Continuano in Tibet le autoimmolazioni. Persone -per lo più monaci e monache, ma non solo- che si danno fuoco per manifestare in modo estremo, ultimativo, tremendo, la loro protesta per il modo in cui le autorità centrali cinesi amministrano  la  loro  terra,  la loro  vita.  Ieri   Enzo   Bianchi,   priore   del

monastero di Bose, ha pubblicato su La Stampa di Torino un articolo che affronta il tema in modo diretto, colto e -imho- ben equilibrato. Subito, il giorno dopo, sono entrati in campo i panzer vaticani, il cardinal Martino e lo scrittore Messori. Che però tromboneggiano puntualizzando e ripetendo ciò che Enzo scrive, quasi a metterlo in guardia a non discostarsi dalla semplice constatazione che non si può far di ogni erba un fascio, senza mostrar di capire che cosa intendeva dire.
Riflettere, coinvolti, attenti, sulla rinuncia estrema non è “cosa” da cardinali.