Continuano le novità sulla pagina Bibliografia commentata. Questa volta siamo posti a confronto con un quesito estremo ma drammaticamente reale: i bambini che uccidono, torturano, sono senza colpa? Sono completamente irresponsabili?

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Ishmael Beah, Memoria di un bambino soldato, Neri Pozza, 2007.

Bambino soldato, un’aporia e una vergogna del nostro tempo. S. Agostino, analizzando il tema della memoria nella sua opera “Le confessioni”, si chiedeva quali fossero i limiti di questa facoltà, quali i suoi scopi e poteri. Ancora oggi non possiamo dare una risposta esaustiva alle domande del santo.

Però, sul suo potere e sul suo significato possiamo continuare a riflettere e il testo di Ismael ci fa proprio compiere questo viaggio. Un uomo racconta la sua esperienza: non si tratta di leggere un’avvincente autobiografia, fatta di vittorie e sconfitte, ma è il racconto della sua infanzia. Come il titolo mette in luce è l’infanzia di un bambino soldato. Lo stile con cui è scritto è molto narrativo: le parole, le frasi, scivolano in modo piacevole; tuttavia, se ci si ferma sul testo le sensazioni cambiano e le riflessioni si fanno oscure. Ci sono pagine dure, dove si racconta di bambini che uccidono uomini, di uomini che insegnano ad uccidere a dei bambini. Bambini costretti a torturare, plagiati dall’odio che li circonda. Lo ritengo un testo profondamente religioso, perché sono presenti temi come il male, la salvezza, il perdono, l’esistenza e la sopravvivenza. Perdonare questi bambini del male che hanno fatto, cercare di far riconciliare questi ragazzi con se stessi è uno dei temi centrali del testo. L’autore racconta la sua riabilitazione e qui ci dà degli scorci su dei personaggi davvero straordinari; una delle frasi più ricorrenti che i responsabili del centro riabilitativo ripetevano era: “non è stata colpa tua”. Alcuni hanno trovato la via della propria salvezza partendo proprio da questo perdono incondizionato che gli veniva donato dall’esterno; non tutti, però… Il testo è un monito: se lasciamo questi ragazzi con il proprio male non ci sarà per loro altra via che il male.

(A cura di Gennaro Iorio)