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Giuliano Bastianelli è uno straniero in patria (come tutti?). Politicamente a destra in una città, Perugia, che da sessant’anni è monopolio della sinistra, in passato ha tenuto corsi di ceramica a Deruta ma senza mai sognarsi di copiarne i motivi tradizionali, e adesso produce un’arte digitale che lo assimila ai cibernauti di cinquant’anni più giovani di lui. In una cultura in cui il quarto d’ora accademico è di prammatica, lui sogna la Svizzera.

Alla domanda: “A che corrente artistica appartieni?” Giuliano risponde: “Non lo so”. Alla domanda: “Che cosa significano le tue opere?” risponde: “Niente. Sono pure forme estetiche”. Dev’essere l’osservatore – dice – a dare un nome a ciò che vede. Bene, eccolo servito.

L’opera scelta si intitola (“si intitola” da se stessa) Betlemme. La serie di linee bianche azzurre gialle in alto raffigurano l’angelo che annuncia la nascita del Messia, quelle blu verdi amaranto in basso raffigurano il paesaggio della Giudea.

L’angelo può anche ricordare una tempesta magnetica o un aereo dal design avveniristico. Il terreno presenta delle ondulazioni, a indicare la grotta e le colline di Betlemme; che ci fossero colline… beh, lo si deduce da tutta la pittura occidentale.

Ammettiamo pure che, con quest’opera elaborata al computer, Bastianelli NON intendesse rappresentare la scena del Natale. Allora, in questo caso, l’avrebbe rappresentata ancora meglio! Perché che cos’è, in fondo, la venuta sulla terra del Figlio di Dio? Il Verbo si fa carne, il Non-raffigurabile assume una figura riconoscibile.

Ma è davvero poi così riconoscibile? I Vangeli si premurano di informarci che tanti, proprio tra coloro che avevano Gesù sotto gli occhi tutti i giorni, non hanno notato in lui nulla di speciale. E lui stesso ribadì che nessuno è profeta in casa sua… “Venne tra i suoi, ma i suoi non lo hanno accolto”.

Gesù era lo Straniero in patria per eccellenza.

È il tuo archetipo, Giuliano; è la tua Musa, che tu lo sappia o no.

C’è ancora dell’altro. Questa Betlemme è stata realizzata nel 2006, più di due millenni dopo la nascita del Salvatore. Nel frattempo sono successe molte cose: tra l’altro, che Gesù è risorto. Che cos’è rimasto di lui, il mattino di Pasqua? Un raggio di luce, che attraversando un prisma si scompone in uno spettro multicolore: questo è il punto di partenza dell’arte di Bastianelli, come lui precisa nell’introduzione al suo catalogo Progression (Porzi editoriali, Perugia).

Il Risorto costituisce l’inizio della creazione nuova, quando “le cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuove”, cose “che nessun occhio ha mai visto”. E ancora una volta, l’arte astratta, l’optical art di Bastianelli è perfetta per rendere l’idea di un mondo che supera la soglia della nostra percezione. Per mostrare un universo non più asservito alla legge di causa-effetto, e quindi del dolore, ma trasfigurato in pura contemplazione.

Grazie alla risurrezione la Human Form Divine, come la chiamava William Blake, diventa Forma Estetica, come la chiama Giuliano.

d.r.