Mar, 21 Lug 2020
Cari tutti,
Mentre il tempo fila i suoi giorni, indifferente ai lockdown ed alle mascherine, il gruppo della Stella non è rimasto con le mani in mano. Grazie al lavoro svolto negli anni scorsi e a un’elaborazione collettiva, coordinata da Maurizio e durata mesi, abbiamo pubblicato un ‘nuovo’ testo. Dico ‘nuovo’, con le virgolette, perché è composto da scritti che, in forma meno curata, erano già comparsi su questo sito. Si tratta di 8 articoli, 5 antichi e 3 moderni: uno di Dogen, tre di Uchiyama (in nuova traduzione), uno di Yokoyama Sodo ed infine tre composti da me negli ultimi anni. Tutti dedicati alla pratica dello zazen. Qui trovate l’indice dell’opera.
L’obiettivo è fornire a chi si avvicina per la prima volta a questa pratica e a chi, invece, è già su questo cammino, una traccia, il più possibile sicura, su come fare per sedersi senza errori di metodo e per indirizzare la propria vita in sintonia con quel sedersi. Sino ad ora non esisteva in italiano un testo siffatto.
Ne abbiamo fatto stampare alcune copie e, di queste, ne mettiamo cento a disposizione dei lettori di questo blog. Il libro non è in commercio ma, ovviamente, abbiamo sostenuto delle spese e con il vostro aiuto, se possibile, vorremmo recuperare quanto speso per potere, in futuro, fornire lo stesso servizio.
Se desiderate riceverlo, gratuitamente o a fronte di una piccola donazione, scrivete a servizio@lastelladelmattino.org chiedendo istruzioni.
Anche questa volta ci sarà un premio particolare al primo che troverà un refuso: una copia del libro senza quel refuso.
18 Commenti a “La pratica dello zazen”
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29 Luglio 2020 alle 9:48 am
Buongiorno,
Contemporaneamente all’uscita del nuovo libro della Stella, è uscito anche il nuovo libro di fra’ Matteo, monaco di Bose e amico di lunga data. Un libro sul silenzio monastico buddista. Ossimoro impegnativo, affrontato da fra’ Matteo con il consueto rigore, attenzione e competenza.
Ne trovate qui la copertina.
6 Agosto 2020 alle 7:24 am
Si legge a p. 111 «(…) il tema [del karman] non ha mai avuto presa tra i praticanti (…) [perché] non ha particolare importanza (…)».
Quella inconcepibile struttura che è il karma è per alcuni uno dei punti deboli del buddismo. Radhakrishnan definisce il karma come la legge della conservazione dell’energia morale. Possiamo considerare il karma un’interpretazione etica della legge di causalità, dove tutte le cose sono conseguenza degli atti umani, compresa la geografia che è una proiezione dell’etica.
Quell’ateo impenitente di Schopenhauer ne «Sulla dottrina dell’indistruttibilità del nostro vero essere ad opera della morte» (Parerga e paralipomena), ci mette in guardia dalla superstizione di credere che la vita termini con la morte. L’anima muore, il karma passa di trasmigazione in trasmigazione.
Un film ricco di spunti è Mr. Nobody del 2009 di Jaco Van Dormael. Film belga ad alto budget con protagonista Jared Leto e mai distribuito in Italia.
6 Agosto 2020 alle 7:26 am
Ovviamente ciascuno vedrà quello che può, cioè quello che sa. Io ho visto che nell’eterno ritorno del divenire le cose non ritornano identiche a sé stesse, ma si configurano secondo l’economia karmica. Che, decontestualizzando p. 115 e dando alle parole un senso letterale, quando moriamo «noi non scompariamo nel nulla. Nel fondo senza fondo, nell’abisso vuoto della non manifestazione, non c’è l’annullamento totale». Che, come insegna il Buddha, la distruzione del corpo col quale avvertiamo la coscienza non la estingue. Che se l’uomo muore col desiderio della vita nel cuore, torna a incarnarsi. Che la ferma volontà di non reincarnarsi è l’ideale del Buddha. Che i bodhisattva ritardano tale processo in un mondo sognato per divenire Buddha dopo innumerevoli incarnazioni. Che conoscere significa «ricordare», nel senso dell’anamnesi platonica.
Come spiegare il Pratyekabuddha, altrimenti? È come «un rinoceronte solitario nella foresta», il Pratyekabuddha; segue la via sostenuto dalla «fede senza contenuto» di cui a p. 87, attendendo di dare voce al suo sogno straordinario. Una fede che è un modo della razionalità, che chiude simbolicamente – cioè arbitrariamente – quello che è rimasto aperto per il pensiero.
Suggestione? Può darsi. Illusione? No. L’uomo non vive incapsulato dentro sé stesso. C’è un ponte che collega i mondi. E se è abbastanza incredibile che i più bravi a usare la logica siano quelli che più sbrigativamente se ne disfano, io non sono poi così superbo da volgerle le spalle.
6 Agosto 2020 alle 8:15 am
2@, direi che sono genericamente d’accordo. Purché si abbia la stessa accortezza nei confronti della superstizione di credere che la vita continui dopo la morte.
6 Agosto 2020 alle 9:06 am
Comunque, nessuno ha ancora trovato IL refuso.
6 Agosto 2020 alle 11:38 am
IL refuso non l’ho trovato, ma ho trovato tante cose belle.
Il libro mantiene le promesse della presentazione, ovvero dà tutte le informazioni essenziali per apprendere correttamente la pratica dello zazen. Mym “gigioneggia” sul karman, ma forse solo perché la tradizione esoterica del Buddha è riservata agli adhimukti (i bodhisattva risoluti). (O forse perché sarà il tema di una nuova pubblicazione?, magari su Vasubandhu?) Ciò tuttavia è inessenziale allo scopo che qui interessa: liberarci – *praticamente* – dalla sofferenza.
