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Il titolo Il Vangelo secondo Giovanni e lo Zen può indurre nell’aspettativa di un sistematico confronto fra il Cristianesimo e il Buddismo. Infatti il Vangelo secondo Giovanni è come l’apice della rivelazione biblica, e lo Zen è l’espressione più essenzializzata del cammino buddista. Con molta chiarezza e umiltà è mio dovere preannunciare il limite di questo libro: si tratta di una meditazione sull’esistere attingendo dall’esperienza della vita. Il vangelo di giovanni è l’anfora che mi permette di attingere in modo straripante: lo Zen è la pratica che mi permette di tenere l’anfora vuota e pulita.

È quindi un riprendere le domande di fondo che la vita ripropone ogni giorno, stare dentro la sfida di tali domande, versandovi sopra l’annuncio del Vangelo, ascoltato con il cuore vuoto dai rumori. Cuore vuoto dai rumori che ode è l’atteggiamento religioso dello Zen. Le due sponde sono distanti, perché la portata della corrente che fra esse scorre è grande e profonda. Eppure le due sponde sono vicine, perché la corrente che le separa contemporaneamente le unisce. Non dialoghiamo affinché il buddismo diventi cristianesimo o viceversa; ma affinché ogni uomo che concretamente esiste divenga più profondamente la verità in cui è stato creato, la verità che sottostà al suo esistere. “A quanti l’hanno ascoltato ha dato il potere di diventare figli di Dio” (Gv 1.12)

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A questo volume ne seguirà un secondo, che commenterà i brani del Vangelo di Giovanni proposti nella liturgia, secondo i criteri di reciproca illuminazione trà Vangelo e Zen propri di questa collana.

“Non credo di sbagliare e non pecco di partigianeria se dico che questo libro inaugura un genere letterario religioso che sarà ricco di sviluppi nel futuro…. Thomas Merton avrebbe amato questo libro, ed è presente, innominato, in queste pagine” (dalla Prefazione di Giuseppe Jiso Forzani).