Nella galleria degli intrusi collezionati da Cibì entrano due nuovi personaggi: una non-santa ed un artista, un incisore visionario e -come a volte accade ai visionari- anticipatore di un futuro che però, per noi, è già passato…

INTRUSO, FRATELLO MIO / 7

L’immagine questa volta è tratta dal volumetto Piccolo fiore, pubblicato nel 1962 dalla tipografia “La Rapida” di Fermo; a realizzare la xilografia è stato un non meglio identificabile “prof. Ugo D’Ambrosi di Fermo”. Che c’entra tutto questo con il tema dell’intruso? Procediamo con ordine…

Il libro, come recita il sottotitolo, raccoglie Biografia, Autobiografia, Epistolario, Diario spirituale di Paola Renata Carboni. Ma non lasciamoci spaventare dalla prosopopea: in tutto sono solo 180 paginette.
Paola Renata Carboni, chi era costei? Una brava cattolica, un po’ bigotta (in base ai parametri attuali), morta neppure ventenne nel 1927 in odore di santità. A renderla gradita ospite di questa rubrica, e anche più simpatica, è il fatto che nelle sterminate infornate di santi e beati fatte da Giovanni Paolo II nel suo lungo pontificato, è rimasta fuori solo lei, poveretta. La candido come santa patrona degli intrusi.
In secondo luogo, torniamo all’immagine di partenza. Il prof. Ugo D’Ambrosi di Fermo l’ha incisa a commento delle seguenti parole di Paola Renata Carboni, in una lettera del 20 agosto 1924: “Vedi dunque che, secondo il precetto Divino, noi tutto dobbiamo a Lui, per Lui dobbiamo vivere, Lui deve essere l’unico scopo della nostra vita. Di Dio e per Iddio, questo è il vero senso della vita”. Beh, non molti artisti avrebbero visualizzato queste frasi disegnando un tronco di albero da frutto (mele, pesche, arance?) con braccia umane, e un giglio al posto della testa. Qualcosa a metà tra i miti pagani, N.B. pagani (Dafne, Clizia) e i film horror (L’invasione degli ultracorpi). Quindi candidiamo D’Ambrosi a patrono degli “artisti sacri intrusi”. Soprattutto oggi che l’appiattimento sulla Bibbia e sul buonismo ha smidollato l’arte e il pensiero cristiano.
Infine un’altra xilografia, ripresa in copertina del libro, mostra una donna velata, protesa in adorazione di… un altissimo monolito, sotto un cielo dalle esplosioni geometriche. Una scena che addirittura anticipa quelle famose all’inizio e alla fine di 2001 – Odissea nello spazio. Ma la vera sorpresa, l’intruso per eccellenza, è la frase a cui si riferisce questa immagine: “Mi sembra di non aver nulla”.