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Questa è una miniatura tratta dal Libro d’ore di Carlo VIII re di Francia (fine XV secolo). Con un gioco di parole in inglese, ci piacerebbe intitolarla “In-Carnation”.

La scena è nota, e ricorrente in tutta l’arte medievale con gli stessi elementi di base: il Calvario, dove il Cristo crocifisso è pianto dalla madre Maria e da san Giovanni, una di qua, l’altro di là. Eppure, ognuna delle migliaia di miniature su questo soggetto, realizzate lungo i secoli da uomini di spirito, contiene qualcosa di peculiare, che a volte necessita di un certo acume per essere individuato.

Il nostro caso è forse uno dei più interessanti. Chi è infatti il personaggio che piange, o si nasconde, sulla destra? Quello tutto bianco, compreso il volto?

La prima impressione, come insegna Freud, ci azzecca sempre: si tratta della Morte. È arrivata di soppiatto, inquietante, come la peste nella Maschera della morte rossa di Poe o la statua alla festa di Don Giovanni.

Secondo il filosofo Arthur Schopenhauer, l’ospite di Don Giovanni significa il Male, che si presenta inopportunamente ogni volta che un filosofo si compiace di aver dimostrato la razionalità e la divina perfezione dell’universo.

Nella nostra miniatura, però, il Male-morte sembra avere un atteggiamento non sarcastico bensì spaventato. E come potrebbe essere altrimenti, di fronte a uno che nell’oltretomba griderà: “Oh morte, io sarò la tua morte!”. Lo scontro titanico tra il Cristo sepolto e le potenze delle tenebre è stato raccontato in toni epici da poeti come Dante e dai Padri della Chiesa, in particolare Eusebio di Cesarea nella sua Dimostrazione del Vangelo.

Così, nel Libro d’ore di Carlo VIII il Male-morte si presenta sulla scena occupata da san Giovanni. Il quarto evangelista ha un rapporto complesso con il nuovo arrivato. Giovanni infatti definisce “gloria” la morte ignominiosa del Figlio di Dio; è lui a raccogliere dal Maestro la rivelazione su chi sarà a consegnarlo al patibolo; sarà lui a correre per primo al sepolcro, e ad avere fede nella vittoria del Cristo.

In Giovanni, tuttavia, la meditazione teologica sulla morte non implica un freddo distacco, ma si accompagna a un sincero orrore, se è vero ciò che Gesù stesso racconta nelle visioni di santa Margherita da Cortona: che il discepolo sotto la croce dubitava, anche se ciò non fu riportato nei Vangeli per non scandalizzare i lettori. E certo la miniatura rafforza tale ipotesi.

Infine, Giovanni fu testimone oculare della risurrezione di Cristo proprio perché, arrivato al sepolcro, vide… nulla. Lo riassume con grazia Bruno Forte nel libretto Esercizi spirituali per tutti (ed. San Paolo, 2005). “La sua fede sa cogliere l’invisibile agli occhi, sa leggere l’assenza del corpo dell’Amato come un linguaggio più eloquente di ogni presenza. Proprio così il Discepolo amato sarà il testimone oculare…”.

L’amore, simboleggiato dall’apostolo, “non è cattura né possesso, ma continuo desiderio, sete incessante, ricerca mai spenta del Volto nascosto”.

Forse per questo, forse perché la vittoria di Gesù è così nascosta, la Morte si ritira sconfitta.

d.r.