Gio, 19 Nov 2009
Prima o poi doveva succedere, forse. Comunque è successo: in questo post vi invitiamo a consultare una pagina web in cui c’è un oggetto in vendita. Va bene che è un CD, va bene che nel CD si parla rigorosamente di buddismo e cristianesimo (alla fine, c’è anche una barzelletta), però è un CD in vendita e per di più se voi ascolterete la voce vellutata che da quel CD scaturisce, “vedrete” che è proprio la voce della persona che sta scrivendo queste righe, quelle che avete sotto gli occhi in questo momento. Ma dove andremo a finire…
21 Commenti a “Réclame”
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19 Novembre 2009 alle 4:57 pm
“Mauricio Yūshin Marassi fa emergere, attraverso un approccio rispettoso delle specifiche identità, le differenze sostanziali che separano il buddhismo dal cristianesimo.”
La seconda metà della frase capovolge la prima metà. Della serie: A buon intenditor…
19 Novembre 2009 alle 6:01 pm
Occorre rispetto per dire, in casa d’altri, che casa mia è diversa, grazie a Dio… 🙂
19 Novembre 2009 alle 10:28 pm
Nuovo slogan per il dialogo interreligioso. Invece di “Cerchiamo ciò che ci unisce, invece di ciò che ci divide” ora vale: “Venezia è bella, ma non ci abiterei” !
19 Novembre 2009 alle 11:36 pm
Già.
Sono con quelli che considerano la parola ‘dialogo’ ambigua se non perniciosa. Se ci si incontra per conoscersi, confrontarsi, magari capirsi e con questo si spera di pervenire ad un rispettoso riconoscerci, allora il prerequisito minimo è di saper dire ‘Venezia non mi piace’.
La piaggeria è una falsa strada per la pace.
20 Novembre 2009 alle 4:46 pm
Può essere che la parola dialogo sia usata impropriamente in vari contesti, ma all’ interno di un “confronto” sincero sulle proprie identità religiose, non trovo un’altra modalità di comunicazione che possa portarci ad un “rispettoso riconoscerci”.
Non so, ma in un dialogo mi sembra sia importante lasciare comunque aperta la possibilità che l'”altro” mi possa cambiare, anche radicalmente…
20 Novembre 2009 alle 10:23 pm
Ciao Marta,
è ineccepibile quanto tu dici. Ma non ritiro la mia considerazione. Anche se riconosco che, grazie a Dio, ci sono tante persone che usano la reciprocità dell’uso della parola (dialogo) anche come reciprocità, ad es., di ascolto. Non solo per sbattere la lingua o fare la ruota. O peggio.
Questo Cd si intitola ‘confronti’: già questo mi pare un buon segno.
22 Novembre 2009 alle 10:52 am
Ciao doc, già, confronti importanti, tra le altre cose, anche da ascoltare. Non sempre si è in grado di porsi come interlocutori ( parlo per me ovviamente ) all’interno di un contesto ampio di confronto tra fedi e dottrine diverse, ma il porsi in ascolto delle varie diversità e somiglianze mi sembra permetta ( anche ) di mettere in crisi alcune “certezze” cresciute dentro di noi, magari senza che ce ne rendessimo conto, con quel che ne consegue…
Per questo ( e non solo )mi sento di ringraziare chi in questa continua ricerca investe una parte “non da poco” della sua vita….
22 Novembre 2009 alle 3:41 pm
io intanto l’ho comprato, ma non aspettatevi una recensione… 😉
22 Novembre 2009 alle 4:44 pm
Il convento ringrazia. Nel post ho dimenticato di aggiungere che il ricco incasso andrà interamente alla comunità di Bose. Mettere a frutto i talenti è arte antica in quel dei cristiani…
22 Novembre 2009 alle 5:47 pm
E’ normale vendersi. Lo facciamo tutti in questo mondo, inclusi gli eremiti. Con i soldi la sostanza non cambia, è solo meno ipocrita.
Sono d’accordo che il dialogo interreligioso non significa fare minestroni newage, lo ha detto anche il Papa 🙂
D’altra parte se si trova qualche analogia di precetti o intenti morali, notarlo non guasta.
Ciao
22 Novembre 2009 alle 6:18 pm
Grazie Al, è vero lo ha detto anche il Papa. Vorrei davvero sbagliare ma l’impressione che ne ho tratto ascoltandolo è che lo dicesse affinché non si confondesse l’oro (loro) con la paglia (gli altri), ma sai, sono un filino prevenuto per cui…
22 Novembre 2009 alle 6:42 pm
Be’ il Papa è un po’ come qualche altro noto aspirante monarca. Basta aggiungere “lui escluso”. Premesso ciò si può condividere anche quello che ha detto alla FAO contro il lusso e gli sprechi…
Sul sincretismo idem. E’ indubbio che in politica si trasforma facilmente in trasformismo e in filosofia/religione in qualunquismo ideologico.
20 Dicembre 2009 alle 11:52 am
Caro Doc, leggo in ritardo e in ritardo intervengo, così, tanto per scaldarmi un po’ in questa gelida domenica mattina parigina. Mi riferisco al 4. Capisco che la parola “dialogo” ti sia in uggia, spropositamente usata com’è, ma non c’è granché altro fra umani. Ma non di questo volevo dirti. E’ la questione di saper dire “Venezia non mi piace” che non mi convince. Venezia, cioè il luogo dell’altro, è per lui il suo tutto (parliamo di religione, no?) come per te è Torino, per restare alla metafora campanilista. Mentre per te, di e da Torino, Venezia è luogo di visita, di pensoso turismo, al meglio. Non ha senso che tu gli dica che non ti piace, come prerequisito minimo del”incontro. La piaggeria non c’entra. Tu di quello che è per lui “Venezia” non sai niente, o meglio, sai solo che è per lui quel che per te è “Torino”. E’ proprio la tua idea di Venezia, il sentimento che ti piaccia o no, che devi scordare, per ascoltare come te la racconta lui, che è la sua casa, la sua vita. Sempreché tu lo voglia o lo debba incontrare. Altrimenti è meglio guardare le foto da soli.
