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Nelle sue Confessioni, sant’Agostino ci ha regalato due brani altissimi: quello della morte di sua madre Monica (deogratias!) e quello in cui scrive: “Non esistono il presente, il passato e il futuro, ma solo il presente del presente, il presente del passato e il presente del futuro”. Ed è sempre il vescovo di Ippona ad affermare che il racconto della Genesi, con la creazione del mondo in sei giorni, va interpretato allegoricamente. Non va certo preso alla lettera, perché l’universo è nato totum simul, tutto in simultanea. Ma quando è nato? Perché a quel punto, e non prima? Questa è una domanda oziosa, ci mette in guardia Agostino, perché il tempo si dà con il mondo, non al di fuori o prima di esso. Il “prima”, semplicemente, non esiste.

Ce ne sarebbe abbastanza per tentare un parallelo con la teoria della relatività, ma sarebbe ancora troppo poco. Quella frase delle Confessioni rivela che, in effetti, il tempo non è altro che una categoria mentale, un nostro modo di strutturare la realtà. Noi percepiamo delle cose, ne ricordiamo altre, ne desideriamo altre ancora, ma tutto ciò avviene nel presente, ed esclusivamente nel presente. Definiamo “passato” ciò che dentro la nostra testa, in questo istante, l’unico istante che esiste, è contenuto dentro il cassetto MEMORIA; mentre chiamiamo “futuro” ciò che si trova nel cassetto psicologico ATTESA. A volte succedono dei travasi di dati, e la gente ricorda il futuro.

Ed eccoci a te, divino Chesley Bonestell, autore dell’illustrazione riprodotta in questa pagina! Questo e altri capolavori di Bonestell sono raccolti nel volume Il mondo in cui viviamo, pubblicato da Mondadori nel 1956 con una serie di fascicoli allegati al settimanale Epoca. Esattamente mezzo secolo fa, nel cassetto MEMORIA.

Senza avere a disposizione la RV, la IA, i rendering, le texture, questo distinto signore (non riusciamo a immaginarlo che così) realizza a mano grandi illustrazioni in cui ricostruisce l’aspetto della Terra e dell’Universo miliardi di anni fa, o a miliardi di anni luce di distanza. Con la precisione di uno scan 3-D, le atmosfere sospese della pittura metafisica di De Chirico, i colori e le forme evocative del simbolismo di Moreau e Redon.

Grazie alla sua arte, ci sentiamo trasportati sul palcoscenico surreale delle origini, quando nulla di ciò che conosciamo ancora era emerso alla luce…

… No, non funziona così. Mentre contemplo “I continenti si raffreddano” di Bonestell, ho simultaneamente sotto gli occhi lo schermo del computer, e intorno ad esso la scrivania, e dalla strada di sotto provengono i ruggiti attutiti delle automobili, e dentro di me so che in questo momento sono in corso delle guerre, così come so che alcuni scrittori di fantascienza ipotizzano una futura vita dell’umanità sulle astronavi.

Tutto ciò, insieme, costituisce la sensazione particolarissima che accompagna la visione di quest’opera. Tutto esiste nel presente: Bonestell, la nascita della Terra, la penna USB, le calle nell’atrio, le armature medievali, i film in programmazione il prossimo mese.

Tutto è collegato a tutto.

Ma non tutto allo stesso livello. La pietra alla base della piramide è sì in connessione con il vertice della piramide, ma meno di quanto lo sia una pietra appena sotto il vertice. Ora, tutto il problema consiste nello stabilire che cosa nel totum simul stia al vertice, che cosa un po’ più sotto, che cosa in fondo. E a deciderlo non possono essere le singole pietre, altrettanto collocabili in cima alla piramide o alla base. Chi mette questa qui e l’altra lì? Chi trasforma un accumulo scomposto in un soggetto definito?

La luna, da te così soavemente raffigurata, Bonestell.

Una luna che fosse piena nella nostra notte, e pur non fosse veduta, la quale faccia uscir l’uomo dal suo fatale aggrovigliamento vegetativo, risvegliandone, nel suo torpor di pianta, la volontà.

d.r.