Tempo addietro qualcuno, preso da fantasie, propose di indire un concorso per chi avesse inviato il più pregevole racconto. Breve mi raccomando. Così, vuoi e non vuoi, ridendo e scherzando, tra il lusco e il brusco è arrivato il primo -che ancora non sappiamo se sarà il primo- dal titolo Mandala. Ve lo propongo, sperando di fare cosa gradita. L’autore, come usa dotato di

un nick: aa, ha una particolarità che lo rende interessante allo sguardo: è un cristiano che non solo pratica zazen ma, dice, non potrebbe essere cristiano senza lo zazen. Se ne sente ogni giorno una nuova e questa, per me, è davvero nuova.
Anche se, mi vien da dire, una volta che fai zazen, che bisogno hai di essere cristiano (o buddista)? Ma questa è un’altra storia.
Allora: il concorso. Va bene, è indetto. Per quanto riguarda i premi pensavo di premiare solo i primi tre, a meno che non abbiate proposte migliori. Il regolamento è semplice: chi invia un racconto si impegna a rispettare punto per punto il regolamento, e non si fanno eccezioni. Mi occupo di tutto io, così semplifichiamo.

Mandala

Benvenuto, vieni amico, entra pure, non restare sulla soglia. Del the? No? Immagino che anche tu sarai qui per visitare il tempio.

Tutti i pellegrini giungono per quello, dopo aver attraversato i deserti, affrontato il fianco ripido della montagna e sopportato il gelo delle nevi. Non sono più numerosi come un tempo, ma ancora ne giungono, come te, dalle città dalle pianure, dove scorrono i grandi fiumi. Sei giunto nel luogo giusto, soltanto io, il Custode, conosco la via per giungere al tempio. E’ un segreto che si tramanda da generazioni, fin dai tempi antichi. Seguimi, ma fa attenzione, il sentiero non è agevole, bisogna stare attenti a dove si posano i piedi. Ma tu hai già percorso una strada lunga e difficile e sei avvezzo ai sentieri di montagna. Ecco vedi i segni lasciati dai passi dei pellegrini, sugli scalini di roccia? A migliaia hanno percorso questa stretta strada nei secoli e nei secoli. Ancora un poco e saremo giunti a destinazione, il tempio sorge proprio dietro gli ultimi alberi….vai, fa da solo gli ultimi passi e contempla la maestosità del tempio di Shamballa, il più stupendo e meraviglioso che esista sulla terra! Secondo la leggenda nella sua stessa architettura nel disegno delle sue volte è contenuto il segreto più intimo dell’insegnamento del Buddha, il cuore del Dharma condensato nel marmo e nel granito! Le pareti erano riccamente affrescate con le storie delle nascite dell’Illuminato, ma il tempo ha fatto sbiadire le pitture finché è rimasta solo la nuda roccia. E là in fondo, ove adesso cresce quell’albero secolare, stava una grande statua del Benedetto, interamente in oro, alta fin quasi al soffitto, e si dice che i suoi occhi fossero due gemme brillanti. Che fine ha fatto? Nessuno lo sa per certo, ma secondo la leggenda i gioielli che stavano nelle orbite possono dare la Visione della Verità a chi li possiede. La volta al di sopra della statua era ricoperta di oricalco ed era tanto alta che da qui non si poteva vedere nemmeno il picco più alto della montagna, e tutto il tempio splendeva sotto il sole con tale fulgore che era possibile vederne la brillantezza fin dal villaggio nella valle. Ma ora essa è crollata, così come crollate sono le pareti sotto il peso dei secoli e delle devastazioni. Le pietre che costituivano le mura nei secoli furono prese dalle genti del villaggio, che ne fecero case, recinti per il bestiame e forni per cuocere il pane. Quanto all’oro e alle pietre preziose, avranno arricchito i forzieri di qualche grande re di cui ora nemmeno si conosce più il nome; saranno stati rifusi in bracciali, ornamenti, cinture e collane che ora adornano le belle di tutto il mondo. I pavimenti dici? Un tempo erano splendidi, intarsi e mosaici di pietre dai mille colori, su di essi si scorgevano disegni così complessi che l’occhio e la mente potevano vagarvi all’infinito senza che mai scoprissero una ripetizione. Ma ora vi cresce solo l’erba verde e non un solo piccolo ciottolo è rimasto visibile all’occhio. Le fanciulle del villaggio portano ancora al collo o all’orecchio quelle pietre colorate, perché si dice combattano la malasorte.
Come dici? Si tratta di un imbroglio, una mistificazione? Saresti giunto qui per niente, dopo tante peregrinazioni, per vedere solo una vuota radura sotto il cielo di montagna? Ma non ti è stato detto che il tempio era esso stesso la sintesi dell’insegnamento del Beato? E quanto all’inganno, in verità amico mio, sei tu che ti inganni se credi che qui vi sia una radura, degli alberi, delle pietre ed un fiume. Questi, come il tempio, esistono solo nell’immaginazione. Ecco guarda meglio, più da vicino, e vedrai gli alberi sparire, e le montagne cadere come quinte di cartapesta, ed il suolo ove poggi i piedi sprofondare all’infinito, e la volta del cielo scoperchiare il nudo spazio oltre di essa. Sì, qui c’è solo spazio vuoto e senza tempo, come in ogni

