Spartacus a Rosarno

Noi non viviamo a Rosarno. E proprio perché non viviamo a Rosarno siamo legittimati a parlare di Rosarno e degli schiavi di Rosarno, che lì sono tenuti in schiavitù. Siamo legittimati a parlarne perché non abbiamo l’alibi delle problematiche quotidiane, delle puzze, delle pisciate, della negritudine che disturba l’omertosa consuetudine, perché non siamo noi a usare quei neri come schiavi per il nostro tornaconto, salvo poi schifare per la merda in cui gli italiani di Rosarno, per indifferenza o complice interesse, li hanno lasciati a vivere per anni.

Siamo legittimati a parlarne perché non siamo né partecipi, né succubi, né complici, né parenti, né amici, né simpatetici con nessuna mafia e mafietta, con nessun caporale, con nessun piccolo o grande proprietario di campi o di frutteti, di alberi di arancio o mandarini, perché non abbiamo mai fatto lavorare nessuno come una bestia per pochi euro al giorno lasciando che vivesse peggio dei nostri animali, né siamo amici, parenti, conoscenti di nessuno che abbia mai fatto o lasciato che si facessero simili porcherie. E dunque per nulla ci commuove oggi la situazione dei bianchi di Rosarno, come non ha commosso loro, in soverchiante maggioranza, la condizione degli schiavi che oggi si ribellano e domani perderanno ancora e morranno per la vostra indifferente comodità. La sporcizia sta qui, non nei tuguri dei neri. Spartacus perderà, arrivano i romani, anagramma maroni, faranno piazza pulita dei neri, riporteranno l’ordine per la festa continua delle mafie che amministrano questo moribondo paese. Spartacus morirà, le croci staccate dai muri delle scuole su cui fino a ieri le avete difese come simbolo d’amore getteranno di nuovo la loro ombra oscena sulla strada per Roma. Tornerà l’ordine a Rosarno, e la merda nostrana continuerà a puzzare indisturbata nelle vostre coscienze avvelenate e nelle vostre strade ripulite.

JF