Sab, 6 Feb 2010
Porto all’attenzione del dotto pubblico che frequenta questo sito, un breve testo da me composto su un tema non più eludibile. Qualche cosa di così potenzialmente distruttivo per la comunità buddista e così evidente
da aver attirato l’attenzione anche della cultura non buddista: lo scrittore Giampiero Comolli se n’è occupato di recente nell’articolo La crisi della spiritualità orientale, che -al di là delle conclusioni e delle analisi- vi segnalo per l’aver colto dall’esterno (Comolli è un valdese) quello che non molti dall’interno hanno percepito. Come sempre pacatamente, ma senza risparmiarci nulla, potremmo commentare.
Nella geografia dei buddismi giunti in Occidente, è noto che il buddismo zen proviene dal Giappone, sede di una cultura il cui tessuto sociale è organizzato su basi confuciane. In quel Paese le gerarchie, i ranghi, le cerimonie formatisi nei secoli -soprattutto alla corte imperiale cinese nella casta detta dei mandarini (1)- accompagnano lo zen come il guscio dell’uovo.