Passato il clamore sulla sentenza della Corte Europea che vieta il crocefisso nelle scuole dell’Unione, pubblichiamo sull’argomento una riflessione edita, alcune settimane or sono, da padre Luciano Mazzocchi,luciano amico, fratello, cristiano. L’uso dei simboli non ricondotti alla loro essenza e funzione non è religione: in hoc signo vinces fu un grido di guerra, non di pace.

Corollario

Il Vangelo di questa domenica, Luca 23,36-43, richiama la sentenza della Corte europea che ha proibito il crocefisso nelle scuole. Subito affermo che la questione mi tocca molto poco, nel senso che tra il crocefisso sui muri delle scuole e quello della vita testimoniato dal Vangelo passa un’enorme distanza, a meno che il crocefisso sui muri della scuola abbia cambiato la direzione della vita a qualche professore o studente, per esempio abbia trasformato i sentimenti di razzismo in sentimenti di fraternità, o abbia convertito la tentazione alla droga in gioioso spirito di impegno. Il crocefisso che non cambia la vita non ha rapporto con quello del Vangelo.
Sento insulsa e disonorante la reclamata separazione nei comportamenti di una persona in privato e in pubblico,

come se un uomo possa essere frivolo nel privato e serio nel pubblico. Ci fosse, sarebbe una persona schizofrenica e falsa in ambedue gli ambiti. In ogni uomo scorre un solo flusso di energia che anima la sua vita spirituale, sociale, artistica. L’aver declassato la religione a materia facoltativa e confessionale è stato una scelta miope. Chi, oggi, può comprendere un islamico ignorando il suo tipo di religiosità? Oppure un orientale, o un sudamericano? E chi può comprendere la storia di questa Italia, ignorando la religione cattolica? L’ora di religione deve essere fondamentale per tutti e gestita dalla scuola come le altre materie importanti.
E’ questa ora di religione fatta con serietà la vera sede della religione nelle scuole. Il crocefisso sui muri è arcisecondario; se poi fosse inteso al posto dell’obbligatorietà dell’ora di religione, è nocivo. In politica ogni favore alla religione (qualora un crocefisso sui muri fosse da ritenersi religione) è pericoloso! Timeo Danaos etiam dona ferentes! A Cesare ciò che è di Cesare, a Dio ciò che è di Dio (parole di Gesù), non perché i due ambiti siano indifferenti l’un all’altro, ma perché sono differenti i punti da cui si vede. La politica fa consistere nel tempo; la religione scioglie le consistenze temporanee nell’eterno. L’ambiente dove queste due attività si incontrano o anche si scontrano non sono né i palazzi né i templi, ma la coscienza delle persone. Personalmente chiedo al politico di darmi schietta la res politica, e alla religione pura la res religiosa. Chiedo che non me le pasticcino e che lascino alla mia coscienza di discernere e integrare, consapevole che la natura della res politica è temporanea e circoscritta, quella della res religiosa è eterna e universale.
Si parla delle radici cristiane dell’Europa. Certamente la fede cristiana nei popoli europei è stata fonte di energia: non è possibile comprendere il crollo del comunismo polacco senza l’apporto della religione cattolica. Tuttavia l’espressione “radici cristiane dell’Europa” – anche nella bocca di papa Giovanni Paolo II – in me missionario risuona come un declassamento del Vangelo da messaggio religioso, quindi universale, in messaggio culturale, quindi locale. Infatti, ne conseguirebbe che io, missionario, annunciando in Giappone il Vangelo vi ho trapiantato le radici europee. No! Il Vangelo non si identifica con nessuna radice; ma, come Vangelo, le irrora tutte.
Luciano Mazzocchi, sx