Nella primavera-estate del 2019, sul sito del monastero giapponese Antaiji, è comparsa un’intervista, molto articolata, rilasciata dall’ex abate Muhō Noelke, nella quale Muhō ripercorre, a modo suo, tutta la storia del monastero. In modo del tutto inaspettato, in questo scritto, Muhō parla di tutte le persone che hanno avuto un ruolo significativo nella vita quasi secolare di quel luogo, anche di quelle che non ha conosciuto direttamente o che ha frequentato solo saltuariamente.

Non mi trovo d’accordo con la ricostruzione storica di Muhō, né nei contenuti né in quelle che paiono essere le sue intenzioni. Ritengo che in questo testo vi siano affermazioni che fanno apparire persone e fatti diversi dalla realtà che fu, altre non veritiere, altre ancora errate e, nel complesso, potenzialmente dannose per molte persone, Muhō per primo.
Per questo ho scritto una serie di considerazioni, che trovate qui in fondo assieme alla traduzione in inglese e a quella in francese, rivolte a tutti ma soprattutto alle persone che seguono la via dello zen.

Sia l’intervista a Muhō, sia le mie considerazioni sembrano riguardare fatti e persone lontane, vicende che non toccano la nostra vita. Io penso che non sia così, per questo ho voluto dare alle mie parole l’apertura più ampia possibile, toccando argomenti, anche delicati, di cui, di solito, non c’è occasione di parlare. È molto difficile imparare a fare davvero zazen e, senza una guida, è quasi impossibile. Invece è del tutto impossibile, senza una guida, dar vita a quel sogno che chiamiamo zen, accogliendovi altri. Questi sono alcuni degli argomenti che vengono accennati nelle considerazioni. L’intervista tocca -male, a mio parere- questi ambiti, ed è, quindi, un buon canovaccio. Porsi di propria iniziativa a parlare di queste cose, così, senza un motivo, sarebbe del tutto insensato. Da questo punto di vista, dovremmo ringraziare Muhō per l’occasione. Ambedue i testi sono abbastanza lunghi (11 cartelle il mio, 27 quello di Muhō), per cui occorre tempo e pazienza per affrontarli.

La foto che vedete in questa pagina, scattata nel novembre del 1980, si riferisce all’hōssenshiki (una sorta di seconda ordinazione, in cui si ‘dimostra’ di saper padroneggiare il dharma) di Shinyū. Non vi compaiono quattro dei monaci residenti più anziani, parte attiva della comunità di quegli anni: due erano in cucina, uno nel sōdō (monastero di formazione clericale) ed uno … scattava la foto.