Inizia oggi, per la penna di DR, una nuova rubrica dal titolo Interviste intraviste:

«Una “via di mezzo” tra intervista e realtà.
Sostituirà L’arte da parte, ma l’arte non verrà mica lasciata da parte.» DR

Toni

Arriviamo che è quasi notte, stanchi morti e tutti infangati, dopo ore di inutili ricerche nel bosco.

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Come se non bastasse, piove. Lui, il Tedesco (come lo chiamano), ci osserva sollevando un sopracciglio, voltandosi appena dal pianoforte che stava suonando in salotto. Quindi ci viene incontro scuotendo pazientemente la testa.

La sua stretta di mano è robusta – e questa finora è l’unica caratteristica a corrispondere all’immagine che avevamo di lui.


Lo so, sembriamo dei selvaggi… ma ci avevano indicato…
“… Che mi rintanavo nel folto della foresta, agghindato come uno spaventapasseri.”

Beh, a essere sinceri, sì.
Ride. “È il vostro giorno fortunato: stanotte è luna piena, quando gli uomini si mutano in licantropi, e viceversa i licantropi si trasformano nella belva chiamata uomo. Bene, eccomi al vostro servizio.

”Non la disturberemo, solo una breve intervista.
“Con piacere. Chiedete pure e fate delle riprese, se volete; intanto vi preparerò qualcosa di caldo da mandare giù. Bella cosa il maltempo, con le campane che suonano in lontananza… din… donnn… din… donnn… ma non se si è giornalisti con attrezzature e tutto, eh? E specialmente con la fretta indiavolata in corpo.”

Parole sante. Lei non sembra, uhm, pessimista come i quadri che dipinge.
“Che avrebbero i miei quadri di pessimista?”

Animali che uccidono altri animali, e lottano per la stessa preda.
“Uuuh dove avrò mai sognato tanta crudeltà? E pensare che in tv sembra tutto così bello.”

Però nella vita c’è anche altro, grazie al cielo.
“Davvero, e quell’altro è la parte più importante, infatti. Per questo nei miei dipinti la bellezza e la serenità hanno un ruolo così fondamentale.”

Intende, in alcuni ritratti, o vasi di fiori?
“No, quelle sono opere tristi, perché realizzate su commissione. Che s’ha dda fa pe’ ccampà. Invece, bellezza e serenità sono la quintessenza di quelle stesse opere a cui lei accennava, quelle con gli animali che urlano growwwl e roarrr! Growwwl! Roarr!”

Fa la parodia di se stesso?
“Caro amico, ognuno di noi fa la parodia di se stesso. In questo caso però ero spontaneo. Il punto è: dietro le spalle degli animali che urlano, che cosa vede?”

Villaggi, paesaggi montani. Ricordi della Svizzera, esatto?
“Già. La terra in cui trionfa il verde, l’aria fresca, la silhouette amica dei campanili, le mucche che cullano il sonno delle vallate con i loro campanacci. L’orizzonte è ampio, senza un confine preciso; i monti che circondano lo sguardo si innalzano, poi ondulano e pian piano svaniscono nella nebbiolina del mattino. L’occhio che, immobile, riesce a vedere ogni cosa in quell’atmosfera limpida, è anche l’occhio che scatta all’improvviso per un coleottero che passa ronzando. Chissà se quell’insetto finirà nel becco di una gallina, e la gallina tra i denti di una volpe, e la volpe sotto gli artigli della poiana, e la poiana a smarrirsi nel cielo, e dal cielo il temporale, e con il temporale i coleotteri zampettano nei granai.”

Ha mai scritto poesie?
“Solo questa: Ognuno sta solo sul cuor della terra, trafitto da un raggio di sole.”

… Ed è subito sera?
“No, è un perenne crepuscolo.”