Dicembre 2009


Passato il clamore sulla sentenza della Corte Europea che vieta il crocefisso nelle scuole dell’Unione, pubblichiamo sull’argomento una riflessione edita, alcune settimane or sono, da padre Luciano Mazzocchi,luciano amico, fratello, cristiano. L’uso dei simboli non ricondotti alla loro essenza e funzione non è religione: in hoc signo vinces fu un grido di guerra, non di pace.

Corollario

Il Vangelo di questa domenica, Luca 23,36-43, richiama la sentenza della Corte europea che ha proibito il crocefisso nelle scuole. Subito affermo che la questione mi tocca molto poco, nel senso che tra il crocefisso sui muri delle scuole e quello della vita testimoniato dal Vangelo passa un’enorme distanza, a meno che il crocefisso sui muri della scuola abbia cambiato la direzione della vita a qualche professore o studente, per esempio abbia trasformato i sentimenti di razzismo in sentimenti di fraternità, o abbia convertito la tentazione alla droga in gioioso spirito di impegno. Il crocefisso che non cambia la vita non ha rapporto con quello del Vangelo.
Sento insulsa e disonorante la reclamata separazione nei comportamenti di una persona in privato e in pubblico,

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arbor

Ai più il nome ARBOR non dirà nulla, o quasi. Chi lavora senza clamore è poco noto. Tuttavia per la Stella del Mattino e per l’Università di Urbino l’ARBOR è un riferimento importante da molti anni. Tra le altre cose, la fondazione ARBOR in India si occupa di microcredito, di sanità, di formazione, in Italia offre a studenti universitari la possibilità di stages all’estero integrati da borse di studio. L’ARBOR ha la sua sede in Svizzera ed avendo nei suoi scopi sociali quello di favorire e incrementare gli scambi tra culture diverse, ci ha inviato un breve documento sul risultato del recente referendum che ha introdotto nella legislazione della Confederazione Elvetica il divieto alla costruzione di nuovi minareti.

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