L’amico dr ci ha inviato la seconda tornata degli haiku di Alan Lasting. “Siamo” sempre a Dover ed ora il tema pare più esplicito: il risveglio. Ma la brevità del testo ancora non permette di vedere oltre l’accenno; al modo di alcuni dipinti cinesi del tempo che fu dove il tremolio di un filo d’erba cela e non cela i baffi del drago in agguato…

Dover, morning
So just keep my wake
In sight before the water
Closes ’n’ flats again

Alle scogliere di Dover, mattino
Perciò conserva la mia “wake” 
Davanti allo sguardo prima che le acque
Siano di nuovo chiuse e piatte

Il “perciò” iniziale, oltre all’indicazione di tempo e luogo, collega in modo chiaro questo haiku a quello precedente. Dopo il samsara, inizia la fase del risveglio. Si è scelto di non tradurre la parola “wake”: di per sé significa “scia” di un battello, ma mi sembra ovvio che qui c’è un gioco di parole con “to wake”, cioè il risveglio. Alan Lasting, quasi sicuramente in senso auto-ironico (ricordiamo la sua condizione esistenziale), si presenta come un maestro che esorta un discepolo a seguire la sua via. L’indicazione più interessante è che bisogna marcarlo stretto, perché il risveglio tende a sfumare in fretta, quindi non bisogna indugiare. Del resto, le acque nella Bibbia (testo che ogni intellettuale inglese frequenta) corrispondono al termine sanscrito samsara: “mondo oscuro che ci avvolge”. Il richiudersi delle acque su tutto era anche il tragico finale del romanzo simbolico Moby Dick (altro testo che l’autore conosceva senz’altro).