Ahi stirpi di mortali, come uguale al niente io calcolo la vostra vita! Quale uomo, quale riporta più felicità che apparire felice, e declinare non appena felice sia apparso? (Edipo re v.1186-92).

Così termina la puntata odierna de All’ombra del Partenone. Quanto conta (per noi e per tutti) la realtà che mostriamo, la nostra recita quotidiana? Vivere secondo la forma ha qualche vantaggio profondo? Oppure soddisfatta la vanità restano solo macerie?
Questo è il tema che CC sottopone alla nostra attenzione attraverso la sua ricostruzione-traduzione dell’Edipo re

Il complesso di Edipo

“Io ti dico: quest’uomo che da tempo cerchi per l’uccisione di Laio minacciando ed emettendo proclami, questo è qui. Straniero, si dice, qui emigrato, ma poi sarà chiaro che è nativo di Tebe né si rallegrerà per questa sorte: infatti cieco mentre prima vedeva, povero invece di ricco, se ne andrà in terra straniera tastando col bastone la terra davanti a sé. Sarà chiaro che è dei propri figli fratello e padre, e della donna da cui nacque figlio e sposo, e del padre consanguineo e uccisore…” (Sofocle, Edipo re, v. 449-460).

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