Dall’amico DHR riceviamo, e volentieri vi proponiamo, la recensione di un libro di un autore cristiano, personaggio religioso e politico del nostro tempo.

Monachesimo extraparlamentare

Herman Melville diceva che, per scrivere un grande libro, occorre un grande argomento. È ciò che avviene nel volume La coscienza del fine, che raccoglie gli Appunti spirituali 1939-1955 di Giuseppe Dossetti,

appena pubblicato dalle Paoline (pagg. 286, euro 21). In sintesi: un grande personaggio affronta grandi temi in un periodo cruciale della propria vita, nonché della società italiana e internazionale.
Gli anni dal ’39 al ’55 sono quelli in cui Dossetti offriva un contributo politico fondamentale per la nascita dell’Italia post-bellica, lavorando alla stesura della Costituzione, poi cooperando / scontrandosi a muso duro con i vertici della Dc, incluso De Gasperi. Dopodiché, in modo progressivo, aumentò in lui l’esigenza di una scelta di vita di tipo monastico, che si sarebbe realizzata in forma definitiva nel 1956 (cioè all’indomani del limite cronologico di questa raccolta).

I temi politici sono appena accennati, dato che il libro contiene solo gli appunti di Dossetti relativi all’insorgere e agli sviluppi della sua vocazione. Sono testi anche un po’ ripetitivi, perché evidentemente rappresentavano uno sfogo privato, un approfondimento diluito nel tempo, e non erano concepiti per la pubblicazione. Ciò non toglie che il quadro che ne emerge sia affascinante. All’inizio ci si ritrova presi tra gli “eroici furori” di Dossetti, che mischia situazione politica, problemi personali, riflessioni teologiche, in modo spesso abbozzato e confuso, lasciando intravedere la sua personalità ricca, combattuta, a volte polemica, a volte autocompiaciuta, a volte mistica. Poi, pian piano, la scelta religiosa prende il sopravvento, dapprima più “gridata”, poi sempre più meditativa.
Il titolo della raccolta, La coscienza del fine, è azzeccatissima. Il tema compare fin dalle prime pagine, e si svilupperà in modo coerente fino al termine del libro; anzi, è davvero il perno di tutta la riflessione spirituale di Dossetti. Il giurista-deputato-monaco ha un modo di parlare di Dio che, pur basato su fonti precise, spicca per la sua potenza inconfondibile. Diciamo, una santa Teresina rivista e corretta da Teilhard de Chardin. “La speranza: è Dio che promette e che promette se stesso, la deificazione. La Parola che s’incarna, che penetra e si costruisce nell’universo umano. Perciò non si spera da soli; chi spera non è l’individuo, chi spera è l’organismo sovrannaturale, il mistero di grazia e di verità, il Cristo totale e plenum, questo è lo Sperante assoluto”, 23 ottobre 1952. “La trascendenza – la deificazione – l’autodistruzione della creatura: la morte non semplicemente come liberazione dell’anima dal corpo ma come rottura metafisica tra corpo e spirito, distruzione dell’unità dell’uomo (e in questo appunto la morte di una creatura è il massimo omaggio, il «Gloria» vero reso alla Trinità, alla Sua suprema trascendenza)”, 20 ottobre 1953.
Il Dossetti teologo è così energico, così lontano dagli spiritualismucoli alla moda, che leggerlo è un piacere anche quando non si è d’accordo con lui. Di lui si ama perfino… l’ipocrisia, quando per decine di pagine si sforza di “convincerci” della sua adesione totale all’istituto di vita consacrata laicale Milites Christi. È evidente invece che ha una voglia matta di andarsene per seguire la propria strada; e infatti, a pagina 264, finalmente scoprirà le carte.
Il libro si chiude con la Piccola Regola scritta l’8 settembre 1955, che diverrà la base della comunità religiosa da lui fondata nel 1956, la Piccola Famiglia dell’Annunziata. Con un’ultima chicca: tra le invocazioni della Regola, a ruota dopo Maria e gli angeli compare “sant’Abramo, padre dei credenti”.

P.S. Con un breve volo pindarico, gli scritti di Giuseppe Dossetti richiamano alla mente la Gerusalemme liberata. Il poema del Tasso si apre, si muove e si chiude sull’idea della riconquista del Santo Sepolcro. Negli ultimissimi versi della Gerusalemme, Goffredo di Buglione entra trionfalmente nella tomba di Cristo e si prostra in adorazione; ma, come si sa, “colui che cercate non è qui” (Vangelo di Matteo 28,6).
Tasso, Dossetti: un cristianesimo militante, anche un po’ fondamentalista, ma che al vertice della sua militanza trova null’altro che un profondo silenzio.