L’amico dr ci invia una scheda su di un libro intelligente e per nulla banale come era il suo autore, Primo Levi.

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L’ altrui mestiere, Einaudi 2006, € 11,00, 262 p.
Autoritratto di Primo Levi in una cinquantina di brevi saggi. In teoria i riferimenti personali sono limitati, dando invece spazio a una serie di argomenti disparati: dalla scienza alla linguistica, dalla letteratura alla società, per di più affrontati con taglio quasi anonimo, elencando dati e fatti.

Eppure, mettendo insieme i frammenti, emergono tutto il pensiero e il vissuto del grande scrittore torinese, dall’esperienza di Auschwitz (quasi sussurrata) alle sue considerazioni sulla cultura e sull’esistenza. Pagine deliziose

su Manzoni, le proprietà fisico-chimiche dei chewingum, le tecnologie avanzate… Vivissime scene autobiografiche. Particolarmente significative le coppie di contrari, in cui Levi tratta un determinato tema da due visuali contrapposte: p.es. “Le farfalle” contro “Paura dei ragni”, “Dello scrivere oscuro” contro “La Cosmogonia di Queneau”. Per non parlare di questioni ancora tragicamente di attualità, come lo sfruttamento e gli incidenti sul lavoro. Le ultime due righe del libro fondono sapienza ebraica e sapienza buddista, invitando a realizzare il nostro futuro “senza cedere alla tentazione di ricomporre i cocci degli idoli frantumati, e senza costruircene di nuovi”. Il fatto che due anni dopo la pubblicazione di questo libro Primo Levi si sia suicidato, non toglie nulla alle pagine che qui dedica alla gioia; semmai, dà della gioia un’interpretazione non illusoria.

dr