CORRIERE ROMAGNA
1 SETTEMBRE 2006

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Non saranno centinaia di Super Rambo armati di fucili a caccia di Bambi a “riequilibrare” la natura. L’argomento è sfacciatamente pretestuoso. Tutte le alterazioni degli equilibri naturali sono di diretta o indiretta responsabilità dell’uomo. Vittime gli animali che, se non si estinguono “naturalmente”, vengono “prelevati selettivamente”, che, meno eufemisticamente significa ammazzati con programma. Nel caso degli ungulati le immissioni volontarie, spesso clandestine, hanno prodotto gravi squilibri tra prede e predatori e alterato l’ambiente. La domanda sorge spontanea: chi ha interesse che ciò accada per poi invocare gli interventi selettivi? Si dice che i caprioli causino incidenti automobilistici anche mortali, ma non si cita (non si potrebbe) quanti morti ogni anno sono causati dai caprioli, perché facendolo si scoprirebbe l’inconsistenza di queste affermazioni; se del resto i caprioli fossero così terribilmente pericolosi per l’incolumità pubblica non si capisce che senso avrebbe ucciderne solo una frazione e non tutti.

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D’altro canto è invece un dato di fatto statisticamente accertato e verificabile che ogni anno gli incidenti di caccia causano decine di morti. Vogliamo procedere all’abbattimento selettivo dei cacciatori? Se invece vogliamo parlare solo di danni economici, una ricerca francese di qualche anno fa ha evidenziato che i danni a persone e cose provocati dagli ungulati sono minori di quelli provocati dai cacciatori, e dunque di nuovo bisognerebbe prima pensare ad abolire la caccia, e solo dopo semmai occuparsi dei caprioli. Ma c’è poi davvero una necessità scientifica alla base delle delibere degli enti locali o si tratta solo di un paravento per proteggere gli interessi della lobby dei cacciatori?