dove, e la mia voce che ai viandanti che qui giungono eternamente ricorda della gloria del tempio, e della sua fine, e di come
un pezzo alla volta esso sia svanito, e di come siano svanite
le montagne, la terra ed il cielo, fino a che solo la mia voce
è rimasta, la mia voce che nulla descrive, perché invero
niente c’è, e che parla solo di se stessa
ed a se stessa, perché tu stesso
l’hai generata, e stai ora udendo
ciò che tu hai prodotto,
e non è suono,
che aria non v’è
non è parola,
non pensiero,
solo pura
risonanza
di nulla
ris
uo
n
a
r

0

r
i
to
rnare
al mondo
della forma
e con occhi aperti
vedere le cose come esse
sono, questa radura e questi alberi
all’ombra della vetta immacolata della montagna
e il vasto cielo che volge al tramonto e le prime stelle sull’orlo

dell’orizzonte, tutto questo è indicibile, ineffabile, oltre ogni parola ed oltre l’immaginazione. Ogni cosa è pacificata, quieta ed immacolata: questo ora vedo, solo sul tetto del mondo, e scorgo ovunque intorno a me la magnificenza del tempio di Shamballa, il più stupendo e maestoso, ov’è custodita la Sapienza senza limite. Più alta della volta del cielo è la sua cuspide, più profonde della solida terra sono le sue fondamenta ed oltre l’orizzonte i suoi confini, più splendide delle stelle celesti le decorazioni delle sue mura. Ecco, come i miei predecessori è mio compito custodire il segreto per la via del tempio affinché gli uomini che qui arrivano da ogni dove, dalle assolate pianure del sud e dalle città polverose possano giungervi e contemplare le sue meraviglie. Larga e agevole è la strada che scende a valle, e sicuro il mio passo sugli scalini consunti dai pellegrini, pur nell’ombra della sera conosco ogni pietra ove poso i piedi. La gente del villaggio attende come sempre lungo la via e chiede benedizioni, responsi e vaticini; le giovani mostrano al collo o all’orecchio le pietre dai mille colori. Ed ecco la mia casa di fango e paglia, ove passerò gli ultimi inverni, ecco il mio giaciglio ed il bastone nell’angolo ove lo lasciai. Le ombre sono già lunghe e sarà una notte fredda, è ora di ravvivare il focolare e di preparare il the. Qualcuno, dalla via che sale dalla valle, potrebbe arrivare.

aa, ottobre 2011