In particolare ho molto apprezzato la battuta di spirito finale a p. 123. (non so se mi spiego :-))
6 Agosto 2020 alle 11:52 am
Sul ‘gigioneggia’ è la seconda che hai detto: Vasubandhu scosterà la tenda dell’avidya e … tatàn!
Ammetto che la battuta che citi (la riporto per quei molti che non hanno intenzione di sorbirsi il libretto): «Se questo vero nascere o vero vivere sia la “vita eterna”, io non sono in grado di dirlo. Ma, se ci incontreremo nuovamente tra qualche millennio, forse potrò essere un poco più preciso» potrebbe far pensare che io inclini verso la teoria eternalista. Ma, si sa, per un istante si può pensare qualsiasi cosa 😉
8 Agosto 2020 alle 1:21 am
Il testo mi è piaciuto molto, mi sento toccato nello spirito e finanche commosso.
Leggendo si apre un mondo che era intravisto ritrova conferma.
Il cuore si sente sollecitato al suo compito, al suo esito sempre dinamico nella sua autopoiesi e purezza. Tutti concetti che non vogliono fissare nulla ma solo provare a delineare il senso del vivere.
Ho usato nei miei studi il termine, shusho ichinyo reso quale, pratica e realizzazione, tradotto nel testo quale, pratica e verifica.
Comparate le due rese ho scoperto con piacere il limite della mia che trovo statica, acquisitiva, ipostatica, mentre quella del testo è viva, dinamica, libera da stratificazioni.
Anche il termine Hishiryo del Fukanzazengi, reso nel testo con Impensato, lo trovo migliore di Nonpensiero…e ci sono tantissimi altri spunti.
Quindi, grazie per i tantissimi stimoli che il testo induce, veramente riccone comprensibile.
Un glossario sarebbe stato utile, pensateci per la prossima edizione.
Questi i refusi trovati:
P.47 ” Queste e ciò che si…” penso che avrebbe dovuto essere è, quale verbo essere e non e, congiunzione.
P.70, nota 52, ” nove per nEve”, c’è neve, al posto di nove.
P.105 ” Nei luoghi…vi e una sala…” manca l’accento sulla e.
ありがとう ござい ました
9 Agosto 2020 alle 3:42 pm
E’ un libro che fa pensare (scherzo). Scrivo solo per ringraziare un po’ tutti, è un gran libro. Non mi ritrovo molto nell’ultimo capitolo, ci lavorerò. Mi ha ricordato emotivamente “Living And Dying In Zazen: Five Zen Masters Of Modern Japan” https://www.goodreads.com/book/show/395207.Living_And_Dying_In_Zazen.
9 Agosto 2020 alle 7:18 pm
Grazie per questo libro.
“Raccogli un poco d’acqua e avrai la luna tra le tue mani”
@mym5
p.47: “pratica al di lA dell’illuminazione”
p.98: “un profondo inchino a mani giunte nella direzione opposta LA muro”
p.105: “In questo luogo E severamente proibito parlare”
10 Agosto 2020 alle 6:16 pm
Ciao Nello @8: grazie per le tue parole di apprezzamento. Le lanciamo in aria in modo che ricadano ovunque.
Ti sei aggiudicato il premio per il primo che troverà il refuso, in questo caso ‘i refusi’.
Al più presto ti arriverà la copia dedicata ed emendata.
10 Agosto 2020 alle 6:51 pm
Ciao Max @9: naaaa! Il libro di Braverman è fatto per far vedere come erano bravi quei cinque, per di più amici suoi (o quasi) … Un’americanata, insomma.
Qui c’è di più. Mooolto di più.
Appena mi ricordo che cosa c’è di più: zacchete, te lo dico! 😳
10 Agosto 2020 alle 6:55 pm
Grazie per i refusi AdO @10, purtroppo Nello ti ha battuto sul tempo. Domani faremo un piccola e toccante cerimonia e gli consegneremo il premio …
La luna tra le mani?
Spero te le sia lavate, prima … 🙂
11 Agosto 2020 alle 2:30 pm
@12 wazzamerica orrait? orrait! me l’aspettavo, difatti ho scritto “ricorda emotivamente” 🙂 … A proposito di ricordi e di emozioni, correggendo i refusi leggo che non si parla dove si pratica. Cambiando quindi scena e senza alcun riferimento a quel che è scritto nel libro, la frase mi ha ricordato quando con Daido (e poi con Seishin) si cenava dove si praticava (motivi di spazio e di tempo, non c’era agio di farlo prima/altrove). Sono stato fortunato. Ancora grazie, mi dileguo
11 Agosto 2020 alle 3:13 pm
Nel momento in cui ci mangi, quello non è il luogo in cui pratichi …
11 Agosto 2020 alle 5:04 pm
si certo. ho accostato le due cose ma senza volere sottendere qualcosa. Mi sono espresso male.
13 Agosto 2020 alle 4:29 pm
Oggi il libro è finalmente arrivato in Spagna… dopo dieci giorni di attesa impaziente. Deve aver attraversato da una sponda all’altra sponda in una zattera fatta di rami e foglie e mossa con i piedi e le mani. 🤗🙏
13 Agosto 2020 alle 5:07 pm
Ciao Roberto, in effetti da un po’ di tempo l’uso della zattera spinta con mani e piedi si è molto diffuso. Ma è difficile trovarne una libera perché nessuno, neanche dopo che è arrivato, la vuole più lasciare.
Io in garage ne ho quattro …