L‘amico dr ci invia la scheda di unpapa_pio-xii libro, uscito di recente e di cui è anche il curatore della traduzione dal tedesco. A proposito di un papa, protagonista di molti episodi discussi, a volte ai limiti della stranezza. Tra le varie leggende più o meno vere si racconta che papa Pacelli volesse che chi gli rispondeva al telefono lo facesse in ginocchio, in silenzio e -quasi sempre- poiché riattaccava la cornetta appena terminava di parlare, senza possibilità di rispondere. È attuale la discussione con Israele a proposito della effettiva volontà di questo papa di salvare gli ebrei dalla persecuzione nazista. Anche questo è un argomento che trovate affrontato sia nel libro sia nella scheda di dr.

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Michael Hesemann, Pio XII: il Papa che si oppose a Hitler, Paoline, 2009, pagg. 336, euro 24

Un Papa può essere un criminale?
Sì.
Il difficile è distinguere un criminale da un santo.

Il caso più eclatante è proprio quello di Eugenio Pacelli / Pio XII. Un semidio, come era considerato dalla moltitudine quand’era in vita? Un perfido nazista, come lo considera la moltitudine da qualche decennio? Il solo fatto che queste opinioni appartengano alla moltitudine, getta un fondato sospetto su entrambe…

La vicenda di Pio XII è tutta giocata su una sottilissima linea di confine. Non a caso l’autore del libro che qui presentiamo, Michael Hesemann, è un incrocio tra Roberto Giacobbo e Valerio Massimo Manfredi, entrambi conduttori del programma “Linea di confine” su La7. Se si curiosa sul Web, si vedrà che il nome di Hesemann è legato alle ricerche storiche più disparate, dalla tomba di san Pietro alle “leggende nere”, ma il numero più nutrito di titoli riguarda gli UFO. Infatti il suo interesse per Papa Pacelli è nato proprio così: qualunque argomento strano si mettesse a studiare, prima o poi saltava fuori il suo nome.
Torniamo a Pio XII. Era romano fino al midollo, ma i romani lo trovavano “teutonico” a causa del suo rigore, del suo stacanovismo, della sua cultura oceanica. Il libro di Hesemann, Il Papa che sfidò Hitler, raccoglie pile di documenti a suo favore per dimostrare che non solo non era un nazista antisemita, ma che fece l’incredibile per aiutare gli ebrei perseguitati e addirittura partecipò al famoso complotto per assassinare il Führer; complotto che poi fallì, ma non per colpa sua.
Molti di questi documenti non erano mai stati pubblicati prima in Italia. Hesemann li ha scovati in archivi di vario tipo, e anzi questa versione italiana è ancora più esaustiva di quella originale tedesca, uscita un paio di anni fa, perché nel frattempo Hesemann ha raccolto altro materiale.
Così, quello che poteva diventare un noioso saggio per eruditi, diventa un affascinante giallo storico, quasi una versione maxi della nota rubrica “Forse non tutti sanno che…”. Il giovane Eugenio Pacelli celebrava lo Shabbàt, la festa del sabato, insieme a un compagno di classe ebreo. Era un bravo cavallerizzo e nuotatore. Era capace di leggere interi volumi sulle forniture di gas, se doveva ricevere in udienza gli specialisti di quel settore; perché “un Papa non può spiattellare luoghi comuni”. Teneva testa a chiunque si presentasse nel suo ufficio, incluso il gerarca nazista von Ribbentrop.
E soprattutto, durante la Seconda guerra mondiale, gli Alleati – che pur sapevano – non salvarono un solo ebreo dal Lager; Pacelli ne salvò 850.000. Oggi qualche rabbi comincia a chiedersi se, anziché continuare ad accusare Pio XII, non sarebbe invece meglio conferirgli il titolo di “giusto tra le nazioni”, l’onorificenza data a tutti coloro che hanno aiutato il popolo di Israele.
Secondo i medici, Eugenio Pacelli, pur anziano, avrebbe potuto campare altri vent’anni data la sua fibra. A consumarlo non fu qualche malattia, fu lo sforzo sovrumano di una vita. Tra le frasi che ripeteva più spesso nell’ultimo periodo, c’era: “Io sono pronto”. Sì. Dopo un’intera esistenza trascorsa sulla pericolosa linea di confine, ora “l’ultimo dei Faraoni” (come venne definito) era degno di varcare il Confine.