo portati a spalla il peso considerevole della cultura invano.
I volantini rimasti li buttiamo, ma separo l’oro dalla paglia: con i libri ritiro le copie del Fukan, le metto in borsa e via. Gli addetti stanno già iniziando a smontare le strutture: le prime ad essere rimosse sono le bandiere tricolori.

doc