20 Dicembre 2009 alle 1:54 pm
Ciao Jf, sono orso , è vero, ma non poi così tanto. Mi piace ‘smascherare’ quel po’ di ipocrisia che traspare a volte da certo politically correct.
Nella fattispecie l’accento era sul ‘saper dire’: il fatto che Venezia mi piaccia o no lo consideravo irrilevante (per altro Venezia è, a mio avviso, uno splendido luogo dell’anima). Se, per accattivarmi la simpatia o l’attenzione dell’interlocutore, o semplicemente per non dispiacerlo, dico che amo Venezia anche se non è vero, apparentemente il dialogo è favorito. In realtà tutto quanto ne segue è basato su una menzogna o quantomeno un misunderstanding di fondo, che vizia ascolto e comprensione reciproche. Poi, ci sono modi e modi…
Sono del parere che (di solito) sia meglio una verità, anche se poco gradevole all’orecchio, che non una armonica bugia. La sincerità è quindi il prerequisito minimo che mi preme. E non interdisce l’ascolto, quando il mio ruolo nel dialogo è di ascoltare.
Anche se noi torinesi siamo famosi per essere falsi e cortesi!..
21 Dicembre 2009 alle 3:55 pm
Caro doc, mi spiego meglio. La sincerità (l’onestà intellettuale) è senz’altro un requisito necessario anche se non sufficiente. Ma quello che volevo dire è che se di dialogo religioso si tratta, la “città” dell’altro va in linea di principio accettata in toto: è una questione di sincerità anche questa. Fuor di metafora, se A è il testimone buddista e B è il testimone cristiano, A deve accettare di farsi raccontare il cristianesimo da B, e non partire dal presupposto che il ii cristianesimo “non gli piace” perché la sua frequentazione, i suoi studi, la sua esperienza glielo hanno reso spiacevole. Poi semmai, gli potrò fare degli appunti: Venezia è umida, ci sono un sacco di topi, troppi turisti e troppo da camminare… oppure fargli notare che fra il suo racconto e quello che tu vedi ed esperimenti ci sono discrepanze. Ma se parti a dire che non ti piace, che ci si incontra a fare? Credo che la cosa che più conta in questa faccenda del dialogo sia l’intenzione: a che pro’ dialogare? Forse è su questo che ci si dovrebbe mettere d’accordo come prima cosa.
21 Dicembre 2009 alle 9:40 pm
In effetti hai ragione Jf, la frase ‘venezia non mi piace’ è un paradigma sbagliato ( a chi mai può importare se mi piace o no?), e devo ammettere che l’ho tirata in ballo proprio io al n° 4. Impropriamente, l’ho già detto qui sopra. Chiedo venia.
Mentre il tema era più o meno ‘il mio modo di vivere è diverso dal tuo’, oppure ‘la mia religione è diversa dalla tua’. Quello che mi premeva dire è che, in ogni caso, c’è il rischio che il non saper dire, nel senso di non osare dire, vizi la reciproca comprensione. Molto spesso la parola ‘dialogo’ viene usata come se implicitamente contenesse in sè l’obiettivo di trovare una quadra, una formula che faccia sembrare tutti d’accordo, tutti contenti; ad esempio, concludere che tutte le religioni sono uguali ecc ecc Anche per questo, nasconde molte insidie. Perciò ‘confronto’ mi pare un termine più sincero e meno ambiguo.
PS- Mentre cenavo, lasciata questa mia in sospeso, ho sentito Bersani dire la stessa cosa (la parola dialogo è ‘malata’ ecc ecc). Mentre altri personaggi politici intervistati, di quelli cui non affiderei le chiavi di casa neanche per un secondo, continuavano ad usare enfaticamente il termine ‘dialogo’. Che Bersani segua questo blog?! Che ne abbia anche lui le scatoline piene di demagogia e di politicamente corretto?!
22 Dicembre 2009 alle 9:48 am
Magari, caro doc, ne avesse Bersani le scatole piene di quella roba. Sono del tutto d’accordo, la parola dialogo è malata, ma lo è perché sono “malati” (leggi in malafede) i dialoganti, e lo sarebbero anche si usasse la parola “confronto”, che in italiano significa anche “paragone”, motivo per cui non mi pare adatta per il ….(non so più come chiamarlo) religioso: “non facciamo paragoni” si diceva una volta. Io ogni tanto la metto così: il dialogo è un’impossibilità logica (non si può che constatare irriducibili differenze, a cominciare dai linguaggi) e una necessità esistenziale (vivere implica dialogare, prima di tutto con se stessi). Comunque auguri a Bersani. E un consiglio da amico: non guardare la tele o ascoltare la radio, quando ceni, soprattutto le news: ti fa andare i bocconi di traverso. O forse mi sbaglio, e Bersani era a cena da te.
22 Dicembre 2009 alle 11:19 am
Ciccìcoccò, coccòciccì. Buon Natale
22 Dicembre 2009 alle 11:40 am
Dialogando dialogando…siamo alla frutta
Buon Natale a Voi tutti.
22 Dicembre 2009 alle 1:11 pm
Milano in questo momento non mi piace… ma ci andrei (in treno, per le vacanze in Piemonte). Se lo Yeti non ci rapisce e il Dalai Lama non viene a salvarci.
– – – – –
AUGURI A TUTTI !!!
22 Dicembre 2009 alle 4:48 pm
Meno male che Natale c’è.
AUGURI!